Ceglie Messapica (Cègghie in dialetto locale, fino al 1864 chiamata Ceglie, dal 1864 al 1988 chiamata Ceglie Messapico) è un comune italiano di 18 664 abitanti[1] della provincia di Brindisi in Puglia. La cittadina vanta il riconoscimento di città d'arte e terra di gastronomia.[4]
Ceglie Messapica comune | |
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Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Puglia |
Provincia | Brindisi |
Amministrazione | |
Sindaco | Angelo Palmisano (Fratelli d'Italia) dal 5-10-2020 |
Territorio | |
Coordinate | 40°39′N 17°31′E |
Altitudine | 298 m s.l.m. |
Superficie | 132,02 km² |
Abitanti | 18 664[1] (31-8-2022) |
Densità | 141,37 ab./km² |
Comuni confinanti | Francavilla Fontana, Martina Franca (TA), Ostuni, San Michele Salentino, Villa Castelli |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 72013 |
Prefisso | 0831 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 074003 |
Cod. catastale | C424 |
Targa | BR |
Cl. sismica | zona 4 (sismicità molto bassa)[2] |
Cl. climatica | zona D, 1 542 GG[3] |
Nome abitanti | cegliesi |
Patrono | sant'Antonio da Padova |
Giorno festivo | 13 giugno |
Cartografia | |
Posizione del comune di Ceglie Messapica nella provincia di Brindisi | |
Sito istituzionale | |
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Il territorio si caratterizza per i trulli, le masserie, gli oliveti secolari e le grotte carsiche.
Il territorio comunale si estende per 132,02 km2[5] nella parte meridionale dell'altopiano delle Murge tra la Valle d'Itria e il Salento, in una zona collinare al confine con la pianura salentina chiamata Soglia messapica. Il comune si trova a 31 km da Taranto e a circa 35 km da Brindisi; confina con Ostuni (distanza 11 km), Martina Franca (17 km), Villa Castelli (8 km), Francavilla Fontana (14 km) e San Michele Salentino (10 km)[6].
Il territorio comunale può essere suddiviso in due macro aree: una, dall'aspetto collinare, si estende sostanzialmente a nord-ovest dell'abitato, si presenta con dolci colline e terrazzamenti con muretti a secco e numerosissimi trulli; l'altra declina lentamente verso la piana salentina. Proprio per questi motivi Ceglie Messapica viene considerata uno degli ultimi lembi meridionali della Murgia. L'altitudine del territorio comunale varia tra i 148 metri s.l.m. della foggia Palagogna e i 385 metri m s.l.m. di Contrada Alfieri[6]. L'abitato invece è posto a un'altezza di 298 metri s.l.m.[8], si estende su due colli, uno dei quali interamente occupato dal centro storico e dalla zona ottocentesca.
Nel territorio sono numerose le forme carsiche (doline, grotte, inghiottitoi, lame): esse hanno un rilevante valore paesaggistico, ambientale, naturalistico ma anche storico-archeologico, in quanto spesso, le grotte in particolare, erano già in epoca preistorica sede privilegiata per gli insediamenti umani. La presenza di diffusi fenomeni carsici è strettamente connessa alle caratteristiche del substrato geologico di questo territorio: ovunque affiorano infatti strati di rocce calcareo-dolomitiche, spessi alcune migliaia di metri e molto fessurate. Le rocce calcaree sono a tratti ricoperte da strati, spesso di esiguo spessore, di "terre rosse", localizzate in particolare nelle aree morfologicamente più depresse, quali le doline e i letti dei principali solchi erosivi.
Grotte di Montevicoli |
Nel territorio di Ceglie risultano essere censite 53[9] tra cavità, grotte e fratture verticali chiamate dai contadini capivienti o vole[10]. Elenco delle grotte di Ceglie Messapica: Grotta Recupero 1 e 2, Grotte di Montevicoli, Grotta di Zizze, Grotta-Cripta di San Michele, Grotta-Cripta della Madonna della Grotta, Grotta Abbondanza 1,2 e 3, Grotta Masseria Iazzo (wanda), Grotta del Frantoio, Grotta Donna Lucrezia, Grotta di Nisco, Grotta Masseria le Croci 1 e 2, Grotta San Pietro, Grotta dei Grilli, Grotta Abate Nicola, Grotta Olmo, Grotta di Fedele Grande (Grotta del Cavaddone), Pozzo Alfieri, Vora dell'Olmo, Grotta Sardella 1, 2 e 3, Grotta dei Messapi, Grotta Antelmi, Grotta della Cantina, Grotta delle Meraviglie, Grotta Madonna Piccola, Grotta Tagliente, Grotta Marangi, Vora di Castelluzzo, Grotta Abate Amato, Vora Facciasquata, Inghiottitoio Facciasquata, Grotta Ciarlete, Grotta del Frantoio Scolepie, Grotta Angeluzzi 1 e 2, Grotta Montagnulo, Grave Vuotolo Rosso, Grotta specchia Abate Amato, Voraginetta Insarti, Inghiottitoio Lecci, Grottina di San Pietro, Grotta Madonna della Grotta 2, Grotta Masseria Tamburo, Grotta Insarti, Grotta del Campo Sportivo, Grotta del Monte Vecchio, Grotta Masseria San Pietro.
L'idrografia superficiale è quasi completamente assente dal territorio; le uniche forme riconducibili sono alcuni invasi artificiali di piccole dimensioni scavati nella roccia per raccogliere le acque piovane e chiamati comunemente “fogge”. Si pensa che le fogge abbiano un'origine tardo medioevale, bizantina o addirittura risalente all'epoca messapica. Quelle presenti nel territorio sono denominate Foggia Marangi, Foggia di Sant'Anna, Foggia Vetere, Foggia di Lamarina Nuova, Foggia di Casamassima e Foggia Palagogna. Nel sottosuolo, le acque di falda si rinvengono invece a più di 500 metri sotto il piano di campagna, presentando, sotto il profilo fisico e chimico, caratteristiche tra le migliori di Puglia, quasi per nulla interessate da fenomeni di inquinamento antropico e non sfiorate dall'ingressione delle acque marine.
Da un punto di vista vegetazionale, il territorio di Ceglie Messapica è assimilabile all'intero territorio della Murgia di sud–est. Le aree boschive occupano il 4,5% della superficie comunale,[11] altrettanta estensione hanno le aree interessate da macchia mediterranea o gariga. La vegetazione potenziale del territorio è costituita prevalentemente da formazioni di latifoglie eliofile decidue con dominanza di querce, nel caso specifico di fragni. Oltre al fragno vanno ricordate anche la roverella, il cerro, il leccio ed, episodicamente, anche la sughera e altre specie come carpino orientale, acero campestre, orniello.
La situazione attuale della vegetazione naturale è molto distante sia dal quadro emerso dall'analisi della vegetazione potenziale sia da quanto deducibile da numerose fonti storiche che descrivevano un paesaggio strutturato da vasti e intricati boschi. La trasformazione dei caratteri originari del paesaggio è legata in primo luogo alla pressione delle attività antropiche: l'ampliamento della superficie destinata alle colture agrarie e il pascolo eccessivo. La forma più matura della vegetazione di questo territorio, è rilevabile solo in poche e poco estese aree (Masseria S. Pietro, Masseria Marcuccio, Masseria Montedoro). Lo strato arbustivo dei querceti è caratterizzato dalla presenza delle piante tipiche della macchia mediterranea, quali il lentisco, la fillirea, il terebinto, il biancospino, il perastro, le rose selvatiche, i cisti, associati a numerose piante rampicanti e lianose (smilax, vitalba, lonicera, ecc.).
Le aree interessate dalla macchia mediterranea si presentano caratterizzate da un fitto e intricato strato arbustivo, in cui le singole piante perdono la loro individualità per fondersi l'una con l'altra. Sono presenti piante termofile a carattere sempreverde. In alcuni casi l'ambiente si presenta più simile alla pseudo-macchia (macchia con presenza sparsa di querce allo stato arboreo).
Sono presenti aree interessate dal fenomeno della gariga, per esempio le aree marginali dei boschi, le aree percorse dal fuoco o quelle degradate dal pascolo eccessivo. Nel territorio di Ceglie le garighe sono in genere dominate dalla presenza del cisto di Montpellier e del timo.
