Porto Maurizio (Portu Muȓìxu[1] in ligure, anche più familiarmente, U Portu[1]) è, assieme a Oneglia (da cui è divisa dal torrente Impero), uno dei due abitati che formano la città di Imperia.
Prima di essere accorpato, con Oneglia, in un unico Comune, Porto Maurizio fino al 1923 è stato un Comune autonomo, nonché capoluogo dell'allora Provincia di Porto Maurizio.
Porto Maurizio ex comune | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Comune | ![]() |
Territorio | |
Coordinate | 43°52′46.34″N 8°01′23.74″E |
Altitudine | 10 m s.l.m. |
Abitanti | |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 18100 |
Prefisso | 0183 |
Fuso orario | UTC+1 |
Nome abitanti | Portorini |
Patrono | san Maurizio |
Giorno festivo | 26 novembre (san Leonardo da Porto Maurizio) |
Cartografia | |
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![]() | Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Porto Maurizio. |
Di probabili origini romane, Porto Maurizio fu nel Medioevo un Comune autonomo, anche se legato da stretti patti di alleanza e dipendenza alla vicina e potente Repubblica di Genova, noto in tutto il Mediterraneo per la produzione ma soprattutto il commercio dell'olio di oliva. Dopo il periodo napoleonico fu annesso al Piemonte e poi confluì nel Regno d'Italia.
Durante la prima guerra mondiale era sede dal maggio 1917 di una Sezione Idrovolanti che nella primavera 1918 diventa 267ª Squadriglia che rimane fino al 30 gennaio 1919.[2] Nel 1923 si fuse con Oneglia e altri centri minori nel nuovo comune di Imperia[3].
L'aspetto della città di Porto Maurizio verso la metà del secolo XVIII è documentato con notevole precisione da una nitida tavola ad acquarello dell'atlante Il Dominio della Serenissima Repubblica di Genova in Terraferma, compilato e terminato in Genova nel 1773 dal colonnello Matteo Vinzoni, dopo lunghi anni di studi e di lavoro alla ricerca del materiale necessario alla sua pubblicazione...
Il Vinzoni aveva visitato Porto Maurizio quasi vent'anni prima, tra il febbraio e il marzo del 1754, accolto con cordiale curiosità dagli Anziani che gli misero a disposizione due facchini per aiutarlo nella misurazione delle strade e delle piazze, e nei rilevamenti topografici. Per alcuni giorni dunque, il cartografo, con il suo piccolo seguito di aiutanti e il pittoresco armamentario di aste, fettucce metrate, strumenti di misura e paletti colorati, percorse più volte le contrade della città e le borgate, diventando certo un personaggio popolare. Quindi seguendo le linee della mappa da lui tracciata, è un poco come se potessimo accompagnarlo per le strade portorine di duecento e più anni fa.
Alla città di Porto Maurizio, che il Vinzoni vide situata sopra un colle che dà in mare, cinta di forti muraglie, coi suoi baluardi... facevano corona, nel secolo XVIII, tre ricche e popolose borgate, oltre al Borgo Parasio, l'agglomerato centrale della città stessa: a levante la Marina, così denominata per essere sempre stata il naturale approdo marittimo portorino, a ponente la Foce, sorta allo sbocco del torrente Caramagna, e a settentrione la Fondura, venutasi a formare in una zona bassa e pianeggiante suddivisa in numerosi fondi agrari e appezzamenti di terreno coltivato. Nella zona a ponente di Porto Maurizio sorgevano inoltre alcuni piccoli agglomerati di minore importanza: il Monte, i Cappuccini, Villa Gandolfi, la via Crosa e il Prino, detto anticamente "Case di San Nicheroso" (da una chiesetta oggi scomparsa). A nord della città, nell'immediato entroterra, gli unici insediamenti erano costituiti dai gruppi di case dell'Armanna e della Pacialla.
L'abitato storico principale occupa quasi interamente il promontorio sul mare di fronte a Oneglia, detto Parasio, in dialetto Paràxiu (dal Palatium, un antico torrione quadrato usato come fortezza e come carcere - al suo posto, sulla sommità del promontorio, c'è ora una piazzetta alberata). Il quartiere, ancora oggi quasi completamente pedonale e con i caratteristici carùggi (vicoli) che intrecciano la strada principale che sale a spirale fino alla cima, era cinto di mura, dal Medioevo in avanti abbattute e ricostruite più esternamente per poter difendere e contenere l'abitato in crescita e poterle adeguare alle diverse tecniche militari. In particolare, il tessuto urbano è costituito da ellissi concentriche che seguono le curve di livello del terreno[5], collegate da scalinate trasversali secondo un impianto urbano a schema tipicamente strategico-difensivo.
