Una delle interruzioni del Terrazzo Novara-Vespolate: la valle del Ri
Il terreno è costituito da depositi alluvionali ghiaiosi e ghiaioso-sabbiosi, in associazione a materiale limoso e argilloso[5]. Il territorio ha una morfologia mista.
La sezione settentrionale-occidentale fa parte di un terrazzo alluvionale fluvioglaciale ghiaioso, il Terrazzo Novara-Vespolate. È tendenzialmente pianeggiante, principalmente a seguito degli interventi umani che hanno spianato il terreno a fini agricoli, e degrada dolcemente verso sud. Le uniche interruzioni corrispondono agli alvei degli antichi scaricatori glaciali, oggi identificabili con i percorsi dei torrenti Arbogna e Rì. I lembi del terrazzo risultano contigui nel comune di Garbagna, mentre sono ancora collegati nel territorio comunale di Novara, che ne costituisce il limite settentrionale. Alcuni lembi isolati si rilevano in corrispondenza del centro abitato, ma il dislivello rispetto alla pianura circostante è stato pressoché annullato dagli interventi di urbanizzazione.
La restante parte del territorio è pianeggiante.[6]
Risorse idriche
Corsi d'acqua principali
Nella parte occidentale del comune scorrono il torrente Arbogna, il Cavo della Mensa Vescovile di Novara e il torrente Rì, oltre diversi corsi d'acqua minori.[7]
Il torrente Arbogna ha origine in Novara e raccoglie le acque piovane e di scarico delle aree urbane della parte meridionale del comunale di Novara, convogliando in aggiunta le acque agricole di colatura e il flusso dei fontanili. Ha un marcato carattere torrentizio, con portate estremamente variabili: le piene possono essere improvvise, in quanto legate alle precipitazioni.
Il torrente raggiunge il territorio comunale da nord-ovest, scorrendo tra i lembi del Terrazzo Novara-Vespolate. Il corso è tendenzialmente rettilineo. Nel tratto a monte della Strada della Brusatina l'andamento è nord-ovest/sud-est, mentre a valle vira in direzione nord-sud. È contenuto solo marginalmente da argini in terra, ad esclusione dell'ultimo tratto in corrispondenza del depuratore, dove l'arginatura è più consistente.[7]
Nella zona di "vallata" dell'Arbogna scorre anche il Cavo della Mensa Vescovile, derivato dal torrente Arbogna ancora nel territorio comunale di Novara, poco a monte del confine con Garbagna. Il torrente Arbogna, poco a valle di Cascina Mariina, sottopassa il Cavo della Mensa tramite un sifone, dopodiché i due corsi d'acqua scorrono paralleli e accostati fino a Cascina Brusatina. Il Cavo della Mensa Vescovile raggiunge infine Garbagna, sottopassa la SS 211 ed è tombinato in alcuni tratti in corrispondenza delle aree urbane. Dalle evidenze morfologiche, è probabile si tratti di un antico percorso dell'Arbogna stesso, successivamente abbandonato.[7]
L'altro corso d'acqua del territorio occidentale è il torrente Rì, che ha origine nella parte meridionale del comune di Novara. È utilizzato principalmente per l'irrigazione e come convettore delle acque piovane. Anche il Rì rappresenterebbe un'antica linea di drenaggio, che con l'alternarsi di attività erosiva ed alluvionale ha plasmato l'aspetto del territorio.[7]
Al limite orientale del comune scorre il Rio Senella, ramo del torrente Terdoppio lomellino che ha origine poco a monte nel territorio di Sozzago. Il Terdoppio originariamente si sviluppava dalle alture moreniche di Divignano - Bogogno sino allo sbocco nell'Agogna. Una traversa costruita presso Cerano verso l'anno 1000, per alimentare le attività agricole ed artigianali presenti nella cittadina, portò nel tempo alla deviazione del corso. La zona dell'alveo originario presenta ad oggi numerose risorgive, quasi a sottolinearne l'antico tracciato. Tali risorgive convogliano in due rami principali, il Rio Senella ed il Rio Refreddo, che poco a valle (nei pressi di Cassolnovo, frazione Villanova) ricostituiscono il torrente Terdoppio, che prende il nome di Terdoppio lomellino.[7]