Sono inoltre presenti:
Le aree boschive o interessate dalla presenza di macchia mediterranea aventi maggiore estensione sono le seguenti: bosco di San Pietro (120 ettari circa[6]; bosco e macchia di Montedoro (110 ettari); bosco e macchia di Facciasquata (100 ettari); bosco e macchia di Alfieri (41 ettari); bosco e macchia di Recupero; bosco e macchia di Tarturiello; macchia di Giuseppe Nisi; bosco di Montecchie; pineta Ulmo; bosco di Sacramento; bosco di Casina Vitale; bosco d'Insarti; macchia di Selvaggi; macchia di Sumerano; macchia di Epicocco; macchia di Donno Santo.
Nel territorio di Ceglie sono presenti tre alberi monumentali censiti dal corpo forestale dello Stato[12]:
Per quanto riguarda la fauna, nel territorio di Ceglie Messapica si registra la presenza di una comunità faunistica non particolarmente numerosa, ma comunque di rilevante valore per il mantenimento degli equilibri ecologici del territorio. La limitata presenza di grandi mammiferi è strettamente connessa alla limitata estensione delle aree con vegetazione naturale e alla discontinuità di tali aree sul territorio. La fauna è caratterizzata dalla presenza di lepri, volpi, tassi, ricci, chiocciole, falchi, pettirossi, tordi, merli, rondini e diversi rapaci notturni come civetta, gufo, assiolo e barbagianni, e pipistrelli che trovano rifugio nelle numerose grotte.[senza fonte]
Ceglie gode di un tipico clima mediterraneo, mite e confortevole nei periodi primaverile e autunnale, estati caldo umide e inverni non eccessivamente freddi.
Le temperature medie mensili risentono dell'influenza degli eventi atmosferici del mediterraneo nord orientale e oscillano dai 7,4 °C nei mesi freddi, ai 23,8 °C nei mesi estivi. Rari i casi di forti escursioni termiche, i mesi con maggiore scarto termico fra massime e minime risultano essere i mesi estivi con una differenza tra massime e minime di circa 10 °C. Il vento influenza il clima della zona attraverso correnti fredde di origine balcanica (che in inverno rendono l'aria gelida), oppure calde di origine africana (che rendono l'estate afosa). Il territorio di Ceglie risulta avere una ventosità media annua, secondo l'atlante eolico italiano, tra i 5 e 6 m/s.
Non è infrequente che, durante le notti invernali, il termometro scenda sotto zero, anche di diversi gradi (−3 °C, −4 °C) con conseguente formazione di estese gelate, o che si registrino nevicate con importanti accumuli nevosi, soprattutto quando l'Adriatico meridionale è colpito da ondate di aria fredda di origine artico-continentale (come, ad esempio, nel 1987[13], 1993, 2001[14][15], 2006[16], 2009 e nel 2014). L'anno più nevoso risulta essere stato il 1956, quando nel febbraio cadde un metro di neve[senza fonte]. D'estate, invece, occasionalmente si verificano intense e lunghe ondate di calore, che rendono il clima torrido e portano le temperature su valori talvolta superiori ai 40 °C.
Le precipitazioni annuali si attestano sull'ordine dei 700 mm di pioggia, distribuiti prevalentemente nel periodo da ottobre a marzo. La primavera e l'estate sono caratterizzate da periodi di siccità.
A Ceglie Messapica, precisamente preso la masseria Nisi, dal 2008 è attiva[17] una stazione meteo amatoriale facente parte della rete di stazioni meteorologiche dell'associazione Meteo Valle D'Itria[18].
Ceglie Messapica | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
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Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 10,6 | 11,4 | 13,7 | 17,4 | 21,6 | 26,3 | 29,3 | 29,5 | 24,4 | 19,6 | 15,9 | 11,8 | 11,3 | 17,6 | 28,4 | 20,0 | 19,3 |
T. min. media (°C) | 5,1 | 5,5 | 7,3 | 9,1 | 13,0 | 17,6 | 20,3 | 20,4 | 16,8 | 13,2 | 10,2 | 6,4 | 5,7 | 9,8 | 19,4 | 13,4 | 12,1 |
Precipitazioni (mm) | 81,6 | 74,9 | 74,0 | 54,0 | 38,6 | 26,4 | 18,1 | 25,8 | 53,1 | 81,4 | 93,8 | 99,6 | 256,1 | 166,6 | 70,3 | 228,3 | 721,3 |
Giorni di pioggia | 8,7 | 8,0 | 6,6 | 8,0 | 5,0 | 3,2 | 1,9 | 2,3 | 4,6 | 7,0 | 7,8 | 9,7 | 26,4 | 19,6 | 7,4 | 19,4 | 72,8 |
Umidità relativa media (%) | 80 | 74 | 73 | 71 | 65 | 57 | 56 | 58 | 67 | 75 | 81 | 81 | 78,3 | 69,7 | 57 | 74,3 | 69,8 |
Breve descrizione di Ceglie tratta dal manoscritto di Angelo Serafino Russo - Origine di Ceglie, … datato 1819 |
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… Questa Città di Ceglie, …, non vi è dubbio sia una bellissima Città, dove anticamente era la Rocca, e già si vedono le ruine delle sue antiche Mura, ch’erano di gran circuito. Ella è posta oggi nel numero delle Città. Oggi replico il suo circuito è di non poco ambito: onde le sue abitazioni sono assai strette essendo che peraltro sia di Popolo assai abbondante. È sita su di un alto Colle dipendente dall'Appennino, da dove con assai bella prospettiva, si scuoprono a colpo d'Occhio non solo il Mare supero, ma tutte le sottoposte Campagne. Abbonda molto di Grani, Biade, ed assai più di Oglio, possedendo un ampio spazioso Uliveto. I frutti sono abbondantissimi, e di ogni sorte. Il Terreno è produttivo di belli talenti. Il suo Aere salutevole, benché assai freddo. Insomma tutto vi è di commodo alla vita umana. E questo fu il motivo, che i Cretesi colsero il tempo del fondo di detta Città, e del Clima per essere non solo consimile alla Capitale Oria, anzi maggiore ancora… |
Secondo la tradizione, la fondazione di Ceglie sarebbe legata all'arrivo in Italia del mitico popolo dei Messapi, al quale è attribuita la costruzione di manufatti megalitici noti con il nome di specchie.
Era nota ai Greci con il nome di Kailìa. Il nucleo urbano, esteso ai piedi di un colle (nella zona dove attualmente sorge la stazione ferroviaria delle Ferrovie Sud-Est), era difeso da fortificazioni i cui scarsi resti sono noti con il nome locale di "Paretone". Presso la città sarebbero sorti santuari extraurbani dedicati alle divinità greche Apollo (in corrispondenza dell'odierna chiesa di San Rocco), Venere (sulla collina di Montevicoli) e sotto la Basilica di Sant'Anna nel corso dei lavori di sondaggio i frammenti di ceramica votiva e resti del tempio della Dea Latona madre di Apollo e Diana (Archivio 1987).
La città fu punto di avvistamento del popolo dei Messapi con i centri di Oria e Brindisi a lungo in lotta contro la spartana Taranto che aspirava a uno sbocco sul mar Adriatico. In epoca romana la città era ormai decaduta.
Le dinamiche insediative di Ceglie medievale sono state ampiamente analizzate in un convegno di studi del 2009[21]. In età normanna Ceglie è nota come feudo, Castellum Caeje, sotto l'autorità del Castellano Paganus che delinea i suoi confini con la potente città di Ostuni[22]. In età Sveva il borgo è noto come Celie de Galdo (Ceglie della Foresta) ed era tenuto a contribuire, insieme al casale di Santa Maria dei Grani, alla manutenzione del castello di Oria[23]. Il suo feudatario più importante fu Glicerio de Persona (Glicerio de Matino) già feudatario di Matino e del Casale di Tuglie, signore delle Terre di Ceglie del Gualdo, di Mottola, di Soleto e del Casale di San Pietro in Galatina[23]. Glicerio parteggiò per Manfredi di Sicilia contro gli angioini. Caduto anche Corrado IV di Svevia figlio di Federico II di Svevia, Glicerio fu il capo dei difensori nell'assedio di Gallipoli che rappresentò l'ultimo tentativo di resistenza degli svevi contro gli angioini. Alla caduta di Gallipoli Glicerio fu catturato, condotto in carcere nel castello di Brindisi (insieme con i figli Gervasio, Giovanni e Perello) e condannato per fellonia, subì il patibolo.[24]. I possedimenti cegliesi furono confiscati e ceduti ad Anselino de Toucy.
Dotato di un piccolo castello, il feudo fu successivamente in possesso delle famiglie Orimi, Scisciò, Brancaccio, Dentice e Pignatelli, e degli arcivescovi di Brindisi.
