Cerano d'Intelvi (Sceran in dialetto comasco[4][N 1], AFI: /ʃeˈraŋ/) è un comune italiano di 540 abitanti della provincia di Como in Lombardia. Fa parte della Comunità Montana Lario Intelvese.
Cerano d'Intelvi comune | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Amministrazione | |
Sindaco | Oscar Enrico Gandola (lista civica Insieme per Cerano) dall'8-6-2009 |
Territorio | |
Coordinate | 45°57′N 9°05′E |
Altitudine | 562 m s.l.m. |
Superficie | 5,55 km² |
Abitanti | 540[1] (30-11-2020) |
Densità | 97,3 ab./km² |
Frazioni | Giuslino, Cerano, Veglio |
Comuni confinanti | Breggia (CH-TI), Centro Valle Intelvi, Dizzasco, |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 22020 |
Prefisso | 031 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 013063 |
Cod. catastale | C482 |
Targa | CO |
Cl. sismica | zona 4 (sismicità molto bassa)[2] |
Cl. climatica | zona E, 2 964 GG[3] |
Nome abitanti | ceranesi |
Patrono | san Tommaso apostolo |
Giorno festivo | 3 luglio |
Cartografia | |
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Sito istituzionale | |
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Cerano si trova al centro della bassa valle d'Intelvi alla destra del torrente Telo, ramo che si getta nel Lario ad Argegno. È adagiato a circa 600 metri di altitudine sulle falde del monte San Zeno, che spicca dalla parte verso il Lario per la sua forma conica in mezzo alla Valle, con l'Oratorio di San Zeno sulla cima del monte (consacrato nel 1215 e recentemente restaurato).
Nel primo trentennio del XII secolo il paese fu coinvolto nelle lotte fra Como e Milano, divenne feudo dei Camozzi nel secolo seguente e nel 1416 passò sotto la Signoria dei Rusconi di Como.
Gli annessi agli Statuti di Como del 1335 riportano Il “comune de Zerrano” all'interno della pieve d’Intelvi[5].
Nel Cinquecento le sue terre furono occupate da Gian Giacomo de' Medici come tutta la valle d'Intelvi, che dal 1583 fu feudo dei Marliani.
Nel 1644 il comune non faceva più parte della pieve d'Intelvi, bensì nel territorio dei cosiddetti "Cinque comuni della Mezena", comprensivo anche di Casasco, Pigra, Schignano e di Mezzena (l'odierno comune di Dizzasco)[5].
Nel 1647 il comune di Cerano ottenne la redenzione dall'infeudazione, fatto che comportò l'istituzione di un pagamento quindecennale ancora in essere nel 1751, anno in cui Cerano, sempre essere inserito tra i Comuni della Mezzena, risulta comprendere anche i cassinaggi di Giuslino, Deglio e “Monti e Molini”[5].
Un decreto di riorganizzazione amministrativa del Regno d'Italia napoleonico datato 1807 sancì l'aggregazione del comune di Cerano in quello di San Fedele, decisione che fu tuttavia abrogata con la Restaurazione[6].
Nel 1862 il comune cambiò la denominazione in "Cerano d’Intelvi"[7].
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 7 agosto 1992.
«Partito semitroncato: nel primo, di verde, alla torre d'argento, detta Torre di Teodolinda, quadrata, murata di nero, merlata di tre alla guelfa, munita di porta alzata rispetto al filo basamentale, di nero, finestrata di tre in palo, dello stesso, fondata sulla pianura di rosso, accompagnata da due spighe di grano, d'oro, una e una, nodrite nella pianura; nel secondo, di rosso, alla corona ferrea vista in prospettiva, d'oro, con la lamina di ferro nero, incastonata nell'interno, il cerchio ornato con pietre di azzurro e di rosso; nel terzo, di azzurro, alle tre stelle di otto raggi, d'oro, ordinate in banda. Ornamenti esteriori da Comune.» |
La torre è quella conosciuta con il nome di Torre di Teodolinda, trasformata nel campanile della chiesa di San Tommaso. Per ricordare la regina Teodolinda è raffigurata la corona ferrea a lei appartenuta e conservata nel duomo di Monza. Le spighe di grano sono un riferimento a Cerere, la dea delle messi, da cui trae origine il nome del paese; il campo di verde è un riferimento alla Valle d’Intelvi con i suoi alpeggi. Le tre stelle rappresentano le frazioni di Giuslino, Veglio e Cerano.