Fino all'Ottocento la densità degli edifici era ben maggiore di adesso: quasi tutti gli spazi aperti che si possono osservare oggi erano occupati da costruzioni poi abbattute per vari motivi (principalmente perché malsane e pericolanti), ad esempio il torrione detto Parasio, il vicino Oratorio della Buona Morte, l'antico Duomo barocco che sorgeva in uno dei punti più alti, un complesso di costruzioni pubbliche adibite a mercato coperto (i Maxelli) e un edificio adibito a teatro, oggi del tutto scomparsi. C'erano addirittura vie pensili, che in certi punti (come nella zona dei Macelli, oggi ridotta a un terrapieno a tre stretti livelli) formavano un vero e proprio intrico, anche considerando i molti archetti di collegamento fra le case, eretti con scopi di irrobustimento ma anche per permettere la fuga in caso di pericolo. Molti di questi archi, tipicamente liguri, sono ancora visibili oggi.
Dopo la rivoluzione francese e la fine del lungo periodo passato sotto la Repubblica di Genova, le mura, divenute inutili, furono quasi completamente abbattute e sulla spianata di uno dei baluardi della cerchia più esterna (quello della Nunziata) fu costruito il nuovo Duomo di san Maurizio, per sostituire quello più antico, divenuto angusto e pericolante. Il Parasio perse così l'alto campanile sulla cima del borgo, ancora visibile nelle stampe risalenti agli inizi dell'Ottocento.
Fino ai primi del Novecento il Parasio era a picco sul lato a mare (solo alcune porticine nelle mura aprivano una ripida via di fuga verso gli scogli in caso di necessità), e la strada nazionale verso la Francia passava nell'interno della cittadina, in vie divenute troppo strette per il crescente traffico. Così fu costruito l'odierno Corso Garibaldi che aggira il promontorio sul lato verso il mare.
La Foce è l'antico e suggestivo borgo di pescatori di Porto Maurizio e prende il nome dalla foce del torrente Caramagna, intorno alla quale sorgono le case. È dotata di un porticciolo per barche da pesca (i gozzi) intitolato al marinaio Emanuele Aicardi caduto al Pireo il 25 gennaio 1941.
Alla Foce è possibile vedere la casa natale di Giacomo Sciorato eroico generale in Sudamerica il quale, già Colonnello della squadra orientale uruguaiana tra il 1837 e il 1842, arruolò Giuseppe Garibaldi attribuendogli il grado di capitano. Sulla facciata della casa si può leggere la lapide in marmo bianco a lui dedicata da Bartolomeo Bossi. L'antico arco di Sant'Anna che anticamente sorgeva a fianco di una chiesetta coprendone l'ingresso, oggi in disuso ma ancora visibile, e che era munito di possenti battenti che rendevano sicuro il borgo dalle incursioni via mare. La presenza della chiesetta è documentata dal secolo XV come "oratorio di S. Nicolò" ed era sede del Consolato dei marinai. Il 15 luglio 1537, un gruppo di saraceni sbarcati nottetempo presso "i tre scogli", nella zona oggi detta "le Ratteghe", penetrarono nell'oratorio catturando e poi uccidendo le due guardie che ivi dormivano: Aloise Bruno ed Etolo Aicardi. Tali cognomi ancora oggi sono tipici del Borgo della Foce. Oltrepassato l'arco di Sant'Anna si entra in un nucleo che subì trasformazioni nel Seicento e Settecento.
Le case più antiche, risalenti al XV e XVI secolo sono le più basse e adiacenti all'antico arco; in origine avevano delle finestre con delle grate in ferro che guardavano verso le abitazioni dell'attuale via De Tommaso, poi murate dalle costruzioni realizzate in aderenza ai primi nuclei abitativi.
Alcune di queste antiche abitazioni, realizzate con massi, malta e pietre di mare, erano dotate di cisterne per la raccolta dell'olio e dell'acqua piovana e avevano finestre ad arco, contrariamente a quelle più recenti e settecentesche riscontrabili nei palazzi Berio sito in via De Tommaso (palazzo affrescato dai pittori liguri come Francesco Carrega che operarono nel XVIII secolo) e Lavagna, che ospitò anche Napoleone Bonaparte in attesa della prima campagna d'Italia.