Nel territorio circostante erano già stati fondati gli importanti monasteri dell'abbazia di Sant'Anna, alla periferia dell'odierno abitato e della Madonna della Grotta, di cui resta la chiesa, sulla via vicinale per Francavilla Fontana. Nel 1521 venne costruita al posto della chiesa matrice la collegiata, ingrandita e arricchita di decorazioni barocche nel 1786.
Il 24 ottobre 1584 il feudo venne ceduto in permuta da Cornelio Pignatelli a Ferdinando Sanseverino, conte di Saponara e barone di Viggianello. I Sanseverino ampliarono il castello e promossero la fondazione del convento dei Cappuccini, oggi scomparso, e di quello dei Domenicani, sede del comune fino al 2005. Ai Sanseverino subentrarono quindi i Lubrano e i Sisto y Britto: in seguito all'estinzione di questa casata con il duca Raffaele, nel 1862, il castello e le residue proprietà dell'ex feudo vennero ereditate dalla famiglia Verusio.
Durante il Risorgimento ebbe sede a Ceglie una vendita carbonara, da parte di Domenico Termetrio di Cisternino, e una sezione della Giovine Italia, da parte di Pietro Elia, amico personale di Giuseppe Mazzini[25]. Dopo l'annessione al Regno d'Italia visse un periodo di fioritura e agli inizi del XX secolo vide una crescita demografica, nonostante la presenza del fenomeno dell'emigrazione.
Un importante segno alla storia cittadina di fine Ottocento l'apportarono due sindaci, Giuseppe e Francesco Elia[26] (padre e figlio), che ottennero tra l'altro entrambi l'onorificenza di Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia; da loro fu avviato e poi seguito nel ruolo di membri del consiglio provinciale di Terra d'Otranto (Francesco fu anche vicepresidente del consiglio della provincia di Terra d'Otranto) il lungo processo durato quasi cinquant'anni che portò alla costruzione del tronco ferroviario Francavilla Fontana- Ceglie - Cisternino - Martina Franca - Locorotondo. La costruzione delle ferrovia fu praticamente realizzata però solo negli anni '20 del Novecento, infatti l'inaugurazione della stazione avvenne il 14 agosto 1924[27]. Qualche anno prima il territorio cegliese fu interessato dalla realizzazione di un'altra importante opera pubblica, la costruzione del canale principale dell'Acquedotto Pugliese.
Nel corso della seconda metà del 900 la cittadina si è modificata da un punto di vista sociale, si è persa infatti la vocazione prettamente agricola ed artigiana (principalmente nel settore tessile) della popolazione, gli abitanti di Ceglie infatti, come quelli della provincia sono stati assorbiti dalle grandi industrie nate a Brindisi e Taranto. Gli anni '60 sono stati, come nel resto del paese gli anni del boom edilizio, si è infatti assistito anche a Ceglie a uno sviluppo del tessuto urbano, gli anni in cui il "vecchio" lasciava il posto al "nuovo" (veniva abbattuto il convento dei Cappuccini con annessa Chiesa per far posto all'Ospedale Civile).
Rilevanti negli anni '80 furono le lotte bracciantili e sindacali contro il caporalato[28], che videro in prima linea tra gli altri la già Ministro dell'Agricoltura Teresa Bellanova, e sviluppatesi anche in seguito a tragici eventi che videro coinvolte in incidenti stradali anche vittime cegliesi[29].
Gli anni '90 sono stati segnati dalla crisi definitiva del settore tessile, con la chiusura di vari stabilimenti.
Un primo antico stemma di Ceglie rappresentava un castello con tre torri. Uno scudo con questa immagine si trova scolpito sulla facciata del carcere (attuale Piazza Vecchia) costruito nel 1568, e appare riprodotto, con l'aggiunta di una corona a tre punte, su un sigillo del 1752 conservato presso l'Archivio di Stato di Napoli. Con l'abolizione della feudalità, l'Università cegliese si dotò nel 1812 di un nuovo emblema: una torre rotonda, chiusa, con tre merli alla guelfa e su di essi un'aquila imperiale a volo spiegato. Nel 1864, fu scelto come nuovo simbolo un guerriero messapico armato con due lance, faretra con frecce, due saette, due stelle a otto punte, accompagnato dall'iscrizione in caratteri greci Kailinon.[30]
Lo stemma comunale attuale è stato riconosciuto con Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 6 marzo 1953.[30][31]
«D'azzurro, alla torre aperta d'oro, merlata alla ghibellina di tre, sormontata da una corona all'antica dello stesso. Ornamenti esteriori da Città.» |
Il gonfalone, concesso con D.P.R. del 24 marzo 1981[31], è un drappo di giallo.
Titolo di Città | |
«Il 15 settembre 1988[31] tramite decreto del presidente della Repubblica n. 4136 il comune di Ceglie Messapica viene insignito del titolo onorifico di Città.[32]» |
Ceglie era una delle città della Dodecapoli messapica, il cui centro principale è costituito da Oria. Tra il 343 a.C. ed il 338 a.C. le città messapiche opposero strenua resistenza all'influenza di Taranto, la città fondata da coloni spartani che ambiva a conquistare tutta la Magna Grecia e a consolidare il proprio ruolo egemone sul mare Ionio sull'Adriatico meridionale. Taranto si impose definitivamente su tutta l'area pugliese dopo il 303 a.C. con un trattato che vietava alle navi romane di spingersi più a oriente del Promontorio Lacinio.
Della civiltà messapica rimangono numerosi resti archeologici: il sistema difensivo (specchie, fortini messapici, mura e muraglioni chiamati paretoni), necropoli oltre a iscrizioni, monete, vasi, trozzelle messapiche e reperti vari di natura ceramica o metallica.
Ceglie per la sua posizione naturale in cima a un colle e per il suo territorio collinare da cui era ben visibile Taranto, per i ritrovamenti archeologici (mura, specchie) può essere considerata come una roccaforte della Messapia. Il sistema difensivo era costituito da ben quattro cinte murarie (paretoni) delle quali la più esterna costituiva il collegamento tra le specchie (elevate fortificazioni, in blocchi megalitici, alte anche oltre 20 metri e diametro fino a 60 metri), la cinta di mura più interna aveva un perimetro di 5 km e racchiudeva una popolazione non inferiore ai 40 000 abitanti[38]. Proprio all'interno di tale cinta sono state individuate la maggior parte dei resti della città, i templi e le necropoli da dove provengono le iscrizioni, le monete, i vasi messapici tipo Gnatia e reperti vari, che costituivano i corredi funerari, conservati in piccolissima parte nel locale museo archeologico a Ceglie e nei musei di Taranto, Brindisi, Lecce ed Egnazia ma, in massima parte dispersi in collezioni private e pubbliche (ad esempio un vaso rinvenuto nel 1820 raffigurante la lotta tra Diomede e i Messapi si trova presso il museo di Berlino[39]).
Per quanto riguarda le mura e muraglioni chiamati paretoni, in passato si è teorizzata anche una loro origine bizantina riferibile a un limes, ma è oggi accertato che si tratta di sistemi di demarcazione territoriale riferibili all'età medievale[40].
Gli ultimi ritrovamenti archeologici risalgono al settembre 2006[41], durante alcuni lavori di ristrutturazione presso via Toniolo, quando fu ritrovata una tomba familiare risalente alla seconda metà del IV secolo a.C., contenente 5 scheletri e un corredo funerario di numerosi manufatti, fra i quali cinture in bronzo e forme ceramiche ornamentali e legate alle funzioni nutrizionali, al 2008 durante i lavori di ristrutturazione del castello di proprietà comunale nell'atrio interno e al 2014 quando in via sant'Aurelia sono emerse le fondamenta di un tratto della cinta muraria interna di epoca messapica.
Nell'agro del comune di Ceglie Messapica sono presenti 18 specchie[42] che circondano l'abitato descrivendo una forma ellittica: Monte Pelusello, Talene, Facciasquata, Castelluzzo, S. Lucia, Tarantina II, Oliva, Puledri, Capece, La Selva, Cervarolo, Madonna della Grotta, Pezze di Ferro, Montefocaro, Virgilio, San Paolo, Sativa, Foggia Vetere e Specchia Tarantina. È da ritenere che le specchie, o almeno alcune, abbiano avuto anche una funzione sepolcrale. Ad esempio la specchia di Castelluzzo presenta una struttura architettonica a carattere difensivo ma all'interno sono state ritrovate celle funerarie e frammenti di terrecotte.
