Roccascalegna è un comune italiano di 1 049 abitanti[2] della provincia di Chieti in Abruzzo. È uno degli undici comuni membri della Comunità montana Aventino-Medio Sangro.
Roccascalegna comune | |
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Castello di Roccascalegna | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Abruzzo |
Provincia | Chieti |
Amministrazione | |
Sindaco | Domenico Giangiordano[1] (lista civica "Domani per Roccascalegna") dal 12-6-2022 |
Territorio | |
Coordinate | 42°03′43.82″N 14°18′23.49″E |
Altitudine | 430 m s.l.m. |
Superficie | 23,01 km² |
Abitanti | 1 049[2] (31-12-2021) |
Densità | 45,59 ab./km² |
Frazioni | Agoniera, Aia di Rocco, Articciaro, Capriglia, Collebuono, Colle Grande, Finocchieto, Fontacciaro, Pagliari Gentili, Solagne |
Comuni confinanti | Altino, Archi, Bomba, Casoli, Gessopalena, Torricella Peligna |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 66040 |
Prefisso | 0872 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 069075 |
Cod. catastale | H442 |
Targa | CH |
Cl. sismica | zona 1 (sismicità alta)[3] |
Cl. climatica | zona D, 1 879 GG[4] |
Nome abitanti | roccolani |
Patrono | SS. Cosma e Damiano |
Giorno festivo | 27 settembre |
Cartografia | |
Posizione del comune di Roccascalegna all'interno della provincia di Chieti | |
Sito istituzionale | |
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Sono diverse le ipotesi sull'origine del nome del paese. Alcuni studiosi rifacendosi al Catalogus baronum del 1379 che indicava il paese come Rocca-scarengia ed a studi della lingua francese antica non ben identificati hanno sostenuto che "scalegna" deriverebbe da scarengia o scarenna cioè dirupo, scarpata o burrone, indicante il fianco dello sperone sul quale è posta la rocca; altri la fanno risalire al longobardo Aschari, Rocc-aschar che mutando la r in l per rotazione consonantica è diventata poi Roccascalegna. La tesi più accreditata e popolare sostiene invece che l'attuale nome derivi da "Rocca con la scala di legno", scala a pioli in legno che dal paese conduceva direttamente alla torre del castello (scala raffigurata anche nello stemma comunale).[5]
Come riferito dal Catalogus Baronum, l'origine del paese è del XII secolo, più precisamente nel 1160, forse su di un insediamento preesistente. Certo però è che in località Collelongo sono stati ritrovati dei ruderi dell'Eneolitico e a Capriglia e a Colle Cicerone dei ruderi di epoca romana. Tuttavia dei monaci, verosimilmente già esistevano in zona come per la Chiesa di San Pancrazio già esistente nell'829. La chiesa attuale risale al 1205 come ricostruzione della preesistente chiesa. Originariamente il borgo è sorto come avamposto longobardo per il controllo della Valle del Rio Secco per difendere la zona contro i Bizantini. I Longobardi eressero, dove ora è il castello di Roccascalegna, una torre d'avvistamento.
Indi si susseguirono dapprima i Franchi, poi i Normanni. Il vero e proprio castello, tuttavia, è, verosimilmente, di epoca normanna. Nel 1320 Roccascalegna viene nominata nel periodo angioino "cum castellione", all'epoca, quindi, il castello già esisteva. La successiva menzione è del XV secolo, nel regno di Giovanna II di Napoli durante le gesta di Giacomo Caldora, con la ribellione del figlio Antonio, i soprusi di Raimondo Caldora e l'ascesa al trono degli Aragonesi al trono del Regno di Napoli. In questo periodo un soldato sotto il comando di Giacomo Caldora, Raimondo d'Annecchino è feudatario del paese; la sua famiglia rimase feudataria del borgo fino al 1525 quando Giovanni Maria d'Annecchino fece ricostruire il castello.[6]