Nella parte orientale del comune transita infine un'importante arteria dell'irrigazione: il canale Quintino Sella. Realizzato nel 1870, ha origine dal Canale Cavour a nord di Novara e convoglia le acque verso sud ed est, fornendole ai comuni di Garbagna, Terdobbiate e Tornaco. All'altezza di Cilavegna si biforca poi in due subdiramatori. Con una portata stimata di circa 12 mc/s, in zona rappresenta l'arteria principale per l'irrigazione, distribuendo l'acqua ai canali e collettori di ordine inferiore.[7]
Corsi d'acqua secondari
Il territorio è percorso da una fitta rete di cavetti e fossi, generalmente artificiali, che consentono la pratica di irrigazione agricola per sommersione. Soprattutto la parte orientale del comune ne è caratterizzata, distinguendosi marcatamente, da un punto di vista idrografico, dalla parte occidentale. Il sopra menzionato Canale Quintino Sella e i numerosi fontanili alimentano la gran parte di questa rete di canali e fossi artificiali.[7]
Tra i canali artificiali di una certa rilevanza occorre menzionare il Cavo dell'Ospedale, del quale è presente un vecchio alveo abbandonato da tempo. Scorre nel tratto a valle della ferrovia, parallelamente alla strada per Terdobbiate, poi parallelamente alla SS 211 sino al sovrappasso con il torrente Arbogna, a valle del quale l'alveo è stato eliminato.[7]
Un altro canale irriguo è il Cavo del Comune di Vespolate, nel settore orientale dell'abitato. Sottopassa la strada per Terdobbiate poco a ovest della stazione ferroviaria e scorre in direzione di Nibbiola, proseguendo successivamente a lato della SS 211 e piegando verso est lungo il confine meridionale del comune.[7]
Tra i canali sfruttati per l'irrigazione si ricordano ancora la Roggia Molinara ed il Cavo di Moncucco.[7]
Fontanili
Fontana Roggiola, testata orientale
La parte orientale del comune presenta numerosi fontanili (o risorgive), una peculiarità della pianura novarese. Nel territorio di Garbagna il fenomeno è originato da tagli artificiali del suolo, profondi a tal punto da raggiungere la falda freatica sottostante (prossima comunque al piano livello del suolo) e al suo successivo convogliamento in canali opportunamente predisposti. L'osservazione dei fontanili ha consentito di stimare la profondità della falda a 2-2,5 metri.[7]
Procedendo da ovest verso est i fontanili sono[7]:
fontanino del Borghetto: si origina poco a nord dell'abitato, è caratterizzata da una testata unica e dalla tipica forma "a goccia"; è tombinata per quasi tutto il corso, lungo via Colombo, da via IV Novembre alla strada per Terdobbiate, ad esclusione del primo tratto; la tombinatura si è resa necessaria per rendere la zona edificabile;
fontana dell'Ospedale;
fontana Roggiola: si origina poco a ovest del Canale Quintino Sella ed è a due testate;
fontana Gambalotta;
fontana San Martino.
Origini del nome
È nominata per la prima volta in diversi documenti risalenti tra l'anno 840 e l'anno 1150, come Carpania. Per i fenomeni linguistici della lenizione[8] e dell'anafonesi di primo tipo[9], dal 1150 iniziano ad essere utilizzate anche le denominazioni Garbania e Garbagna, mentre dal 1367 solamente quest'ultima rimane[10][11]. Il 31 maggio 1863 cambia ufficialmente denominazione da Garbagna a Garbagna Novarese[12], per distinguerla dalla corregionale Garbagna d'Alessandria. Curiosamente, in alcuni documenti ufficiali è ripetutamente chiamata Garbagno[13][14].
Riguardo all'origine del nome, si ritiene che Carpania significhi bosco di càrpani (o càrpini), piante della famiglia delle betulle che prediligono i terreni asciutti: nella moltitudine di boschi della zona alla fine del primo millennio, quel bosco doveva avere una posizione estremamente interessante, al punto di meritare una denominazione specifica[10].
Pur non riferendosi direttamente al paese di Garbagna, un'origine alternativa è proposta da alcuni studi linguistici, che hanno evidenziato come la radice indoeuropea *(s)kerb(h)- ("intrecciare") abbia generato molte parole delle lingue europee attuali. In particolare, passando per la base preromana *garb-, si è ottenuta la parola francoprovenzalegarbagna ("cesta")[15][16].