Oltre alle specchie sopracitate nel territorio comunale sono segnalati i seguenti siti archeologici: insediamento Preistorico Masseria San Pietro, abitato medioevale e necropoli romana Campo d'Orlando, abitato e necropoli Masseria Genovese, abitato e necropoli Conca di Scrina, grotte Masseria Le Croci, cripta Masseria Sant'Angelo, Paretone (antica cinta muraria della città di età messapica sottoposta a vincolo).
Castello Ducale |
Il castello si erge su uno dei due colli su cui è posta Ceglie. Alla struttura si accede attraverso un ampio portale con arco a tutto sesto e un ingresso con volta d'ogiva che immette nell'atrio di forma irregolare circondato dalle varie ali del castello. Il nucleo originario è costituito dalla Torre Normanna che costituisce la parte originaria del castello, risalente pressappoco al 1100[43]. A fianco alla Torre Normanna fu costruita nel XV secolo torre di forma quadrata che è il simbolo tradizionale della città, è alta 34 m. Nell'atrio, a ridosso della torre normanna è situato un pozzo sormontato da colonne. Sempre nell'atrio sono presenti gli stemmi delle famiglie nobili che si sono avvicendate alla guida del feudo. Di fronte all'ingresso sono posti una scalinata e un portale cinquecentesco che conducono a una delle parti residenziali (ala destra) che ospita la Sala del Consiglio. Il perimetro esterno inoltre comprende tre torrioni angioini di forma circolare.
Dal maggio 2016 nella parte di proprietà comunale sono state trasferite la biblioteca Pietro Gatti e la pinacoteca Emilio Notte.
Erano tre le porte di accesso alla città d'età medioevale, l'attuale centro storico. Gli ingressi erano tutti sorvegliati.
Per permettere l'ingresso nel centro storico in età successive sono stati realizzati altri punti di accesso che pertanto non possono essere considerati delle strutture di tipo militare. Uno è l'arco posto nei pressi del municipio (via Enrico De Nicola), posto al di sotto del palazzo Antelmy, che pur avendo caratteristiche simili alle altre porte fu creato solo come punto di sfogo. Al di sotto di questo arco è posto anche un affresco raffigurante la Madonna del Pozzo.
Dell'impianto murario di età medioevale oltre le due porte sopracitate resta ben poco, su di esso infatti è stata edificata la parte più esterna di quello che oggi viene considerato il centro storico racchiuso tra piazza Plebiscito, via Dante Alighieri, via Porta di Giuso, via Pendinello, via Muri e il castello.
Del sistema difensivo di età messapica restano maggiori tracce, sono visibili infatti i resti di tre distinte cinte murarie. La prima è posta a ridosso dell'attuale centro abitato, risale al V secolo a.C., ha un'altezza che varia da tra i 2,5 m e i 4 m, è composta in parte da blocchi di grosso taglio, alcuni dei quali lavorati, altri grezzi, mantenuti a secco. Le altre 2 cinte si trovano in direzione Francavilla a circa 4 km dall'abitato. La loro costruzione è successiva alla prima cinta, è da collocarsi alla fine del IV secolo a.C. quando la città ebbe bisogno di rafforzare il proprio sistema difensivo al fine di difendersi dagli attacchi tarantini. La cinta più esterna fungeva anche da collegamento fra le specchie, anch'esse parti del sistema difensivo, presenti in quella zona[44].
Alla fine dell'Ottocento l'intera città fu interessata da un processo espansivo con la costruzione di importanti edifici che per l'epoca rappresentarono un salto di qualità nella crescita economica e produttiva della città e della sua popolazione. Il teatro fu progettato dall'ingegnere Antonio Guariglia di Lecce. Il sindaco, Giuseppe Elia, ne avviò i lavori nel 1873 ma l'opera venne terminata molti anni dopo e venne inaugurato il 30 aprile del 1878. I lavori vennero eseguiti da maestranze locali. La facciata, il solo elemento originario che si conserva del Teatro Comunale, chiamato Politeama Giacosa, è in sobrio stile neoclassico e pochi elementi decorativi barocchi, con un solo ingresso ad arco a tutto sesto. Il manufatto architettonico ha svolto la sua funzione di teatro sino agli inizi dei XX secolo per poi diventare, nel corso del tempo, prima cinematografo, poi stalla durante la seconda guerra mondiale, quindi sala matrimoni, infine deposito della nettezza urbana. Dopo una lunga fase di restauro incominciata sul finire del XX secolo la struttura ha ricominciato a svolgere il suo ruolo originario di teatro pubblico.
La torre civica dell'orologio, comunemente nota come Torre dell'Orologio, si trova in piazza Plebiscito. Fu costruita nel 1890 su progetto dell'ingegnere Paolo Chirulli. La torre di forma quadrangolare si sviluppa su tre livelli per un'altezza di circa 12 m. Le facciate di aspetto neoclassico sono arricchite da decorazioni che alternano forme geometriche e motivi floreali. Al primo livello nella facciata principale è presente la porta d'accesso alla rampa di scale interna, mentre sulle altre facciate sono presenti delle false porte, ogni porta è sormonta da un rosone circolare. Al secondo livello è presente un balcone che circonda la torre, su ogni facciata è realizzata un porta. Nella parte superiore sono posti i 4 quadranti degli orologi. La torre è sormontata da 2 campane azionate dal meccanismo del orologio che segnano lo scoccare dei quarti e delle ore e da una banderuola dei venti.
Palazzo risalente al Settecento, il prospetto è stato rinnovato, in stile neoclassico, nel 1870, con conci in pietra gentile locale. Possiede due ampi portali sovrastati dagli stemmi araldici degli Allegretti e dei Cenci. Il palazzo posto nella cerchia esterna del centro storico affaccia sulla piazza Vecchia (fulcro un tempo della vita del centro storico) e su via porta di Giuso. Il palazzo è suddiviso in due ali entrambe proprietà privata.
Palazzo Chionna è posto nella cerchia esterna del centro storico di Ceglie, si affaccia sulle vie Vitali e Muri. Nato originariamente come casa religiosa abitata dai Paolotti o frati Minimi divenne in seguito la residenza gentilizia della famiglia Chionna. Di notevole pregio è il portale arcuato, impreziosito da 2 capitelli compositi, sormontato dallo stemma gentilizio e dalla statua litica di san Francesco di Paola[45].
Il palazzo è posto a ridosso del castello ducale in via forno del Duca. L'edificio è costituito da una parte settecentesca che include il portale a motivi floreali con stemma gentilizio, e una parte ottocentesca costruita in pietra di Ostuni.
Palazzi |
Ubicato nell'omonima via, palazzo Greco è un palazzo posto alle spalle della Collegiata. Presenta un ampio portale d'ingresso su cui oltre a essere riportato lo stemma gentilizio della famiglia è riportata anche la data del primo restauro (1750) a cui corrispose un ampliamento della struttura e un rifacimento della facciata seguendo modelli vagamente neoclassici. All'interno del palazzo è presente anche una piccola cappella privata. Vi è un secondo portale d'ingresso A.D. 1887 con stemma gentilizio della famiglia in via Maddalena 10, in continuità alla Collegiata, di proprietà privata.
Palazzo Nannavecchia situato in via Maddalena, lateralmente alla Collegiata è un palazzo gentilizio seicentesco. È uno dei palazzi più grandi del centro storico; artisticamente costituisce un unicum nell'architettura salentina del periodo in particolare per il teatro privato posto nel piano superiore dell'edificio. La facciata principale del palazzo è arricchita da una loggia, il cui arco è sorretto da due colonne appena rastremate in alto[46], dallo stemma della famiglia e da due maschere apotropaiche. Il portale d'ingresso e una finestra sono sormontati da epigrafi. Il palazzo attualmente è disabitato e versa in stato di abbandono.
Palazzo Vitale è posto nella cerchia esterna del centro storico di Ceglie, si affaccia sulle vie Vitali e Muri e su largo Ognissanti. Costruito nel 1801 dall'architetto Salvatore Trinchera. Il pianterreno rimanda ai moduli del convesso bugnato fiorentino. Le bugne, in pietra forte hanno assunto con il tempo un colore ambra; la facciata risulta incompleta.
Le masserie erano delle grandi aziende agricole abitate, a volte, anche dai proprietari terrieri. La grande costruzione rurale comprendeva gli alloggi dei contadini, anche solo stagionali, le stalle, i depositi per foraggi e i raccolti.
Le masserie dell'agro cegliese presentano fra loro caratteristiche simili. Si sviluppano principalmente intorno a delle corti su cui affacciano l'edificio principale sviluppato su due livelli, numerosi trulli usati come magazzini o stalle e in alcuni casi chiese o cappelle rurali (Masseria Madonna della Grotta, Masseria Epifani, Masseria Galante, Masseria la Selva e altre). Alcune masserie presentano anche delle fortificazioni.