Con l'avvento dell'evo moderno vi è il solito avvicendarsi dei feudatari e vari passaggi dai feudatari stessi alla Regia Corte e da questa ad un nuovo signore cui far accettare i Capitoli. Nel 1531 Diego Sarmemto conferma questi Capitoli o Statuti, ma subito dopo il paese ritorna alla Regia Corte che la vende a Giovanni Genovois di Chalem che la rivende ai Carafa. Orazio Carafa oppresse i paesani fino a che, il 15 ottobre 1584 insorgono e, aiutati dal prete, lo uccidono. Gli succedono il fratello Giovanni Girolamo e Girolamo. Alla fine del secolo i Carafa, oberati di debiti, sono costretti a vendere il castello. Ai Carafa succedono i Corvo o de Corvis. Gli ultimi feudatari di Roccascalegna furono i Nanni. Il castello, all'epoca versava in pessime condizioni. La loro residenza fu spostata più in basso, in un luogo ritenuto più comodo. Oggi tale palazzo è adibito a residenza privata, ma vi sono anche un forno ed un laboratorio di un artigiano. Con l'unità d'Italia prosperano lutti, ruberie, emigrazione e brigantaggio mentre i ricchi borghesi speculano sulla proprietà fondiaria. Il castello per essere restaurato dovrà attendere il finire del millennio.[6]
Secondo una tradizione popolare - ripresa in chiave surreale anche nel film Sottovoce del 1993[7] - nel corso del XVII secolo un esponente della famiglia Corvo De Corvis, durante una rivolta popolare animata da Masaniello e Giulio Genoino contro il regime vicereale spagnolo, si sarebbe trasferito dalla Corte di Napoli ai suoi possedimenti di Roccascalegna, dove avrebbe cercato di ripristinare una tassa che ricordava quella medievale dello Ius primæ noctis. Ciò avrebbe naturalmente suscitato una ribellione tra i suoi sudditi, e una persona ignota (uno uomo o una donna), si sarebbe nottetempo introdotto nel Castello e sostituito alla consorte, uccidendo il feudatario.[8]
Lo stemma comunale e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 21 novembre 1995.[9]
«D'azzurro, alla torre di argento, murata di nero, chiusa dello stesso, munita di due marcapiani e di quattro finestre, di nero, due finestre con il lato inferiore coincidente con il marcapiano inferiore, le altre due, più piccole, con lo stesso lato coincidente con il marcapiano superiore, essa torre merlata alla guelfa di quattro, fondata in punta, unita alla scala di nero, di quattro pioli, posta in banda a sinistra, fondata nel canton sinistro della punta. Ornamenti esteriori da Comune.» |
Il gonfalone è un drappo di bianco.
Roccascalegna è tra i paesi ai quali è stato assegnato il marchio Bandiera arancione del Touring Club Italiano. Inoltre, è uno dei trentanove comuni italiani facenti parte dell'Associazione Nazionale delle Città del Miele[10].
Viene chiamato dai paesani La Rocca. Il castello venne verosimilmente costruito dai Longobardi a difesa dalle invasioni bizantine di un centro abitato longobardo poco tempo prima fondato, dapprima come torre d'avvistamento poi man mano ingrandito fino a diventare un castello. Il Castello domina, su di uno sprone con fianchi a burrone, la valle del Riosecco, affluente di sinistra del Sangro. Poi, esclusa una bolla contabile del 1320, il castello di Roccascalegna cade nell'oblio fino al 1525, epoca in cui avviene un restauro causa l'introduzioni delle nuove (per l'epoca) armi da fuoco. Successivamente il castello passa nelle mani della famiglia Corvi per tutto il XVII secolo. Nel 1705, subisce un secondo restauro, ma stavolta si tratta della monumentale rampa d'accesso. Un nuovo periodo di oblio colpisce il castello, a causa della scelta di abbandonarlo da parte della famiglia Nanni in favore del palazzo baronale. Nel 1985, quando l'ultima famiglia di feudatari (i Croce-Nanni) donò al comune il castello, il quale inizia subito un'opera di restauro terminato solamente nel 1996, restauro che porterà all'antico splendore il castello[11]. Compare nel film Il racconto dei racconti - Tale of Tales di Matteo Garrone.[12]
Abitanti censiti[22]
Secondo i dati ISTAT[23] al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente era di 104 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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12 giugno 1994 | 26 maggio 2002 | Giovanni Angelo Di Giovannangelo | Lista Civica (1982-1998) Lista Civica di Centro-sinistra (1998-2002) |
Sindaco | [24][25] |
27 maggio 2002 | 6 maggio 2012 | Nicola Fiorindo Travaglini | Lista Civica di Centro-sinistra(1998-2002) Lista Civica (2002-2007) |
Sindaco | [26][27] |
7 maggio 2012 | in carica | Domenico Giangiordano | Lista Civica Domani per Roccascalegna | Sindaco | [1] |
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