Altre interpretazioni lo vogliono derivante dal basso latino garbus ("cespuglio"), col significato quindi di "luogo selvaggio e boschivo"[17].
Storia
Cartolina d'epoca, con vista del paese dalla torre
La storia di Garbagna segue di pari passo la storia della vicina Novara.
Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Garbagna Novarese.
Simboli
Lo stemma e il gonfalone del comune di Garbagna Novarese sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 18 giugno 1949.[18]
Stemma
«D'argento, al leone rampante di rosso. Ornamenti esteriori da Comune.»
«Drappo d'azzurro riccamente ornato di ricami d'argento e caricato dello stemma sopradescritto con l'iscrizione centrata in argento: "Comune di Garbagna Novarese". L'asta verticale sarà ricoperta di velluto azzurro con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Comune sul gambo inciso il nome. Cravatta e tricolori dai colori nazionali frangiati d'argento.»
Monumento agli Alpini e ai caduti, sulla via principale
Chiesa di San Michele Arcangelo: chiesa parrocchiale del paese, il cui oratorio originale fu eretto dai Longobardi[20], sostituito alla fine del XVI secolo con l'edificio attuale[21][20], a sua volta restaurato nel XVII secolo[22][23]; nei primi anni del XIX secolo furono aggiunte le navate laterali[24];
Monumento agli Alpini e ai caduti: voluto dal Gruppo Alpini di Garbagna ed inaugurato il 10 novembre 2001[25];
Oratorio di Santa Maria (Madonna di Campagna): piccolo edificio risalente alla fine dell'XI secolo, con interventi del XII secolo; all'interno sono conservati tredici affreschi risalenti al XV secolo, diversi dei quali opera della bottega dei Cagnola[26];
Palazzo Caroelli: residenza di campagna dei conti Caroelli, feudatari del paese, risalente al XVII o al XVIII secolo; ad oggi versa in avanzato stato di degrado[27];
Valle del Ri: piccola valle all'interno del terrazzo fluvio-glaciale Novara-Vespolate, ad ovest dell'abitato, ove scorre il torrente Ri[6].
Il comune di Garbagna Novarese ha visto negli ultimi anni la più consistente espansione demografica relativa di tutto il Piemonte, ritornando ai livelli di un secolo fa; la popolazione è infatti passata da 964 abitanti del 2001 ai 1326 del 2009. In particolare tra il 2007 ed il 2008 si evidenzia una crescita di 176 abitanti, corrispondente a +15,6%.[35] Questo ha comportato anche un notevole sviluppo edilizio con la costruzione di numerose abitazioni, sorte principalmente nella zona est dell'abitato.
Cultura
Al secondo piano del municipio è presente la biblioteca civica[36], e al piano rialzato, accedendo dall'entrata a nord, si trova la scuola primaria pubblica[37].
Geografia antropica
Le cascine
Come tutta la Bassa Novarese, anche il territorio di Garbagna è disseminato di cascine[38], centri nevralgici di tutta l'attività rurale[39].
Cascina BrusattinaPianta della cascina Brusattina (aprile 2003)
Il complesso si articola attorno ad un cortile.
Il corpo a nord-ovest è da sempre adibito a fienile, mentre la parte nord-orientale è adibita ad uso civile ed è disposta su tre piani. L'edificio è stato sopraelevato di un piano negli anni '40 del Novecento. Il corpo a sud, anch'esso a tre piani, è adibito ad uso civile solo al piano terra. Ad ovest è situato un piccolo edificio adibito a stalla. Altri due edifici prefabbricati per il ricovero degli attrezzi e del materiale agricolo sono ad est e all'esterno della corte principale, costruiti di recente.
L'edificio è attualmente utilizzato per fini residenziali ed agricoli. Lo stato della struttura è discreto per gli edifici residenziali, mentre le restanti parti sono decisamente peggio conservate[47].
È una delle tappe dell'itinerario Cascina Baraggiolo, parte del tema Vie Verdi del Riso[48].
Buzzoletto Vecchio
Cascina Buzzoletto VecchioPianta della cascina Buzzoletto Vecchio (aprile 2003)
La cascina si raggiunge percorrendo la strada che collega Olengo a Terdobbiate.