Anche dal punto di vista agrario sono presenti delle similitudini, infatti spesso nei pressi masserie sono individuabili vaste aree di terreno utilizzate come pascolo o seminativo chiamate comunemente "pezze", boschi e aree di macchia mediterranea, più o meno vasti a seconda dei casi, e oliveti di grandi dimensioni.
Alcune masserie a partire dalla fine degli anni '90 sono state riconvertite, in seguito a opere di restauro, in strutture ricettive quali agriturismi, bed and breakfast e ristoranti.
Elenco delle masserie presenti nel territorio comunale[47].
Collegiata |
Chiesa consacrata al culto della Vergine Assunta. La chiesa sorge sulla vecchia acropoli, le origini risalgono al 1521 mentre l'attuale edificio risale al 1786. Infatti tra il 1781 e il 1786 l'edificio sacro fu ampliato e ristrutto[48]. Il complesso risulta avere una pianta a croce greca ed è affiancato dalla torre campanaria, la facciata è in stile proto-neoclassico, la cupola è maiolicata[49]. L'interno appare maestoso, è decorato da numerosi affreschi opera di Domenico Carella ed è ricco di altari in marmi policromi di cui uno dedicato al santo patrono della città (sant'Antonio da Padova). Tra le opere visibili nella chiesa si ricorda: il "Crocifisso" ligneo del XVI secolo collocato nell'abside sinistro; la "statua di Sant'Antonio da Padova" del XVIII secolo; la pala posta sull'altare raffigurante "l'Immacolata Concezione", la scultura in pietra policroma raffigurante "Cristo uscente dal sepolcro", opera del XVI secolo attribuita a Raimondo da Francavilla e conservata nella sagrestia. Tra gli affreschi spicca quello raffigurante cena biblica con veduta prospettica della Ceglie di fine Settecento.
Il Santuario di San Rocco fu costruito sul punto più alto di una collina dove sorgeva una Cappella edificata intorno al XVI secolo dedicata al Santo di Montpellier. Su quel colle, si dice che in tempi remoti fosse ubicato un tempio pagano che cambiò nome quando la popolazione, afflitta da pestilenze, cominciò a rivolgersi al Santo protettore degli appestati[50]. Le prime notizie riguardanti la storia dell'edificio risalgono al 1595, quando fu compiuta una visita apostolica nella diocesi di Oria da parte di S.E. Mons. Camillo Borghesi[51],vescovo di Castro. Dalla relazione di questa visita si capisce che vi è la prima costruzione di una chiesa dedicata a San Rocco fuori dalle mura a Ceglie.
La struttura attuale del Tempio fu realizzata su progetto dell'ing. Antonio Guariglia di Lecce anche se fu attuato con notevoli variazioni. Non fu eseguito il pronao tetrastilo toscano. All'interno lo stile ionico fu sostituito dal composito. Al posto dell'attuale elegantissima cupola nel progetto si vede una semplice volta, allo stesso livello di quella della navata centrale. La facciata appare solenne soprattutto grazie alle ardite soluzioni architettoniche, ancora oggi, desta entusiasmo e ammirazione. Il Santuario fu costruito con la fattiva collaborazione dell'intera popolazione di Ceglie, principalmente dagli abitanti del rione (all'epoca contrada) “mammacara”. La chiesa è composta da tre navate, una centrale e due laterali e da una quarta trasversale che dà a tutto il Tempio una forma di croce. La facciata anteriore è dello stesso stile del Duomo di Taranto. A destra e a sinistra, della facciata, furono ricavate quattro nicchie in cui dovevano essere collocate altrettante statue con al centro e in alto quella di San Rocco. All'interno del Tempio, oltre alla statua lignea del Santo, datata XVIII secolo è custodita anche quella litica, datata XVI secolo, proveniente dalla vecchia Cappella, abbattuta per fare posto al nuovo edificio. Il campanile a quattro fornici, con altrettante campane di varie dimensioni e suoni è posto proprio sulla perpendicolare della originale sagrestia. La chiesa di San Rocco, fu eletta a Parrocchia, nel marzo del 1855, da S.E. Mons. Luigi Margarita, vescovo della diocesi di Oria, a seguito dell'assenso concesso da Ferdinando II di Borbone, Re delle due Sicilie.
Chiesa dedicata al culto di San Gioacchino, fa parte dei beni della Parrocchia Maria Santissima Assunta di Ceglie. Fu eretta, a partire dal 1869, su suolo donato da alcuni cittadini, con il fattivo contributo del popolo di Ceglie. Il progetto e la costruzione furono affidati ai fratelli Cavallo (maestri muratori del posto). L'edificio ha una pianta ottagonale lungo il cui perimetro si elevano le murature portanti atte a sostenere il tamburo e la volta emisferica, la cupola secondo il progetto originario doveva essere rivestita con maioliche colorate. L'intera struttura richiama nella sua forma il Pantheon di Roma. Nell'interno spiccano: il pavimento costituito da quadrati di graniglia di cemento, gli affreschi del pittore Abruzzese datati 1876, due dipinti raffiguranti S. Francesco di Paola e la “deposizione”, del pittore martinese Giuseppe di Giuseppe, le di San Lorenzo, S. Gioacchino con Bambina opera dello scultore Giuseppe Maffia datata 1868, di S. Anna, Cristo risorto e la statua dell'Addolorata che veniva portata in processione la sera del giovedì santo, per tutta la notte. Dopo accurati restauri, recentemente è stata riconsegnata al culto. La chiesa tra il 2015 e il 2018 ha ospitato temporaneamente la parrocchia Maria Immacolata della Divina Provvidenza di Ceglie.
Chiesa di San Domenico |
La chiesa è annessa a un ex convento monacale dell'ordine domenicano che ha ospitato per anni (fino al 2004) la sede del palazzo di città. Il complesso fu edificato tra il 1534 e il 1570, una delle sue ali ha ospitato anche un sanatorio. L'attuale chiesa, costruita tra il 1688 e il 1700, è in stile barocchetto leccese, l'edificio è a una sola navata a cui si affiancano 6 ambienti collaterali, di cui 5 cappelle e un ambiente che conduce all'ingresso laterale.
All'interno della navata, sulla porta centrale, è posta l'Ultima Cena opera del Casale datata 1776.
Barocco è l'altare maggiore in marmo, con il portello del ciborio donato da Pietro Allegretti Cavallo nel 1866; sulla cantoria, collocata sopra l'altare maggiore, lo splendido organo positivo che necessita di un urgente restauro.
Nell'abside, dietro l'altare maggiore, il coro ligneo del XVII secolo. Al centro della chiesa, due pulpiti in legno: a sinistra è posto quello più antico, di età medievale, opera di grande pregio artistico; a destra, in posizione elevata, il pulpito del XVII secolo (anno 1717), impreziosito dagli intagli delle colonnine tortili e dei pannelli decorativi.
Le 5 cappelle laterali dai caratteristici altari barocchi in pietra sormontati da pale e medaglioni ed accomunate dalla presenza di colonne tortili o bombate, stemmi dell'Ordine dei Domenicani, statue litiche di santi domenicani, puttini, fregi e decorazioni dorate, sono separate, attraverso balaustre in pietra e cancelletti, e rialzate rispetto alla navata centrale.
Nel lato destro troviamo 3 cappelle, la prima entrando, era la cappella dedicata a San Vincenzo Ferreri, infatti ospitava sull'altare una grande tela del santo, purtroppo andata irrimediabilmente persa a causa delle infiltrazioni d'acqua a cui ancora oggi la cappella è soggetta; la tela fu poi sostituita da una croce processionale della Congrega dell'Immacolata. A seguire la cappella centrale con l'altare dedicato a San Domenico, anche in questo caso è presente una grande tela. Per ultima troviamo la cappella con l'altare della Presentazione al tempio di Gesù. In una nicchia della cappella è collocata la statua lignea di S. Domenico di Guzman, Padre Fondatore dell'Ordine. Un'altra statua (un semi busto), sempre di San Domenico, è presente sul portale laterale della chiesa in via Elia. Le cappelle sul lato sinistro sono invece due, al posto della centrale infatti è stato ricavato un ambiente che conduce all'ingresso laterale in cui sono collocati degli armadi contenenti l'Addolorata e la Madonna della Vittoria o del Rosario, con abito riccamente decorato. La prima cappella ha l'altare dedicato a San Tommaso d'Aquino raffigurato su una tela, mentre in una nicchia è collocata la statua lignea di San Vincenzo Ferreri, sicuramente non nella sua collocazione originale, il simulacro infatti presenta le ali smontate per l'esiguità dello spazio. Passata lo spazio centrale si trova la cappella dedicata Madonna del Rosario, a circondare la grande tela centrale dell'altare troviamo 15 ovali raffiguranti la vita di Gesù.
