Villimpenta (Vilimpénta in dialetto mantovano[5]) è un comune italiano di 2 100 abitanti[1] della provincia di Mantova, alla quale appartiene dal XIV secolo.
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Villimpenta comune | |
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Il castello | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Provincia | Mantova |
Amministrazione | |
Sindaco | Daniele Travenzoli (lista civica Passione comune) dal 13-6-2022 |
Territorio | |
Coordinate | 45°09′N 11°02′E |
Altitudine | 18 m s.l.m. |
Superficie | 14,85 km² |
Abitanti | 2 100[1] (31-8-2022) |
Densità | 141,41 ab./km² |
Frazioni | Pradello[2] |
Comuni confinanti | Castel d'Ario, Gazzo Veronese (VR), Roncoferraro, Sorgà (VR), Sustinente |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 46039 |
Prefisso | 0376 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 020068 |
Cod. catastale | M044 |
Targa | MN |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[3] |
Cl. climatica | zona E, 2 388 GG[4] |
Nome abitanti | villimpentesi |
Cartografia | |
Posizione del comune di Villimpenta nella provincia di Mantova | |
Sito istituzionale | |
Modifica dati su Wikidata · Manuale |
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Composta dal latino Villa, edificio campestre cinto da altre dimore e decorato.[5]
Il nome deriva da villapicta, è un composto di Villa e dell'aggettivo latino pictus, -a, -um (dipinto) attraverso la forma impincta.[6]
Il paese ha origini remote e numerosi ritrovamenti archeologici fanno risalire l'insediamento al Neolitico e nell'Età del Bronzo. La più antica citazione risale al 1047 e parla di un castellum in Villapicta di proprietà dell'abbazia di San Zeno di Verona, a loro donata dall'imperatore Enrico III. Villimpenta fu ceduta al controllo dei veronesi sino al 1243, quando i mantovani si riappropriarono della zona, imprigionando anche i fiancheggiatori di Ezzelino da Romano.[7] Nel XIV secolo passò sotto gli Scaligeri, i Visconti e il 23 Gennaio 1391 definitivamente sotto i Gonzaga con Francesco I Gonzaga, signore di Mantova, che acquistò da Gian Galeazzo Visconti la zona comprendente anche il borgo e l'antico castello.[8] I Gonzaga governarono sino al 1708, anno della loro caduta. Il borgo fu saccheggiato nel 1618 e nel 1796 dalle truppe francesi e da quelle austriache nel 1796.
«D'azzurro, al castello formato da tre torri quadrangolari riunite dalla cortina di muro e dall'edificio di forma composita, chiuso di due e finestrato di uno, unito a destra, le torri viste d'angolo, in prospettiva, la torre di destra, più alta, finestrata di due, la torre centrale e quella di sinistra finestrata di uno, torri e cortina merlate alla ghibellina, il tutto al naturale e fondato sulla fascia diminuita, di verde, uscente dallo specchio d'acqua, posto in punta a guisa di campagna, al naturale, riflettente l'immagine del castello, d'argento.» |
Il gonfalone è un drappo di bianco.
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Tra Castel d'Ario e Villimpenta c’è sempre stato un conflitto morale. Iniziato quando è stata costruita la stazione ferroviaria a Castel d'Ario, perché gli enti dovevano scegliere tra i due luoghi. I Casteldariesi per beffeggiare i Villimpentesi si sono recati con un trenino giocattolo. Per vendetta ancora oggi i Villimpentesi hanno copiato la "Bigolada" creando una loro festa utilizzando del sugo specifico della bigolada venduto dalla Proloco di Castel d'Ario.[senza fonte]
Abitanti censiti[10]
Nella cittadina si tiene la Festa del Risotto, gemellata con la Sagra de la Volìa Cazzata (Sagra dell'Oliva Schiacciata) di Martano (Lecce)[12].
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