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Lido Adriano è una frazione del comune di Ravenna, situata a circa 9 km dalla città e affacciata direttamente sul Mare Adriatico, parte dei Lidi Sud insieme alle frazioni di Marina di Ravenna, Punta Marina, Lido di Dante, Lido di Classe e Lido di Savio. I suoi abitanti sono circa 7 000, tuttavia si stima che durante il periodo estivo raggiungano le 40 000 unità, facendone uno dei lidi balneari ravennati più frequentati, superando addirittura la celebre Marina di Ravenna in quanto a presenze[senza fonte].

Lido Adriano
frazione
Lido Adriano – Veduta
Lido Adriano – Veduta
Localizzazione
Stato Italia
Regione Emilia-Romagna
Provincia Ravenna
Comune Ravenna
Territorio
Coordinate44°24′49.68″N 12°18′29.88″E
Abitanti7 000 (2015)
Altre informazioni
Prefisso0544
Fuso orarioUTC+1
TargaRA
Cartografia
Lido Adriano

Origine del nome


Il mare di Lido Adriano guardando verso Lido di Dante.
Il mare di Lido Adriano guardando verso Lido di Dante.

Il nome della località è tratto dalle opere di Dante, nelle quali si usa il termine adriano con il significato di adriatico; questo sia nel Convivio, sia, in particolare, in un noto passo della Divina Commedia (Paradiso, canto XXI, v. 123): «Nostra Donna in sul lito adriano»[1].


Storia


Tra tutti i Lidi Sud, Lido Adriano è stato l'ultimo ad essere costruito. Il centro abitato fu realizzato partendo da zero. Fino alla metà del XX secolo il territorio alle spalle di Lido Adriano era coltivato a cereali; si estendevano anche vaste risaie[2]. I terreni erano di proprietà della Federazione ravennate delle cooperative[3].

Nel secondo dopoguerra Augusto Chiericati, imprenditore di antica famiglia vicentina, decide di comprare, a sud di Punta Marina, 332 ettari. Vede nella zona un luogo dove realizzare una località turistica. È del 1961 l'accordo con la Federazione collettivistica. Nel 1962 viene presentato in Comune il Piano regolatore generale (PRG), firmato dall'architetto Ludovico Quaroni. Prevedendo un uso intensivo ai fini turistici della costa, identifica nella fascia litoranea 20 milioni di metri cubi edificabili in 1440 ettari. Chiericati attende fino al 1964 l'approvazione del PRG poi firma il contratto di vendita di circa 332 ettari di litorale di proprietà della Federazione delle cooperative[3]. La data di approvazione del PRG in Consiglio comunale, il 19 giugno 1964[4] è la data ufficiale della nascita di Lido Adriano.

Le opere edili e infrastrutturali sono state realizzate dalla Cmc, compresa la costruzione del grattacielo (nome ufficiale: "Residence Adriatico")[5]. La figlia di Chiericati, Anna, ha seguito l'avanzamento dei lavori[6].

Gli anni ottanta vedono il sopraggiungere di nuove esigenze abitative. Aumenta in modo considerevole e inaspettato la popolazione residente, composta da immigrati, sia italiani che stranieri. Lido Adriano, da località turistica, diventa così un luogo di residenza permanente. Si impone la costruzione di nuove opere pubbliche: alla fine degli anni ottanta vengono aperte: una scuola materna, un centro sportivo e una chiesa. I primi servizi sociali risalgono al 1993. Successivamente aprono l'ufficio postale e la prima scuola elementare (1994), seguiti dall'ambulatorio pediatrico. Nel 1998 viene inaugurata la caserma dei Carabinieri; l'anno seguente è la volta di un centro polivalente per l'aggregazione e la formazione. Poco dopo il Duemila la popolazione di Lido Adriano supera i 6000 abitanti con tendenza all'incremento; le nazionalità segnalate sono una sessantina[3].


Note


  1. Baldassarre Lombardi, La Divina Commedia di Dante Alighieri, ecc., 1791, p. 99. Si veda :
  2. L'ultimo anno in cui si effettuò la raccolta del riso nel Ravennate fu il 1960.
  3. Saturno Carnoli (a cura di), L’Ala di Berardi. Storia di un grattacielo mai costruito a Lido Adriano, Ravenna, Edizioni del Girasole, 2019.
  4. Carlo Raggi, «il Resto del Carlino», edizione Ravenna, 28 dicembre 2019, p. 9.
  5. Il primo mezzo secolo di Lido Adriano, su romagnanoi.it. URL consultato il 7 ottobre 2020.
  6. Annamaria Corrado, Marina e le sue sorelle, da borghi a mete turistiche, in il Resto del Carlino, 29 settembre 2020.

Bibliografia



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