Nella sagrestia a sinistra, piccolo ambiente posto nelle adiacenze della chiesa per le monache di clausura che per breve periodo hanno abitato il convento, è collocato il sacello della duchessa Isabella Noirot del Belgio, consorte del duca di Ceglie Diego Lubrano, deceduta giovanissima nel 1641[52]. Anche nel lato destro, alle spalle dell'altare, si trova un ambiente affrescato nel 1719, sicuramente utilizzato in passato per raggiungere il chiostro e da cui oggi è possibile raggiungere la scala in pietra che conduce alla cantoria e da cui si azionavano le campane del doppio campanile a vela.
Nella chiesa sono state conservate tra il novembre 1968 e il settembre 2016[53] le settecentesche statue dei Misteri, portate in processione il venerdì Santo.
Costruita sui resti di un tempio pagano – come recenti indagini hanno accertato in modo credibile – dedicato presumibilmente alla dea Latona, l'abbazia è datare nel IX secolo d.C., le prime notizie documentate risalgono al 1182 e sono contenute nel Codice Diplomatico Brindisino[54]. La facciata dell'abbazia, semplice e lineare, è caratterizzata dai campanili a vela a un fornice, simili a quelli della chiesa dell'Annunziata e della chiesa della Madonna della Grotta. Nella parte posteriore, sotto la calce si riconosce un protiro trecentesco di stile gotico. L'interno, a una sola navata, spicca per la vivace policromia delle pareti: sopra l'ingresso è visibile il grande affresco trecentesco raffigurante la Morte della Santa. Di notevole pregio una tela di autore ignoto raffigurante la Sacra Famiglia, e il dipinto a olio ottocentesco attribuito a Vito Nicola Galeone, raffigurante la Madonna col Bambino e santi Cosimo, Damiano e Antonio da Padova. L'altare, tipicamente barocco nelle forme, conserva la statua lignea della Santa del XVIII secolo[55]; sulla sommità è collocato il dipinto della Presentazione di Maria al Tempio.
Piazza Plebiscito |
Abitanti censiti[73]
Nella tabella si nota l'evoluzione del numero della popolazione residente a Ceglie dal 2005 al 2015.[74]
Anno | Residenti | Variazione |
---|---|---|
2005 | 20 751 | |
2006 | 20 678 | -0,4% |
2007 | 20 668 | -0,1% |
2008 | 20 706 | 0,2% |
2009 | 20 671 | -0,2% |
2010 | 20 690 | 0,1% |
2011 | 20 184 | -2,4% |
2012 | 20 089 | -0,5% |
2013 | 20 032 | -0,3% |
2014 | 20 243 | 1,1% |
2015 | 20 269 | 0,1% |
Al 31 dicembre 2014 nel territorio comunale si registra la presenza di 461[75] stranieri regolari (182 maschi e 279 femmine), pari circa allo 2,3% della popolazione cegliese. Per quanto riguarda la suddivisione per paese d'origine degli stranieri, i dati sono sempre riferiti al 31 dicembre 2014, si evince che sono presenti (si riportano paese d'origine e numero individui per le nazionalità più consistenti):
Il dialetto parlato a Ceglie Messapica è «un idioma irto e arcaico, chiuso in un'enclave, o meglio al discrimine tra diverse aree linguistiche [...] sicché ha goduto nel tempo di una propria insularità che l'ha preservato da contaminazioni massificanti e imbastardimenti consumistici»[76]. I vocaboli usati sono nella maggioranza tarantini, ma la sua cadenza rimanda molto spesso ai dialetti pugliesi della fascia centrale. Nonostante una quasi coincidenza col vocabolario tarantino, si trovano anche vocaboli condivisi con tale fascia: ne sono un esempio i pronomi dimostrativi, cusse (questo) e cudde (quello), a differenza del tarantino che li indica con quiste (questo) e quidde (quello). I dialetti dei piccoli centri limitrofi di San Michele Salentino e Villa Castelli[77] derivano direttamente dal cegliese, per cui ne conservano moltissime assonanze e similitudini (le due cittadine furono infatti fondate da contadini e coloni cegliesi ivi trapiantatisi secoli or sono) soprattutto quello castellano.
«A terra mea bbone, / come se disce a lle muèrte de case, / c'angore vìvene atturne: / le rape forte i ambunne / d'a grameggne, ca na ppué scappà tutte sane, / scapuzzate a ffatìe, i ppo sobbe a lle mascere / da ppeccià u tiembe de fiche, / a sera tarde: i sccattarizze de cardune / i vvambe sembe cchjù jerte a sserpiende de fueche / i jùcchele i zzumbe de le peccinne, / ca u core te rite chjine de priésce / scurdànnese pe nnu picche. / [...] » «La terra mia buona, / come si dice ai morti di casa, / che ancora vivono attorno; le radici tenaci e profonde / della gramigna, che non puoi svellere intere, / strappate a fatica, e poi sui cumuli / di stoppia da incendiare al tempo dei fichi / a sera tarda: e scoppiettii di cardi / e vampe sempre più alte a serpenti di fuoco / e strilli e salti dei ragazzi, / che il cuore ti ride colmo di allegrezza / dimenticandosi per un poco. [...]» |
(Pietro Gatti, «A terra meje / La terra mia» (Grafischena, Fasano, 1976, p. 19 sgg.), in «Le parole di legno. Poesia in dialetto nel '900 italiano», a cura di Mario Chiesa e Giovanni Tesio, Milano, Mondadori, vol. II, pp. 250-260) |
La religione più diffusa sul territorio è il Cristianesimo nella confessione cattolica. Risalgono all'ètà medioevale le prime tracce storiche di tipo religioso rinvenute nel territorio comunale e manifestano la presenza di comunità legate sia al culto di tipo romano sia greco-bizantino. In particolare sono presenti nel territorio comunale una cripta basiliana all'interno della grotta di S. Michele, in cui, grazie agli affreschi di chiara influenza bizantina e ai resti rinvenuti, è stato possibile stabilire la frequentazione della cavità da parte dei monaci bizantini basiliani già nell'VIII secolo. Oltre alla cripta altre strutture religiose di chiara origine medioevale sono la chiesa della Madonna della Grotta, la chiesa dell'Annunziata e l'abbazia di Sant'Anna. Nel corso dei secoli sono state costruite chiese, cappelle votive e piccole edicole per rafforzare e tener viva la religiosità cittadina. Attualmente Ceglie rientra nella giurisdizione episcopale della Diocesi di Oria e venera il patrono sant'Antonio da Padova e i compatroni san Rocco da Montpellier e sant'Anna. Ceglie ospita inoltre le spoglie di sant'Aurelia vergine e martire[78].
Il territorio comunale è suddiviso in quattro parrocchie[79].
Tra le minoranze religiose vi sono i Testimoni di Geova, che hanno anche un proprio luogo di culto e, come diretta conseguenza dell'immigrazione alcuni ortodossi.
Processione dei Misteri |
Molto sentite dalla popolazione, sono le feste patronali, i festeggiamenti in onore del patrono della città, Sant'Antonio risalenti al 1630[80], di Sant'Anna[81] e del compatrono San Rocco[82].
Durante il periodo pasquale in città si svolgono i riti della Settimana Santa che includono le processioni della Domenica delle Palme, il pellegrinaggio ai Sepolcri e la processione dei Misteri, risalenti alla prima metà del 1700[83].
Particolarmente sentita è l'antica tradizione dei giovedì di settembre, le prime fonti scritte risalgono al 1812[84].
L'istruzione di primo grado a Ceglie è offerta da 2 istituti comprensivi[85][86], di circa 800 alunni, suddivisi in vari plessi scolastici. Fino al 2011, anno in cui è avvenuta la riorganizzazione degli istituti dell'istruzione primaria, Ceglie contava 2 circoli didattici, Edmondo De Amicis e Giovanni Bosco, per il coordinamento delle scuole elementari e materne e una scuola media inferiore intitolata a Giovanni Pascoli. È inoltre presente la Scuola Elementare e Materna privata intitolata al "Sacro Cuore di Gesù" retta dalle Suore domenicane missionarie di San Sisto.
