Pescosansonesco (Lu Pièsc'hie, IPA:/ luː pjeˈskjəˈ/ in abruzzese[5]; Gliu Pièšc'he, IPA:/ ʎiuˈpjɜˈʃkjə / in dialetto pescolano) è un comune italiano di 472 abitanti[1] della provincia di Pescara in Abruzzo. Faceva parte della comunità montana Vestina, e il suo territorio è compreso nel parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Pescosansonesco comune | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Amministrazione | |
Sindaco | Nunzio Di Donato (lista civica) dal 16-5-2011 |
Territorio | |
Coordinate | 42°15′N 13°53′E |
Altitudine | 610 m s.l.m. |
Superficie | 18,35 km² |
Abitanti | 472[1] (31-8-2022) |
Densità | 25,72 ab./km² |
Frazioni | Colle della Guardia, Decontra, Dogli, Contrada Prati (o Prate) |
Comuni confinanti | Bussi sul Tirino, Capestrano (AQ), Castiglione a Casauria, Corvara, Pietranico |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 65020 |
Prefisso | 085 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 068029 |
Cod. catastale | G499 |
Targa | PE |
Cl. sismica | zona 1 (sismicità alta)[2] |
Cl. climatica | zona D, 2 085 GG[3] |
Nome abitanti | pescolani |
Patrono | San Nunzio Sulprizio, San Giovanni |
PIL | (nominale) 5,9 mln €[4] |
PIL procapite | (nominale) 12 337 €[4] |
Cartografia | |
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Sito istituzionale | |
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Pescosansonesco è un centro agricolo dell'Appennino abruzzese, alle falde sud-orientali del Gran Sasso d'Italia. L'abitato sorge sulle pendici orientali del Monte Aquileo (o Monte Queglia). 2 km a NE del vecchio centro (Pescosansonesco Vecchio), che venne distrutto da una frana del 1934, fu ricostruito un nuovo borgo oggi identificato come Pescosansonesco Nuovo.
Fondato come castello agricolo dall'Abbazia di San Clemente a Casauria, in epoca normanna compare come feudo di una famiglia locale vicina a Ugo Malmozzetto nella sua conquista dei territori pedemontani vicini alla costa, e nel 1111 il feudatario erede, Gentile, rientra nello scacchiere dell'abate Casauriense come vassallo diretto dell'Abbazia[6]; all'inizio del XIV secolo appare citato come Pesco Sedonisco. Fu feudo dei Cantelmo e dei Sansonetti.
Nel XIX secolo vi nacque il giovane artigiano Nunzio Sulprizio, che a Napoli divenne famoso per una miracolosa guarigione; Oggi il santuario di San Nunzio è meta di pellegrinaggi.
Nel 1934 una frana danneggiò gravemente il borgo medievale, che fu quasi completamente abbandonato. Successivamente il nuovo centro abitato fu costruito a pochi km di distanza e prese nome di Pescosansonesco Nuovo; Pescosansonesco Vecchio è il nome con cui ci si appella al vecchio centro oggi restaurato e ampliato con nuovi edifici tra cui il santuario di San Nunzio Sulprizio.
Nel borgo antico, le case si arroccano su diversi livelli lungo le pendici dello sperone roccioso sulla quale sommità sono visibili i resti dell'antico castello dei Sansoneschi. A seguito del terremoto del 1934 gran parte dello sperone franò portando ad un totale stato di abbandono del borgo restante.
Proseguendo nel vecchio borgo, è possibile osservare la Chiesa di San Nicola; del XII secolo, con affreschi di scuola benedettina del XIII secolo e i Ruderi sovrastanti della quattrocentesca parrocchiale di San Giovanni Battista. Anch'essa è andata in rovina in seguito alla frana del 1934, è stata sottoposta a restauro recuperando gli affreschi di epoca romanica contenuti al suo interno.
