Ficarazzi è una frazione di Aci Castello, nella Città metropolitana di Catania.
Ficarazzi frazione | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Città metropolitana | ![]() |
Comune | ![]() |
Territorio | |
Coordinate | 37°33′36″N 15°07′35″E |
Altitudine | 210 m s.l.m. |
Abitanti | 4 900 |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 95021 |
Prefisso | 095 |
Fuso orario | UTC+1 |
Nome abitanti | Ficarazzoti |
Patrono | Madonna della Divina Provvidenza |
Cartografia | |
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Estrema propaggine meridionale dell'antica Terra di Aci[1], fino alla metà del XX secolo era un piccolo centro agricolo, che viveva la propria dimensione e peculiarità, quasi equidistante, e non solo geograficamente, fra la nobile e antica Acireale e la moderna e vivace Catania[2].
Situata in collina a circa 200 metri sul livello del mare, dista circa tre chilometri da Aci Castello e otto da Acireale. Ficarazzi si affaccia sul mar Ionio, e gode in particolare della vista del Castello di Aci; la visuale a sud si spinge sino ad Augusta. Questa sua privilegiata posizione gli è valso l'appellativo di Balcone sul Mare di Aci o di Balcone sullo Ionio.
Nella parte alta della principale via Tripoli si innalza Monte Ferro (602 m circa), che si allunga formando la valle dove si trova Valverde.
Nel territorio si trovano resti delle vulcaniti dovute alle eruzioni sottomarine avvenute nell'ampio golfo pre-etneo e rappresentate da affioramenti di lave a cuscini (pillows), brecce ialoclastiche (vetro rotto) ed intrusioni magmatiche a debole profondità. Nella zona si trovano parecchie grotte dovuti a crolli interni sismici della montagna, tra cui la più famosa è la gotta delle Fate insieme al suo sentiero in 'via Fosso d'Acqua.
Confina a nord con San Nicolò, a nord-ovest con Valverde (contrade Fontana e Casalrosato, dove apparve la Madonna di Valverde nell'XI secolo), a sud-ovest con San Gregorio, a sud-est con Cannizzaro e ad est con Aci Castello.
La storia di Ficarazzi è legata a quella di Aci Castello e delle altre Aci.
Nel 1606 fu trasformato in feudo[3], in seguito venduto per pagare un "donativo" al Re. Tra i baroni del feudo Ficarazzi di Aci è da ricordare il Duca di Furnari, alla quale è stata intitolata una scalinata e l'omonima via, che collega le due piazze più importanti della frazione castellese: Piazza Giovanni XXIII e Piazza della Chiesa (chianu 'a Chiesa).
Fino al 1828 faceva parte del comune di Aci Catena[4].La ricerca storica del paese di Ficarazzi nasce quasi casualmente, dettata dalla curiosità di far luce sulle origini del nome della nostra frazione, che tendenzialmente, vedeva contrapposte due correnti di pensiero; la prima, più consolidata tra gli originari del paese, si fondava principalmente sulle coltivazioni storiche che crescevano nel nostro territorio: l’abbondanza di alberi di fico da un lato ed un tipo di erba chiamata “razzi” dall’altro. La seconda corrente di pensiero, risultata oggi la più plausibile, dà indicazioni riguardo l’origine del nome, rifacendosi al luogo in cui il paese è nato.
Le sue origini apparterrebbero alla cultura araba, secondo cui, ‘Fakarazz’, significa “eccellente”. Questa seconda ipotesi, è sostenuta anche da ricerche storiche e da confronti con il comune gemello Ficarazzi di Palermo. Entrambi, situati uno sul versante orientale e l’altrao su quello occidentale dell’isola siciliana, sorgono su punti panoramici e strategici utilizzati per la difesa del territorio.
Queste prime ricerche hanno stuzzicato la nostra curiosità a tal punto da voler tornare indietro nel tempo, fino ad interrogarci sulle origini del nostro paese. Risulta infatti, in diverse fonti scritte, che l’attuale frazione di Ficarazzi, insieme a Casalrosato, oggi contrada di Valverde, fanno parte dei primi insediamenti arabi in Sicilia. (da fonti ancora in fase di elaborazione). Sono ancora frastagliate le notizie storiche antecedenti al XIV secolo ma negli anni compresi tra la fine del 1400 e gli inizi del 1500, Ficarazzi non solo era abitata ma costituiva un percorso obbligato fra Catania e Messina. La via, attualmente denominata via Tripoli, risulta, con riscontro in diverse pubblicazioni, una strada di costruzione romana denominata strada pompeana; oggi è rimasta l’unica strada di collegamento per la Reitana, luogo in cui sono stati trovati ulteriori insediamenti romani, tra cui le Terme di Santa Venera.