L'istruzione di secondo grado è offerta dall'I.I.S.S. "Cataldo Agostinelli"[87]. L'istituto nato nel 2000 per popolazione scolastica è uno dei maggiori della provincia e offre un'offerta formativa molto variegata, infatti la scuola conta 6 diversi indirizzi didattici:
Ceglie ospita una sede distaccata del conservatorio statale Tito Schipa di Lecce[88].
Ceglie è sede del Centro Internazionale di Gastronomia Mediterranea[89], denominato Med Cooking School. Il centro nato nell'ambito del progetto IN.C.O.ME finanziato con fondi europei degli INTERR GRECIA-ITALIA 2000/2006 e 2007/2013 si pone l'obbiettivo creare la prima scuola di Alta cucina completamente dedicata alla tipicità e, con in più, di tipo Mediterraneo[90]. La scuola nel 2009 ha offerto un primo corso di studi programmato e diretto dall'Università di Bari – Facoltà di Agraria[91]. Per il maggio 2013 sono stati organizzati nuovi corsi didattici, in particolare di cucina e pasticceria mediterranea a cura di chef ed esperti gastronomici. Dall'ottobre 2014 la scuola ha incominciato una collaborazione con la scuola internazionale di cucina italiana ALMA[92], offrendo nella sua sede il corso sulle Tecniche di Base[93].
Ceglie inoltre è sede dell'Università della Terza Età.
La Biblioteca Pietro Gatti e la Pinacoteca Emilio Notte sono allocati in due distinte ali del Castello Ducale.
La Biblioteca comunale intitolata[94] al poeta dialettale cegliese possiede testi e libri che riguardano la città di Ceglie, alcune pubblicazioni del poeta e numerosi testi da lui donati e il lascito (manoscritti, documenti e libri) del matematico Cataldo Agostinelli[95]. Il patrimonio librario si può quantificare in quasi 16 000 testi[96].
La Pinacoteca Emilio Notte ospita alcune opere dell'artista futurista di origine cegliese donate dallo stesso alla civica amministrazione, tra le quali l'opera la “Crocefissione”[97].
Il museo comunale MAAC[98], Museo Archeologico e di Arte Contemporanea è allocato nei locali Ex OMNI in via Enrico De Nicola. Il museo è strutturato su tre livelli, al piano terra rialzato è presente il Museo Archeologico[99] ex Centro di Documentazione Archeologica comunale e al piano primo il Museo di Arte Contemporanea che ospita le opere che nelle varie edizioni hanno partecipato al concorso nazionale Emilio Notte[100]. Il MAAC è stato riaperto al pubblico nel maggio 2016[101] dopo lavori di restauro della struttura realizzati nell'ambito di un progetto finanziato con fondi europei che ha aveva il fine di rimodulare e riorganizzare l'offerta dell'intero sistema museale cegliese denominato "Sistema Gusto d'Arte".
Il museo archeologico, centro di documentazione archeologica[102] ospita la mostra “Messapica Ceglie” organizzata dall'amministrazione comunale, dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia e con la collaborazione scientifica dell'Università di Lecce. La mostra comprende alcuni dei numerosi reperti archeologici ( trozzelle messapiche, corredi funerari, iscrizioni ed epigrafi e monete) rinvenuti nel territorio comunale che spaziano dalla Preistoria all'età ellenistica corredati da documentazioni e cartografie riguardanti le attività di scavo effettuate negli ultimi decenni a Ceglie. Inoltre un ampio settore è dedicato al sistema difensivo della città di epoca messapica, costituito da cinte murarie, localmente note come "Paretoni" e Specchie. All'interno del museo inoltre sono presenti anche il calco della Tana delle Iene, cavità carsica scoperta nel 2000 in cui furono rinvenuti alcuni resti dell'età Paleolitico Inferiore Medio e un settore espositivo dedicato alle asce neolitiche rinvenute nel territorio comunale[103].
Media
Music Italia TV, Video M Italia, Radio Ceglie, Radio Stella.
TV
Nella seconda edizione di MasterChef Ceglie è stata scelta come città per lo svolgimento della quinta prova in esterna. Ceglie Messapica viene definita da uno dei conduttori Tempio della Cucina Pugliese. Durante lo svolgimento della prova i concorrenti hanno preparato alcuni dei piatti tipici della gastronomia cegliese tra i quali le orecchiette al pomodoro fresco e basilico, fave e cicorie, grano pesto al ragù di carne e infine le braciole di carne al sugo.
Cinema
Nel 1979, presso la discoteca "Io Valentino", furono girate alcune scene del film L'infermiera di notte, con Gloria Guida che canta e balla e d.j. d'eccezione l'attore Lucio Montanaro.
Nel 2011, presso la stazione ferroviaria sono state girate alcune scene del film 100 metri dal paradiso, con Giulia Bevilacqua, Giorgio Colangeli, Jordi Mollà, Domenico Fortunato per la regia di Raffaele Verzillo.
La cittadina vanta un'affermata tradizione gastronomica che, dagli anni cinquanta, le ha procurato diversi riconoscimenti, soprattutto nell'ambito della gelateria, della pasticceria e dei prodotti da forno.[senza fonte]
La città e tutto il territorio sono disseminati da numerosi ristoranti molti dei quali sono di notevole caratura e annoverati dalle migliori guide gastronomiche, che offrono i piatti tipici della tradizione locale a base di verdure o carne in alcuni casi rivisitati in chiave moderna.[senza fonte]
A Ceglie sono presenti un Istituto Alberghiero e una Scuola Internazionale di Gastronomia (Med Cooking School), dove si formano e si specializzano nuovi talenti della cucina.
Tra i prodotti maggiormente apprezzati della cucina cegliese[104] troviamo il biscotto cegliese e il panino cegliese.
Il "Biscotto di Ceglie", è riconosciuto come "Presidio Slow Food" e come prodotto agroalimentare tradizionale (P.A.T.). Si tratta di un pasticcino a base di mandorle tostate, con marmellata di amarene e limone, ricoperto con una glassa a base di zucchero e cacao (u sceléppe). Per la sua realizzazione sono impiegate mandorle di produzione locale, di una varietà chiamata "cegliese" contraddistinta dal guscio semiduro. In passato, i biscotti cegliesi erano prodotti dalle famiglie contadine in occasione delle feste importanti e dei banchetti nuziali.
L'invenzione e diffusione del panino cegliese viene attribuita a Vincenzo Zito (bottegaio di generi alimentari) che per primo commercializzo il panino con la sua originale ricetta. Si tratta di un panino (rosetta o pagnotta) farcito con tonno e olio extravergine d'oliva brindisino, fette di provolone stagionato e piccante, capperi dissalati e fette di mortadella.[105]
L'attuale centro urbano è il risultato di uno sviluppo urbanistico durato più secoli.
Il nucleo originario è individuabile nell'attuale centro storico, intorno a esso, soprattutto a partire dall'Ottocento, si svilupparono nuovi quartieri o rioni, tra i quali i rioni Mammacara e Ospizio, e vennero costruiti nuovi edifici pubblici quali: il Teatro comunale, la chiesa di San Rocco, la chiesa di San Gioacchino, il Calvario, la Torre dell'Orologio e il macello comunale.
Nel corso del Novecento la città ha teso da prima a svilupparsi lungo le principali direttrici viarie, in direzione della stazione ferroviaria e soprattutto a partire dagli anni settanta si è assistito a una nuova espansione della città con la realizzazioni di nuove lottizzazioni e quartieri che comunque hanno mantenuto impianto urbanistico simile a quello originario, caratterizzato da una compattezza dell'edificato e da assi viari aventi sezioni minime. Gli ultimi importanti interventi urbanistici hanno riguardato l'area a sud dell'abitato, quando a partire dagli anni ottanta lungo la direttrice per Francavilla Fontana, in maniera non contigua all'impianto urbano persistente, sono stati realizzati una zona abitativa PEEP e di edilizia popolare legge n. 167, la zona P.I.P. a servizio del quartiere in cui hanno sede attività di tipo artigianale.
Inoltre a ridosso dell'abito, soprattutto nella contrada Montevicoli e sulla strada che conduce a Martina Franca, sono sorte delle zone periurbane residenziali caratterizzate da bassa densità insediativa che comunque hanno comportato un notevole frazionamento del tessuto agrario.
Centro Storico |
Il centro storico di impianto medioevale sorge nella parte finale di uno dei 2 colli su cui si è sviluppata la città. Per le caratteristiche geomorfologiche, che permettevano una facile fortificazione dell'area attraverso cinte murarie, il sito già in età messapica fu scelto come punto per realizzare l'acropoli e i tempi.