Il convento di Santa Maria è un convento francescano a pianta rettangolare del XV secolo, oggi divenuto un ostello. La chiesa è in stile romanico ed è a navata unica con cappelle laterali che insieme all'altare conservano le numerose statue e le decorazioni in stucco policromo. La facciata è decorata da un portale architravato a timpano triangolare, con fregi raffiguranti angeli e putti, il tutto è sovrastato da un finestrone centrale.
Nunzio Sulprizio, nato a Pescosansonesco Vecchio nel 1817, morì in tenera età a Napoli nel 1836. Il 1 dicembre 1963 papa Paolo VI nel Concilio Vaticano II lo dichiarò beato, e da allora partì l'idea di edificazione di un nuovo santuario per Nunzio nel paese natale. Infatti una primitiva chiesa a lui dedicata esisteva appena fuori dal centro medievale, edificata nel 1890, intitolata a San Giovanni, terminata una decina di anni più tardi. La chiesa fu costruita presso la grotta di Riparossa dove sgorgava l'acqua del fiume dalla roccia, dove Nunzio si recava per pregare e trovare ristoro per la ferita al piede. La chiesa aveva uno stile rurale neoclassico e tardo gotico. Nel 1928 l'edificio fu ampliato. Negli anni '70 in seguito alla beatificazione iniziò a circolare l'idea di ricostruzione di un santuario più grande, con progetto dell'architetto Angelini. Dal 1979 al 1990 si protrassero i lavori di ricostruzione totale del santuario, con abbattimento del vecchio, demolito nel 1988; il nuovo santuario è stato condacrato nel 1990.
La chiesa si trova accanto allo sperone roccioso da cuis gorga la fonte Riparossa, la quale è in parte inglobata dall'abside, considerato luogo sacro per eccellenza. La pianta del nuovo edificio è esagonale, lo spazio è alto ed imponente. Il santuario è interamente in stile moderno. La navata in cemento grezzo illude ad una grotta-cattedrale. La facciata in cemento bianco ha una geometria rettangolare, stretta e lunga in cui si apre il loggiato d'ingresso, tripartito e sormontato da altrettante finestre rettangolari. Il fronte è concluso da un imponente mosaico policromo ideato da Guido Veroi, mostrante Gesù in trono con accanto san Nunzio, e i santi Giuseppe e Giovanni.
I blocchi esterni dell'edificio formano un esagono a navata unica con l'asse perpendicolare al costone roccioso. Precede l'aula un pronao a quota inferiore; lo spazio centrale di fronte al presbiterio si eleva rispetto al resto dell'aula, quasi a voler ricordare la tipologia a saliente delle chiese a tre navate. Esattamente dietro l'altare costituito da una teca con la statua del santo dormiente, si trova la paerete rocciosa dalla quale sgorga l'acqua "miracolosa". Nel 2022 sono stati completati i lavori di ampliamento del piazzale frontale della chiesa. Oggi la nuova piazza è costituita da diversi riquadri e scalinate, e giardini, via di accesso dal piazzale autobus al santuario.
La bottega si trova nel borgo antico, ed è la casa dove il giovane Nunzio si recava a lavorare per volere dello zio, come aiutante fabbro. Lo zio era un uomo rozzo e violento, e spesso maltrattava il ragazzo, esile e gracile e non adatto a quella vita. Quando si ferì alla caviglia con uno strumento, la ferita non fu adeguatamente curata e si infettò. Nunzio la andava a lavare presso la fonte Riparossa, dove veniva scacciato dai paesani, nel timore che infettasse l'acqua. Oggi una targa ricorda la casa, dove posta una scultura moderna in ferro battuto ritraente Nunzio, con funzione di porta di accesso alla bottega.
Abitanti censiti[7]
Le fonti economiche principali sono parte del settore primario, l'allevamento ovino, bovino e suino è praticato nelle estese aree boschive, vengono coltivati cereali, patate e sono presenti grandi vigneti e oliveti. Dal punto di vista turistico, il paese è noto per il borgo medievale; mentre per il turismo religioso Pescosansonesco è meta di pellegrinaggio al Santuario di Santo Nunzio Sulprizio.
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