La struttura è composta da diversi edifici di epoche differenti e le sue origini sono sicuramente antiche. A riprova di questa tesi, è presente all'interno dell'oratorio di Santa Maria un affresco raffigurante la Madonna in trono con Bambino e committente presentato da San Francesco. Un'iscrizione in latino inserita in una pergamena cita che Bernardino, figlio del fu Zaneto dei Rognoni di Taleggio, abitante a Buzzoleto, fece fare quest'opera ad onore della Vergine Maria e di San Francesco. E Tommaso Cagnoli abitante a Novara la dipinse. L'affresco è datato: 27 aprile 1481.
Nel XVII secolo era un comune autonomo, facente capo a Vespolate. Attorno al 1723, con la riorganizzazione amministrativa conseguente il catasto teresiano, la comunità della vicina cascina Calzavacca non fu ritenuta sufficiente a mantenere lo status di comune e fu aggregata a Buzzoletto Vecchio[49]. Nel XVIII secolo divenne frazione di Garbagna[50]. Nel 1767 e nel 1778 è riportato appartenere alla famiglia Caroelli[51]. Intorno alla metà del XIX secolo Buzzoletto con Calzavacca (la cascina adiacente, aggregata alla prima nel 1775[50]) contavano ben 220 residenti, ora circa una decina. Il complesso venne suddiviso in due parti da un muro intorno agli anni '30 del Novecento, intaccando anche la facciata dell'oratorio di epoca barocca della Presentazione di Maria Vergine al Tempio, al cui interno sono conservati i due stemmi degli antichi proprietari: Cacciapiatti e Tornielli. Nel 1971 gli abitanti ammontavano a 40[52][53].
Parte degli edifici residenziali è ad oggi disabitata e alcune stalle non sono più utilizzate. Sono presenti inoltre diversi casseri per il ricovero dei macchinari agricoli e alcuni silos, di cui uno antico.[54]
Grafie alternative del nome sono Buzzoleto, Bussoletto e Bussoleto[55][56][57].
Cascinetta
Cascina CascinettaPianta della cascina Cascinetta (aprile 2003)
Si ritiene che la cascina sia stata edificata nel XV secolo, la sua esistenza è comunque confermata dal catasto teresiano (1723-1726). Il fabbricato attuale presenta strutture risalenti ai secoli XVIII, XIX e XX[47].
È una cascina con corte cintata e gli edifici sono separati gli uni dagli altri[47].
A sud si trovano i locali per le mondine, realizzati negli anni '30, e un gruppo di edifici comprendenti mulino e depositi. A est si trova una piccola stalla con rimessa, di fronte alla quale è l'edificio che ospitava i lavoranti, su due piani e con i balconi ancora in legno, in stato ormai di avanzato degrado. Nelle vicinanze è la porcilaia con il pollaio. A nord della corte vi è ora solo un pozzo con abbeveratoio, poiché nel recente passato alcune costruzioni sono state abbattute[47].
L'edificio è attualmente utilizzato per fini residenziali ed agricoli. La struttura risulta nel complesso in buono stato[47].
Cascina MarijnaPianta della cascina Marijna (aprile 2003)
Un primo accenno alla tenuta è contenuto nel catasto di Carlo V, nel documento relativo ai beni ecclesiastici datato 1588: un terreno di Olengo, appartenente alla chiesa di San Pietro di Novara, risultava amministrato da un non meglio specificato prete della Marijna[59]. In una grida dell'11 gennaio 1696, al tempo della dominazione spagnola del Ducato di Milano, la tenuta è esplicitamente dichiarata esser parte del Territorio di Garbagna e confermata appartenere a Donna Clara Conti Caxa ed al figlio Marchese Don Sebastiano Caxa[60]. In un editto di Carlo Emanuele III di Savoia datato 11 marzo 1739 risulta appartenere al marchese Giuseppe Caccia[61]. Si ipotizza che l'edificio sia stato costruito nel XVIII secolo, stando ad un'iscrizione presente nella parte più antica, riportante la data 1779. Al 1783 risale l'oratorio dedicato a San Giacomo Minore Apostolo e San Carlo, che Ernesto Colli descrive in buona forma e ben provvisto di suppellettili[62].