L'attuale tessuto urbano è invece sormontato dal Castello Ducale e dalla Collegiata, intorno a essi seguendo le linee morfologiche del colle si sviluppano, quasi a formare una figura circolare, una fitta rete di viuzze strette e tortuose, vie e scalinate (quasi tutte lastricate in pietra locale con le cosiddette chianche), interrotte da spiazzi o larghi (i più grandi: Largo Ognissanti, Largo Celso e Piazza Vecchia) e qualche sottopasso[106]. Sulle caratteristiche viuzze si affacciano per lo più piccole unità immobiliari sviluppate su 2 livelli, in rari casi su 3. Le unità immobiliari si caratterizzano per la presenza di piccole porte di accesso, scalinate esterne, piccoli balconcini realizzati ai livelli superiori e le caratteristiche finestre che hanno la particolarità di avere 4 piedritti sporgenti rispetto alle facciate in corrispondenza degli angoli. Le piccole abitazioni, scialbate con latte di calce, l'una simile all'altra, danno ai vicoli quasi un aspetto uniforme che viene interrotto episodicamente dalla presenza di edifici di maggiori dimensioni come: il Castello, le chiese, il convento dei domenicani e i palazzi gentilizi.
Il centro storico per essere “un unicum ambientale-architettonico di notevole valore” è interamente sottoposto a vincolo paesaggistico al fine di tutelare l'area di “notevole interesse pubblico” dal D.M. del 18 maggio 1999[107].
I rioni sono nati come naturale espansione del centro medioevale, in parte su quelli che un tempo dovevano essere gli orti a servizio della città, infatti alcune delle principali vie di questi quartieri conservano nel loro nome la dicitura orto (esempi: via Orto Nannavecchia, via Orto di Burla, via Orto del Capitolo e via Orto Lamarina). I nuovi rioni sorti a partire dei primi anni dell'Ottocento riunivano in un certo modo la città alle strutture religiose che nei secoli precedenti erano sorte nelle sue vicinanze, in particolare all'abbazia medioevale di Sant'Anna, al convento cinquecentesco dei frati cappuccini e alla cappella, poi divenuta chiesa nella seconda metà del secolo, dedicata a san Rocco. Le abitazioni appaiono simili a quelle del centro storico, anche se sviluppate principalmente su tre livelli, i lotti restano di piccole dimensioni. Il tessuto urbano appare più organizzato, le strade si allargano leggermente e si sviluppano in maniera rettilinea e ortogonale. Il tessuto urbano viene interrotto dalle due piazze (Plebiscito e Sant'Antonio), da vie più ampie (corso Garibaldi, via Dante Alighieri, via San Rocco e via Sant'Anna) e da alcuni edifici di maggiori dimensioni (chiese, alcuni palazzi e gli edifici pubblici costruiti in quel periodo).
Anche questa zona è tutelata dallo stesso vicolo paesaggistico del centro storico.
L'economia è basata prevalentemente sull'agricoltura (soprattutto ulivi e viti), anche se non mancano attività manifatturiere.
In notevole crescita anche il turismo, non solo enogastronomico ma anche artistico e rurale grazie alla campagna cegliese ricca di trulli, masserie e ulivi secolari; notevole anche l'afflusso di sempre più inglesi, francesi e tedeschi.[senza fonte]
Il settore agricolo è quello che occupa maggior numero di lavoratori per ettaro[non chiaro]. Si basa principalmente sulla coltura dell'olivo, del mandorlo, del fico. della vite e del ciliegio.La produzione di mandorle serve per la produzione dolciaria, soprattutto del biscotto cegliese. Nel territorio è molto attivo anche l'allevamento di bovini ovini, suini e caprini.
Il territorio di Ceglie rientra nell'area di produzione della DOP Olio Collina di Brindisi[108].
Il sistema viario extraurbano di Ceglie Messapica è imperniato su alcune arterie di rilevanza locale:
La stazione ferroviaria di Ceglie è posta sulla linea Martina Franca - Lecce delle Ferrovie del Sud Est, che collega diversi comuni interni del Salento.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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maggio 1945[109] | ottobre 1945 | Rocco Spina | Partito Comunista Italiano | Sindaco | |
1945 | 1946 | Francesco Allegretti Cenci | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
1946 | Carlo Colucci | Sindaco | |||
1946 | 1947 | Alessandro Argentiero | Sindaco | ||
1947 | Martino Quarto | Sindaco | |||
1947 | Comm. pref. | ||||
1947 | 13 aprile 1948 | Martino Quarto | Sindaco | ||
13 aprile 1948[111] | 18 maggio 1949 | Pasquale Bevilacqua | Comm. pref. | ||
18 maggio 1949[113] | 1953 | Alberto Montesani | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
1953 | 2 maggio 1954 | Luigi Ricci | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
2 maggio 1954[115] | 13 gennaio 1965 | Cosimo Mastro | Democrazia Cristiana | Sindaco | elezioni comunali 1954, 1958 e 1962 |
13 gennaio 1965[117] | 30 agosto 1978 | Camillo Caliandro | Democrazia Cristiana | Sindaco | elezioni comunali 1967 e 1972 |
31 agosto 1978[119] | 19 gennaio 1980[109] | Vincenzo De Fazio | Democrazia Cristiana | Sindaco | elezioni comunali 1978 |
19 gennaio 1980[121] | 8 settembre 1981 | Oronzo Elia | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
25 settembre 1981[123] | 11 ottobre 1983 | Cosimo Gioia | Democrazia Cristiana e PSDI | Sindaco | |
11 ottobre 1983[125] | 18 luglio 1986 | Cosimo Mastro | Democrazia Cristiana e PSI | Sindaco | elezioni comunali 1983 |
19 luglio 1986[127] | 20 aprile 1993 | Paolo Locorotondo | Democrazia Cristiana e PSDI | Sindaco | elezioni comunali 1988 |
20 aprile 1993 | 6 dicembre 1993 | Mario Giannuzzi | Comm. pref. | ||
6 dicembre 1993[128] | 30 dicembre 1994 | Pietro Mita | Centro-Sinistra | Sindaco | |
gennaio 1995 | giugno 1995 | Rosa Maria Simone | Comm. pref. | ||
9 giugno 1995[128] | 27 giugno 1999 | Pietro Mita | Rifondazione Comunista | Sindaco | |
27 giugno 1999[128] | 30 marzo 2001 | Pietro Magno | Centro-Destra | Sindaco | |
30 marzo 2001 | 27 maggio 2002 | Rosa Maria Simone | Comm. pref. | ||
27 maggio 2002[128] | 31 maggio 2004 | Mario Annese | Centro-Destra | Sindaco | |
31 maggio 2004 | 18 aprile 2005 | Clara Minerva | Comm. pref. | ||
18 aprile 2005[128] | 12 aprile 2010 | Pietro Federico | Centro-Sinistra | Sindaco | |
12 aprile 2010[128] | 2 ottobre 2019 | Luigi Caroli | vari partiti di Centro-Destra | Sindaco | |
4 ottobre 2019[130] | 5 ottobre 2020 | Pasqua Erminia Cicoria | Comm. pref. | ||
5 ottobre 2020[132] | in carica | Angelo Palmisano | Fratelli d'Italia e liste civiche | Sindaco | |
La principale squadra di calcio della città è la società A.S.D Calcio Ceglie che milita in Prima Categoria dopo aver conseguito due promozioni di fila nei campionati di terza e seconda categoria
Le due squadre cittadine del Volley Ceglie e della Nuova Pallavolo Ceglie disputano i campionati regionali maschili in Serie C e in Serie D; la Nuova Pallavolo Ceglie ha una compagine femminile militante in Prima Divisione.
La squadra di basket maschile Nuova Pallacanestro Ceglie 2001[133] milita nel campionato di promozione
Avevano sede nel comune la società New Basket Ceglie e la Maicard Basket Ceglie, non più attive[134]. Nativo della località è Damiano Faggiano.
Dal 1952 si disputa nel comune e dintorni la Coppa Messapica, una competizione ciclistica di rilevanza nazionale riservata alle categorie Elite e Under 23; nella 58ª edizione, quella del 2017, la Coppa è valsa per l'assegnazione dei titoli di campione italiano delle predette categorie[135]. Nel 1982 la competizione valse come prova unica del campionato italiano femminile di ciclismo su strada[136] juniores e seniores, le vincitrici per le due categorie furono rispettivamente Roberta Bonanomi e Maria Canins.
L'abitato di Ceglie è stato attraversato tre volte dalla carovana del Giro d'Italia, in particolare nella 17ª[137], 87ª e 100ª edizione. Ceglie è stata scelta più volte anche come partenza o arrivo di tappa del Giro di Puglia.
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