Nei secoli scorsi non esistevano né l'attuale molo frangiflutti né il lungomare a riparare dal mare le case: come in tutti gli altri borghi liguri costruiti in riva al mare, queste davano direttamente sulla spiaggia, dove normalmente erano tirate in secca le barche da pesca (vedere ad esempio uno degli ultimi borghi rimasti intatti: Varigotti, vicino a Finale Ligure). Naturalmente, in inverno le mareggiate arrivavano a colpire perfino i muri delle case! Nel 2014 l'area è stata sistemata a isola pedonale con pavimentazione in pietra e aiuole. La mancanza di ripari implicava anche che il mare dovesse essere calmo perché le navi potessero avvicinarsi a riva: a volte queste dovevano attendere per giorni in rada che si presentasse un momento favorevole alle operazioni di carico!
Il borgo della Foce, per le caratteristiche dei suoi scorci, è stato anche sfondo per alcune scene del set di un film, realizzato e girato nel 2003 dalla produzione cinematografica tedesca [senza fonte].
Dalla spianata intitolata al pittore Luigi Varese, che a fine Ottocento si affacciava dalla sua abitazione ispirandosi con la luce di Porto Maurizio per realizzare le sue opere, è possibile percorrere con facilità la passeggiata pedonale, che a picco sulla costa e sul mare conduce alle spiagge attrezzate del borgo Marina. Il percorso, di circa 10 minuti, avviene in mezzo a cespugli di macchia mediterranea, intervallati da panchine per la sosta su alcuni spazi creati apposta per fruire del panorama. La passeggiata è intitolata a Domenico Moriani, giovane partigiano trucidato dai nazisti nell'ottobre del 1944 all'età di 19 anni. Era nato alla "Foce" nella casetta sopra l'Arco di S. Anna
Questa passeggiata risale agli anni settanta; in precedenza, da Corso Garibaldi, detto localmente "il Bulevàr" (la "circonvallazione a mare" costruita nei primi del Novecento per evitare che la strada Statale Aurelia dovesse attraversare il centro storico) al mare non c'era altro che la ripida scogliera detta delle "Ràtteghe" o "Bundàsci". Prima ancora, dalle case di Porto Maurizio, in alto sul promontorio, fino al mare c'era solo qualche orto, tra cui quello delle suore di clausura di Santa Chiara che è visibile ancora oggi, racchiuso da alte mura, sotto le logge del convento omonimo.
A partire dal Novecento, nuove costruzioni si sono aggiunte, fondendo fra loro questi borghi, fino ad allora ben distinti, e occupando altre zone prima destinate a orti, giardini e oliveti. Ultimamente la città si è espansa fin quasi a raggiungere anche alcune delle sue frazioni (Artallo, Caramagna, Piani) e a ridurre fortemente lo spazio che l'ha sempre separata da Oneglia. Alcune di queste costruzioni, per le dimensioni, il colore e lo stile contemporaneo sono fortemente stridenti con il panorama tipicamente ligure che il borgo antico offriva, risaltando in modo innaturale nel tessuto urbano originale, anche se alcuni interventi di ricoloritura effettuati negli ultimi anni con le tinte tipiche del Ponente ligure ne hanno in parte diminuito il contrasto con le costruzioni più antiche. Anche le zone collinari circostanti, fino a pochi decenni fa completamente verdi, sono ora puntellate di ville e case sparse.
Sorge al centro della città, appena fuori dal nucleo medievale del Parasio ed è la più grande chiesa della Liguria. Il grandioso edificio, in stile neoclassico, su progetto di Gaetano Cantoni, fu consacrata il 28 ottobre 1838, Protagonista dei cicli pittorici che decorarono questa chiesa nei decenni attorno alla metà dell'Ottocento fu Leonardo Massabò.
![]() | Lo stesso argomento in dettaglio: Basilica di San Maurizio (Imperia). |
Tutte le ultime tre chiese sono sedi di antiche confraternite.
Vedere qui una galleria delle chiese di Porto Maurizio.