Il blocco principale si sviluppa attorno ad un cortile rettangolare. Il corpo ad est, di due piani, è adibito ad uso civile ed è affiancato da un oratorio. I corpi ad ovest e a sud sono fungono da magazzino, ma risultano ad ora poco utilizzati. Il corpo a nord è parzialmente utilizzato come cantina e contiene un vecchio mulino in legno. Sempre a nord, ma esternamente, una grande tettoia con copertura in coppi funge da ricovero per attrezzi e macchinari agricoli.
Un altro edificio posto di fronte all'edificio residenziale è adibito a magazzino.
Gli edifici più antichi risultano trascurati, mentre gli edifici residenziali sono in discreto stato. L'oratorio interno invece risulta curato ed in buone condizioni[47].
Diverse grafie del nome sono Mariina[62] e Marina[61].
È una delle tappe dell'itinerario Cascina Baraggiolo, parte del tema Vie Verdi del Riso[48].
Moncucco
Cascina MoncuccoPianta della cascina Moncucco (aprile 2003)
Durante la dominazione milanese, il 15 aprile 1483 Moncucco fu venduto ed infeudato da Gian Galeazzo Sforza al suo segretario Luigi Terzago[63]. Dal contratto di vendita si evince che sin da allora Moncucco era tra le ville forzate a pagare un dazio sul pane, sulle carni, sul vino e sul foraggio. Nel 1592, alla morte del proprietario Amico Canobio, la tenuta aveva un'estensione di 700 pertiche, devolute da disposizione testamentaria al Monte di Pietà di Novara, fondato dallo stesso Canobio[29]. Nel XVII secolo era un comune autonomo[50], che il 23 febbraio 1691 Pietro Antonio Manzoni, bisnonno di Alessandro, acquistò come feudo (creato in quell'occasione), assicurando il titolo nobiliare alla propria famiglia[64]. Attorno al 1723, con la riorganizzazione amministrativa conseguente il catasto teresiano, la sua comunità non fu ritenuta sufficiente a mantenere lo status di comune (al pari di altre 18 comunità del Basso Novarese) e divenne frazione di Garbagna[50][49]. Nel 1753 il feudo passò al figlio Alessandro Valeriano e nel 1773 al secondogenito di quest'ultimo, Pietro (padre presunto del celebre Alessandro)[65]. Nel 1800 la tenuta aveva più che raddoppiato l'estensione lasciata dal Canobio, raggiungendo le 1534 pertiche e sappiamo che a quel tempo il diritto di sfruttamento era assegnato mediante incanto; nello specifico, nel 1833 assegnataria era la nobildonna Francesca Morbio (vedova Bollini ed ultima rappresentante del ramo primogenito della famiglia Morbio[66]), che possedeva alcune proprietà confinanti e a sua volta appaltò edifici e terreni di Moncucco mediante una procedura di subasta, ufficializzata con pubblicazione sulla Gazzetta Piemontese[67][68]. La pubblicazione del suddetto incanto non ne specificò la durata, tuttavia il dettaglio è reperibile nelle pubblicazioni di incanti successivi: dodici anni nel 1888 e nove nel 1936[69][70]. Grazie all'amministrazione del Monte di Pietà, in seguito furono aggregate altre terre, incluse cascine di Olengo e della Bicocca, giungendo nel 1870 alle 3200 pertiche riscontrate dal Lino Cassani ancora nel 1948[29][71]. Nella prima metà del Novecento Moncucco fu affittato ai Brustia, rinomata famiglia di agricoltori novaresi, la cui gestione portò a notevoli progressi riconosciuti dalla vittoria di diversi premi. Verso la metà del Novecento la gestione passò alla famiglia Tosi[72][73].
Relativamente agli abitanti, sappiamo che nel 1764 ammontavano ad 83[74], nel 1822 a 60[31] e nel 1971 a 46[52].
Il complesso si articola attorno a due cortili su cui si affacciano sia gli edifici residenziali che quelli ad uso agricolo. Il cortile principale è delimitato a nord da un fabbricato adibito al ricovero di materiale agricolo, ad est e a sud da due edifici ad uso magazzino/fienile. Un altro cortile, più piccolo, dove si ritiene esservi stata in passato l'antica entrata alla villa, è posto ad ovest rispetto a quello principale. È delimitato ad ovest dalla vecchia abitazione a tre piani, a nord da un edificio a due ordini avente al secondo un loggiato e ad est dall'attuale abitazione.