Le prime fonti scritte, individuate nel libro di Mons. Alfio Coco “Ficarazzi nei miei ricordi”, raccontano ed evidenziano la vita del paese dal tardo ’800 fino alla seconda metà del novecento; i particolari narrati fanno chiaro riferimento ad un feudo, quello appunto di Ficarazzi, ed alla sua straordinaria importanza intorno al 1600; esso, infatti, fu l’unico casale del bosco dell’Etna che il Vicerè di Spagna riuscì a vendere dando il titolo di Barone Paternò. Riguardo questo: «[…] nel febbraio del 1640 il commissario incaricato della vendita forzata del feudo riuscì ad aprire l’asta alla vendita definitiva del feudo […]. Si presentò come offerente Francesco Paternò, in quel momento sindaco di Catania, fra le personalità politiche più influenti della ramificata famiglia dei Paternò. Niente c’è dato sapere sulle effettive motivazioni che portarono il Paternò a tentare l’acquisto del feudo, probabilmente mirava ad acquisire il titolo nobiliare di barone che i giurati avevano ottenuto per incentivare la vendita del feudo. Il tentato acquisto si scontrava con gli interessi di un altro Paternò, Pietro, che aveva qualche valido motivo in più per ambire al feudo. L’anno prima costui aveva ereditato dal padre la proprietà di alcuni terreni a San Gregorio,[…] confinanti con il feudo di Ficarazzi. […] L’acquisizione del feudo gli avrebbe permesso l’allargamento verso il mare dei terreni aviti. […] Il 30 aprile del 1640 giunse la comunicazione dell’avvenuta vendita a Pietro Paternò insieme alla concessione del titolo di Barone […]». Questi scelsero la loro abitazione nel punto più alto e panoramico della nostra frazione.
L’attuale casina del duca Furnari, famiglia che si succedette nel nostro territorio, costruita intorno al 1500, è tutt’ora visibile nel sito originario, dove attualmente sorge la Chiesa di Ficarazzi. Essa rappresenta un caso esemplare del periodo di transizione tra le torri rurali usate quali residenze e le prime casine di campagna, che solo nel settecento troveranno ampia diffusione nei poderi.
La residenza di Ficarazzi è rappresentata in un disegno della prima metà dell’ottocento del territorio di Acicastello, Ficarazzi ed Acitrezza. Fino alla seconda metà dell’ottocento l’edificio seicentesco sembra non subire modifiche sostanziali; solo alla fine del secolo scorso vengono aggiunti nuovi ambienti ad ovest anche se rimane su carta un progetto firmato da Carlo Sada che vorrebbe trasformare la piccola casina in castello neogotico. In principio, l’impianto storico della frazione era costituito dalla Casina dei Furnari, dalla Chiesa, e dall’attuale scalinata del Duca di Furnari che affaccia sull’attuale Via Tripoli, ex via Nizzeti; questi rappresentano il fulcro della vita del paese, intorno al quale, nel seicento, sorgono le prime abitazioni. Intorno al 1648 il feudo è soggetto ad alcune importanti modifiche: incrementate le aree destinate a seminativi e piantati molti mandorli e olivi. Anche dal punto di vista religioso, la frazione di Ficarazzi ha suscitato diverse curiosità. Testimonianze storiche narrano di festeggiamenti in onore della Madonna del Soccorso già dal 1621.
All’interno del feudo, denominato anche Contrada del Soccorso, inizialmente dal culto verso la Madonna del Soccorso, sorgeva, nella parte bassa, una piccola Chiesetta con, in adiacenza, un enorme fabbricato in cui i viandanti si ricoveravano la notte per difendersi dai briganti.
Come riporta Enrico Blanco in un articolo, nel 1625 ad opera del Sac. Di Mauro iniziano i lavori di miglioramento delle condizioni di tale Chiesa. I frammenti vennero ricollocati nell’altare. Nel 1628 il vescovo di Catania, l’immagine fu trasferita dal prete Di Mauro nella chiesa del Succursu per sostituire il rattoppato affresco. Il medesimo quadro, è stato ritrovato alcuni anni fa nell’attuale Chiesa di Ficarazzi, restauro, ed attualmente esposto nella stessa Chiesa.
Edifici religiosi
Ficarazzi è attraversata dalle ormai ex S.P. 41 e 52, che si intersecano in via Tripoli nei pressi degli incroci con le vie Acicastello e San Gregorio. La prima attraversa il paese da nord a sud nell'asse Acireale-Catania. La seconda invece procede in direzione ovest-est collegando i comuni di San Gregorio di Catania e Aci Castello; quest'ultima è utile per raggiungere da Ficarazzi sia l'autostrada A18 che la Strada Statale 114.
Ad agosto 2016[6], dopo decenni di attesa è stata inaugurata la bretella sud, parallela alla trafficata via Tripoli e intitolata via Collina di Polifemo, a risaltare la collocazione geografica di Ficarazzi e l'intreccio con la leggenda di Aci e Galatea[7].
Il collegamento con Acireale e Catania è garantito dalla linea interurbana A.S.T. che effettua il servizio nei soli giorni feriali.
Le colline di Ficarazzi sono le "montagne verdi" citate dalla cantante Marcella Bella nel suo omonimo singolo del 1972[8].
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