Salmezza [salˈmɛʣːa] (Salmègia [salˈmɛʤa] in dialetto bergamasco[2]) è una frazione del comune di Nembro, in provincia di Bergamo.
Salmezza frazione | |
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Localizzazione | |
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Comune | ![]() |
Territorio | |
Coordinate | 45°46′55.56″N 9°43′55.2″E |
Altitudine | 1 030 m s.l.m. |
Abitanti | 8[1] (2001) |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 24027 |
Prefisso | 035 |
Fuso orario | UTC+1 |
Patrono | san Barnaba |
Giorno festivo | 11 giugno |
Cartografia | |
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Il piccolo borgo di Salmezza si trova in una conca naturale situata ad un'altezza di circa 1.000 m s.l.m. tra il monte Podona ed il monte Filaressa, rilievi posti sul versante orografico destro della val Seriana. Poco distante dall'altopiano di Selvino e dallo spartiacque con la val Serina (tributaria della val Brembana), conserva le caratteristiche di borgo alpino con cascinali ed abitazioni rustiche, muri in pietra a secco ed ampie distese erbose, il tutto inserito in un contesto naturalistico d'alto profilo.
Il nucleo abitativo è dominato dalla piccola chiesa di san Barnaba che, edificata nel corso del XVI secolo, fa da sempre riferimento alla parrocchia di Selvino.
La rete viaria di Salmezza è molto semplice e composta da due sole vie d'accesso: una proveniente da Selvino e l'altra da Sambusita (frazione di Algua). Vi sono inoltre numerosi sentieri e mulattiere, che collegano la località con Lonno, Monte di Nese, Miragolo (frazione di Zogno) e Sambusita.
Se il presente vede Salmezza come piccola frazione quasi disabitata e dimenticata, il passato rivela invece un borgo florido percorso da traffici commerciali fin dall'epoca medievale.
Da questi luoghi passava difatti la via Mercatorum, utilizzata da commercianti e viandanti per raggiungere la val Brembana, in quei tempi difficilmente raggiungibile utilizzando gli impervi sentieri del fondovalle.
Questa strada lastricata si sviluppava nel suo tratto iniziale in val Seriana: dopo aver raggiunto il paese di Nembro, guadagnava quota toccando Lonno, da cui si saliva fino a Salmezza. Da qui In breve si giungeva a Selvino, per poi scendere verso Trafficanti (frazione di Costa Serina) e quindi giungere a Serina.
Salmezza prosperava soprattutto grazie alla presenza di locande che ospitavano i viandanti, di stazioni per il cambio dei cavalli e di edifici di dogana. Molto probabilmente vi erano anche collocati alcuni edifici adibiti a deposito del sale, da cui deriverebbe appunto il toponimo[3]. Un'altra ipotesi, meno attendibile, riguardante l'origine dello stesso è data dal Tiraboschi, secondo il quale deriverebbe da salmesa, stante ad indicare l'origine di una sorgente (da sal, sorgente e mes, abitazione), di origine celtica[4].
Citato negli statuti cittadini del 1248, Salmezza viene indicato come aggregato a Nembro già nel XIV secolo. Il legame amministrativo tra le due località, nonostante siano distanti l'una dall'altra quasi sei chilometri di scoscesi pendii (che salgono a dodici se si volesse percorrere la strada carrozzabile), pur essendo Salmezza molto più vicina, tra gli altri, a Selvino, è anch'esso dovuto alla via Mercatorum che, oltre a permettere un buon collegamento tra le due località, garantiva ingenti introiti al capoluogo, politicamente più influente rispetto ai comuni vicini.
È documentato che successivamente, tra il XVI ed il XVII secolo, il borgo di Salmezza abbia anche agito, per la gestione del territorio e l'usufrutto dei boschi e delle zone circostanti, in comune accordo con Selvino e Miragolo, opponendosi alle richieste avanzate dal paese di Costa Serina.
Nel XVI secolo il nome di Salmezza oltrepassò i confini della provincia di Bergamo grazie al pittore Enea Salmeggia (detto Il Talpino). Di umili origini, nacque nel borgo in una data compresa tra il 1546 ed il 1558, adottò de facto come cognome il toponimo del luogo natale. Morto a Bergamo nel 1626, tra le sue opere, disseminate in tutta la Lombardia, il noto Madonna col Bambino in gloria e i santi Rocco, Francesco e Sebastiano, custodita presso la Pinacoteca del Castello Sforzesco.
Nel 1831 è documentato che vi fosse una scuola elementare, inizialmente gestita da religiosi e divenuta poi comunale. Questa venne chiusa nel 1931 in seguito allo spopolamento che colpì il borgo, al pari di numerose altre realtà montane, con gli alunni che vennero indirizzati a Selvino.
In quell'anno la popolazione contava soli 32 abitanti, numero in continua diminuzione fino ai giorni nostri, senza che il fenomeno venisse mai arrestato.
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