Lo stato delle strutture residenziali ed agricole risulta in discreta, mentre la parte più antica dell'edificio stata abbandonata, sebbene risulti sufficientemente curata[47].
Si ha testimonianza della presenza in passato di un oratorio dedicato a Santa Maria della Vittoria, non più usato almeno dal 1794 ed ora distrutto[62].
Grafie alternative del nome sono Moncuco e Montecucco[75][76].
Borghetto
Cascina Borghetto
È situata sulla strada che dal paese porta alla fermata ferroviaria[46]. Fu parte di una tenuta di oltre mille pertiche (quasi 70 ettari), appartenuta un tempo all'Ospedale Maggiore di Novara, che dovette vendere in seguito alle guerre napoleoniche.
Nel XIX secolo vi era affittuaria la famiglia Cassani e Lino Cassani, coautore della monografia su Garbagna, vi trascorse l'infanzia[77]. Il Cassani racconta che durante la sua dimora erano ancora visibili pregevoli dipinti settecenteschi, di probabile scuola valsesiana, vicino ad una finestra rivolta alla chiesa parrocchiale[78].
Negli anni '70 la proprietaria Carmen Magni, figlia del podestà del paese Francesco Magni, donò al comune parte della tenuta per la costruzione di un centro sportivo: un'area di 13000 m2 su cui sorse il Centro sportivo Mario Costadone all'inizio degli anni '80[79].
Ad oggi (2021) il corpo principale della cascina antica è andato distrutto[80], rimane solo una parte diroccata e abbandonata, la cui stalla presenta colonne considerate di rilevante valore storico[39]. Più volte si è cercato di avviare programmi di recupero, programmi che sono stati proposti anche durante le campagne elettorali per le elezioni comunali[81][82].
Infrastrutture e trasporti
Il comune e il paese sono attraversati longitudinalmente dalla strada provinciale 211 della Lomellina (SP 211), che conduce a Novara verso nord e a Mortara in direzione sud[83]. Le restanti strade sono la provinciale 76 per Terdobbiate e la provinciale 98 che collega Garbagna a Olengo e Terdobbiate[84].
Ad est dell'abitato è posta la stazione ferroviaria, connessa alla linea Novara-Alessandria[85].
Sulla via principale del paese, di fronte al municipio, è disponibile la fermata dell'autolinea Novara-Cilavegna[83].
Amministrazione
Il palazzo del municipio
I periodi delle amministrazioni precedenti il 1932 non sono riportati in modo sistematico dalle fonti consultate, segue la lista degli anni per cui il dato è disponibile.
Il Centro sportivo Mario Costadone è stato costruito agli inizi degli anni '80, intitolato alla memoria del sindaco Mario Costadone, che in prima persona avviò l'opera[135].
Il centro è dotato di:
campi da tennis illuminati, con relativi spogliatoi e servizi;
area verde con panchine e giochi per bambini (tra cui una teleferica, dal 2015[136]);
campo da calcio a 11 illuminato, con relativi spogliatoi;
campetto esterno di pubblico utilizzo.
Note
Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2021 (dato provvisorio).
Romano Antonio, Capitolo VI - Fenomeni fonetici e processi evolutivi più comuni (PDF), in Inventarî sonori delle lingue: elementi descrittivi di sistemi e processi di variazione segmentali e sovrasegmentali, Alessandria, Dell'Orso, 2008, pp.101, ISBN978-88-6274-062-3. URL consultato il 21 luglio 2021. Ospitato su Laboratorio di Fonetica Sperimentale 'Arturo Genre' dell'Università di Torino.
Le chiese di Garbagna, su novartestoria.wordpress.com. URL consultato il 10 dicembre 2020.
Cassani e Colli,La chiesa parrocchiale attraverso i secoli, pp. 93-94.
Cassani e Colli,La chiesa parrocchiale attraverso i secoli, p. 96.
Chi siamo, su Gruppo Alpini di Garbagna Novarese. URL consultato il 21 settembre 2021.
