Costituì Comune autonomo dal 1861 (dal 1863 con la denominazione di "Revigliasco Torinese") fino al 30 dicembre 1928, quando fu accorpato a Moncalieri.
Etimologia
Al toponimo Revigliascum è attribuibile un'origine latina, facendolo derivare da un albero molto presente sulle colline su cui si estende l'abitato, il rovere. Questo albero viene altresì ricordato nello stemma araldico, che identificava la comunità prima dell'annessione a Moncalieri.
Dai Celti ai giorni nostri
Il sito collinare torinese, già noto per alcuni insediamenti celtici, fu urbanizzato in epoca romana e, nel medioevo, con un ruolo strategico militare nella zona sud-orientale di Torino.
L'antico castello, oggi in rovina, fu edificato pochi anni prima, a partire dal XI secolo, per volere dei Signori di Asti, durante le lotte feudali con Moncalieri e con Torino.
Il toponimo venne citato per la prima volta in un documento del 6 marzo 1163, dove Federico Barbarossa infeudò il territorio ai Marchesi di Romagnano. Le lotte feudali con Asti terminarono nel XIII secolo, e il castello fu ceduto ai nobili Roero (poi chiamati San Severino), a partire dal XIV secolo. Dal 1531 poi, per volere di Carlo V d'Asburgo, il borgo passò direttamente ai Savoia, fino ai secoli più recenti.
Rimase relativamente indenne dalla prima guerra mondiale, che tuttavia vide molti revigliaschesi partiti per il fronte e mai tornati, assistendo altresì allo spopolamento della vicina Borgata Testona durante quel periodo.
Riuscì quindi a custodire gelosamente l'autonomia comunale, fino all'epoca delle leggi fasciste che, in relazione a una politica di riduzione dei comuni italiani, lo fecero annettere a Moncalieri già nell'anno 1928.[1].
La sua posizione geografica infine, lo rese un buon luogo di rifugio durante gli sfollamenti della seconda guerra mondiale. Dal XX secolo fino ai tempi recenti, rimane una frazione tranquilla e una zona residenziale di prestigio.
Monumenti e luoghi d'interesse
Monumento ai CadutiRoc d' Santa Brigida
Chiesa parrocchiale di San Martino Vescovo, in via Beria angolo via delle Ghiacciaie, alla cima di un'imponente gradinata, è sicuramente l'edificio religioso simbolo del centro del borgo. Fu edificata nel 1612-1620, in sostituzione di una chiesetta già preesistente, dedicata sempre a San Martino di Tours, sapientemente costruita in stile barocco fiorentino. Al suo interno ospita numerose opere pittoriche di notevole valore, come la tela cinquecentesca delle Sante Vergini e il quadro di Santa Maria Maddalena di Luigi Bernero di Cavallerleone (XIX secolo). Da citare anche la Cappella della Madonna di Fatima, con pitture di Nino Pirlato di Racconigi, e la Cappella della Madonna col Bambino, raffigurata dal pittore Alessandro Trono. Sull'altra navata, la Cappella battesimale, quella del Sacro Cuore, con un quadro di San Giuseppe, e quella dell'Ascensione. A finire, la più recente Cappella di Santa Maria della Spina (in stile neogotico), voluta dal munifico Maurizio Beria d'Argentine nel 1873, su progetto di Rodolfo Morgari e affrescata dai fratelli Perracchione, ad esclusione del trittico cinquecentesco di Jacopino Longo. La Chiesa subì vari restauri nelle epoche più recenti.
Chiesa di Santa Croce, sempre nel borgo, poco distante dalla Parrocchia, in via/piazzetta omonima, voluta dalla stessa Confraternita nel 1608, in stile barocco. Fu poi totalmente restaurata nel 1973, ad opera del barone Sagna.
Chiesetta di San Rocco, all'inizio del vicolo omonimo, con l'invito in latino sul timpano orate flexite genua deo d rochus pro caritate d gratus pro fortitudine intercedunt (inginocchiatevi a pregare Dio per Rocco, grati per il suo amore può intercedere).
Altri luoghi di interesse sono il monumento ai caduti delle guerre in piazza Sagna ed il castello del XVIII secolo, già di proprietà dei Beria d'Argentine, acquistato successivamente nel 1950 dal Comune e tuttavia attualmente in degrado, mentre il castello più antico (quello del XI secolo) cadde in rovina e fu quindi abbattuto per costruirvi la scuola elementare/asilo Massimo d'Azeglio.
Altro sito curioso è il Roc d' Santa Brigida, presso l'incrocio lungo la via ed il monastero omonimi. Si tratta di un masso erratico legato ad antichi riti pagani di fecondità e maternità alla dea celtica Brighid; nel XIV secolo poi, il culto pagano fu assorbito dal culto cristiano legato a Santa Brigida di Svezia, che fu madre ed educatrice di ben otto figli, canonizzata nel 1391, e dove, nei pressi del masso, fu costruita una cappella dedicata a lei. Dalla cappella fu eretta una chiesetta, quindi un monastero del 1540, legato all'ordine dei Ordine dei frati Cappuccini[2]. Il monastero è ancor oggi noto come quello di Santa Brigida, tuttavia, nel tempo non si riuscì ad affidarne la gestione alle suore Brigidine, bensì alle suore Domenicane e, a tutt'oggi, viene chiamato monastero di Maria di Magdala o monastero Matris Domini. Vicino al roc, una lapide ricorda anche l'antifascista revigliaschese Antonio Bordone, qui trucidato nel 1944.
Cultura
Biblioteca
A Revigliasco è presente la biblioteca "Renato Turletti", una delle poche biblioteche private a far parte dello SBAM[3].[4]
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