Palazzi storici di Porto Maurizio | |||
Ameglio | Acquarone | Bascheri | Bensa |
Berio | Bruno | Carli | Carrega |
Carsamiglia | Cesarea | Dacorona | Delbecchi |
Fabre | Ferrari | Gandolfi | Garibaldi |
Gastaldi-Lavagna | Guarneri | Languasco | Littardi |
Martini | Orengo | Lercari-Pagliari | Paoletti |
Piatto | Pinoncelli | Rambaldi | Ramoino |
Riccardi | Ricci | Sasso | Spinelli |
Spinola | Strafforello | Varese | Villeri |
Nel passato, dal Medioevo al Settecento, anche la costa della riviera ligure di ponente era infestata da frequenti attacchi dei saraceni, pirati musulmani provenienti dalle coste del nordafrica. Per difendersi da queste scorrerie, visto che i pirati contavano soprattutto su attacchi di sorpresa, fu costruita una rete di torri per l'avvistamento e l'allarme costantemente presidiata, che per mezzo di fuochi accesi sulla loro sommità in caso di avvistamento di naviglio ostile permetteva di trasmettere in breve l'allarme da una torre all'altra, fino all'entroterra (con questo sistema si poteva arrivare a distanze considerevoli: vi sono infatti torri di questo tipo anche fra Ormea e Garessio, ovvero a oltre cinquanta chilometri di distanza dal mare).
Molte di queste torri, a base sia rotonda sia quadrata, rimangono ancora oggi (qualcuna è stata trasformata in abitazione, ma la sua funzione originaria rimane leggibile). Negli immediati dintorni di Porto Maurizio ve ne sono parecchie, di cui la Torre di Prarola, immediatamente a ovest del centro storico, ancora oggi è ben visibile, direttamente sul mare. Una è oggi inglobata nel complesso delle Logge di Santa Chiara.
Una delle frazioni di Porto Maurizio si chiama proprio Torrazza ed è dominata ancora oggi dalla torre di avvistamento medioevale.
Le mura di Porto Maurizio non esistono più, né la cerchia medievale, più stretta, né quella successiva, rinascimentale (vedere su GoogleMaps l'andamento approssimativo di quest'ultima). La cerchia più recente comprendeva, seguendo la tecnica militare di allora, quattro baluardi sporgenti:
Le mura comprendevano tre porte principali:
esistevano infine due Portelli, di minore importanza perché solamente pedonali:
vedi Monumenti di Imperia
Sono tipiche di Porto Maurizio le celebrazioni della Settimana Santa, inalterate da secoli, in particolare:
Nel passato, la sua economia era basata sulla pesca e la navigazione, sia d'altura sia di piccolo cabotaggio (generazioni di portorini hanno praticato questa professione in tutti i mari del mondo, prima sui velieri, poi sui "vapori"), ma soprattutto sulla produzione e il commercio dell'olio di oliva, per cui era celebre nell'intero Mediterraneo.
Oggi è quasi prevalentemente turistica, basandosi sulle spiagge, il porto turistico (di cui è in costruzione un radicale ampliamento) e il clima indubbiamente favorevole.
La località era servita dalla stazione ferroviaria di Imperia Porto Maurizio, sulla linea Genova-Ventimiglia, sostituita nel 2016 dalla nuova stazione unificata di Imperia in conseguenza del raddoppio e dello spostamento a monte della ferrovia.
Il trasporto pubblico è svolto con autoservizi svolti dalla Riviera Trasporti.
Fra il 1893 e il 1895 la città era collegata alla vicina Oneglia tramite una tranvia a cavalli. Nel 1926 fu inaugurata sul medesimo tracciato una tranvia elettrica gestita dalla Società Tranvie Elettriche Provincia di Imperia (STEPI), che rimase in esercizio fino al 1947.
![]() | Lo stesso argomento in dettaglio: Imperia § Note sulle tradizioni storiche. |
Gli abitanti di Porto Maurizio vengono spesso chiamati Cacelòtti, poiché nei secoli scorsi la famiglia locale dei Cacello forniva i boia per le esecuzioni capitali, mentre quelli di Oneglia erano detti Ciantafùrche (costruttori di forche), perché costruivano il patibolo in uno scoglio piatto sul mare (detto appunto e Giustìxie - "Le Giustizie"), in una zona fra le due località, ora interrata a causa delle espansioni edilizie del Novecento.
La cittadinanza, in tempi in cui non esistevano assistenze pubbliche, era organizzata in confraternite a scopo religioso e assistenziale. Alcune (come la Confraternita della Buona Morte, che forniva i servizi funerari) si sono estinte, altre invece esistono ancora:
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