Franca Franzosi, L'oratorio di Santa Maria de Agris a Garbagna Novarese, in Gian Piero Colombo (a cura di), Segni e tracce di architettura romanica nel Novarese. Rilievi e immagini, I segni, Novara, Interlinea, 2001, p.177, ISBN8882123197. URL consultato il 3 agosto 2021.
Bollettino delle leggi del Regno d'Italia, Parte prima - Dal 1 Gennaio al 30 Giugno 1805, Milano, Regia Stamperia Veladini, 1805, p.161. URL consultato il 18 agosto 2021. Ospitato su Google Libri.
Guglielmo Stefani (a cura di), Dizionario corografico degli stati sardi di terraferma, in Dizionario corografico-universale dell'Italia, Volume secondo - Parte prima, Milano, Stabilimento di Civelli Giuseppe e C., 1854, p.337. URL consultato il 12 agosto 2021. Ospitato su Google Libri.
Amato Amati (a cura di), Dizionario corografico dell'Italia, col concorso dei sindaci, delle rappresentanze provinciali e di insigni geografi e storici, Volume 5 - ME-PE, Milano, Francesco Vallardi, tipografo-editore, 1868, p.239. URL consultato il 27 agosto 2021. Ospitato su Google Libri.
Amato Amati (a cura di), Dizionario corografico dell'Italia, col concorso dei sindaci, delle rappresentanze provinciali e di insigni geografi e storici, Volume 1 - A-B, Milano, Francesco Vallardi, tipografo-editore, 1868, p.1062. URL consultato il 27 agosto 2021. Ospitato su Google Libri.
Amato Amati (a cura di), Dizionario corografico dell'Italia, col concorso dei sindaci, delle rappresentanze provinciali e di insigni geografi e storici, Volume 1 - A-B, Milano, Francesco Vallardi, tipografo-editore, 1868, p.1120. URL consultato il 27 agosto 2021. Ospitato su Google Libri.
Amato Amati (a cura di), Dizionario corografico dell'Italia, col concorso dei sindaci, delle rappresentanze provinciali e di insigni geografi e storici, Volume 4 - GA-MA, Milano, Francesco Vallardi, tipografo-editore, 1878, p.923. URL consultato il 27 agosto 2021. Ospitato su Google Libri.
Amato Amati (a cura di), Dizionario corografico dell'Italia, col concorso dei sindaci, delle rappresentanze provinciali e di insigni geografi e storici, Volume 2 - C-CI, Milano, Francesco Vallardi, tipografo-editore, 1868, p.175. URL consultato il 27 agosto 2021. Ospitato su Google Libri.
Giampietro Morreale, I mondi divisi di Città e Contado: ceti sociali e giochi economici nel territorio tra Rinascimento ed Illuminismo, in Sergio Monferrini (a cura di), L'età moderna (secoli XV-XVIII), Una terra tra due fiumi, la provincia di Novara nella storia, Novara, Provincia di Novara, 2003, pp.57,58,61,73.
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Felice Amato Duboin (a cura di), Titolo IX - De' furti e latrocinii, e delle truffe, in Raccolta per ordine di materie delle leggi, provvidenze, editti, manifesti, ecc., Tomo sesto - Volume ottavo, Torino, Vittorio Picco, 1830, p.110. URL consultato il 2 ottobre 2021. Ospitato su Google Libri.
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Giuseppe Trezzi, Annunzii giudiziarii - Nota per subasta, in Supplimento alla Gazzetta Piemontese, n.87, Torino, Tipografia di Giuseppe Favale, 23 luglio 1833, p.435. URL consultato il 7 settembre 2022.
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Le fonti non riportano esplicitamente che Giacomo Manzini fosse schierato con la Democrazia Cristiana, tuttavia ne indicano l'incarico di vicesindaco durante l'amministrazione di Mario Costadone, del quale è nota l'appartenenza a quel partito.
Lino Cassani e Ernesto Colli, Memorie storiche di Garbagna Novarese, Novara, Tipografia Pietro Riva & C., 1948. URL consultato il 17 luglio 2021. Ospitato su Foto Emilio Alzati.
Enrico Arrigoni, Gabrio Mambrini e Silvano Ramati, Oltre mezzo secolo di sport e di passione calcistica a Garbagna, illustrazioni di Rosella Marchetti, patrocinio del Comune di Garbagna Novarese, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1989.
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