Il gonfalone è un drappo di bianco.
La Parrocchiale di San Tommaso è di origine romanica come lo è il medievale campanile[8] del XII secolo[9], chiamato Torre di Teodolinda, con lesene angolari e cordonature di archetti e dentelli ai piani. Si vuole infatti che la chiesa sia stata costruita sui ruderi di un castello altomedioevale della regina, la cui corona gemmata appare nello stemma comunale.
Internamente, la navata conserva affreschi e tele di epoca barocca, una Crocifissione ad olio attribuita a Vincenzo Civerchio, stucchi della scuola[9] dell'intelvese Diego Carloni e paliotti in scagliola[10]. Nella chiesa trova inoltre posto un Crocefisso Cinquecentesco[9].
La chiesa dei Santi Quirico e Giulitta nella frazione di Veglio è un imponente edificio che s'innalza su una piccola altura fuori dal centro abitato. La chiesa, di origine romaniche ma rielaborata tra il Seicento e il Settecento,[9] ha linee barocche sia all'esterno che nella decorazione interna delle cappelle. La navata è ornata da un altare in stucchi della scuola di Diego Carloni e da una tela attribuita a Giulio Quaglio. Nascosta dietro la prima cappella laterale a destra è possibile ammirare quel che resta della primitiva chiesa medievale: un'abside romanica[8][9] del XII secolo[11] con lesene arricchite da semicolonne, finestrelle a doppia strombatura e coronameno di archetti e dentelli[12]. Anche parte dell'odierna navata apparteneva già al primitivo edificio religioso[9]. Sulle pareti dell'abside si possono ammirare i più antichi affreschi della valle, databili al XIV secolo, raffiguranti scene della Passione di Cristo. Quattrocentesche sono le raffigurazioni dei quattro Dottori della Chiesa[13]. La chiesa è inoltre arricchita da stucchi policromi di Diego Carloni[10].
La chiesa di San Zeno fu eretta nel XII secolo sulla cima del monte omonimo per sciogliere un voto fatto nel momento del pericolo, da un gruppo di maestri comacini che, tornando alla loro valle da Verona dove lavoravano alla Basilica di San Zeno, furono sorpresi da una burrasca sul lago[14]. Colpita da un fulmine a metà degli anni '50 del XX secolo che ne distrusse il campanile e parte del tetto, la chiesa è rimasta allo stato di rudere per molti anni. Grazie al lavoro di un comitato, il "Comitato pro San Zeno - Una chiesa per il III millennio", la chiesa è stata nuovamente ricostruita e restituita al culto nell'anno 2000; da segnalare che sulla finestra della facciata principale della chiesa è stata collocata una nuova campana, detta la "campana dei giovani", benedetta in piazza San Pietro il giorno 27 maggio 1998 da Giovanni Paolo II[14]. Nel mese di luglio 2013 si sono iniziati i lavori per la ricostruzione dell'eremo adiacente alla chiesa, terminati l'anno successivo. Il 22 agosto 2015 la chiesa è stata riconsacrata con una solenne cerimonia presieduta dal vescovo di Como Diego Coletti[14].
Il paese conserva ancora fra le case portali medievali e la Corte Cometti con il suo porticato romanico e i graffiti secenteschi.[10]
Demografia pre-unitaria
Demografia unitariaAbitanti censiti[17]
Frazioni di Cerano: Giuslino, Rifugio, Prabello, Veglio
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