Panocchia, talvolta indicata anche come Pannocchia,[3] è una frazione del comune di Parma, appartenente al quartiere Vigatto.
Panocchia frazione | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
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Provincia | ![]() |
Comune | ![]() |
Territorio | |
Coordinate | 44°40′48.2″N 10°18′40.7″E |
Altitudine | 174 m s.l.m. |
Abitanti | 654[2] |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 43124 |
Prefisso | 0521 |
Fuso orario | UTC+1 |
Cartografia | |
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La località è situata 14,82 km a sud del centro della città.[1]
La frazione sorge in posizione pianeggiante a poca distanza dai primi rilievi appenninici, sulla sponda sinistra del torrente Parma.[3]
La zona di Panocchia risultava probabilmente abitata già in epoca romana.[4]
La prima testimonianza[5] dell'esistenza dell'originaria cappella di San Donnino risale al 1230.[6]
In seguito il territorio passò ai Rossi, che nei primissimi anni del XV secolo si scontrarono coi Terzi; tra il 1403 e il 1405 Panocchia, Alberi, Porporano, Felino, Vigatto, San Michele Tiorre, Tiorre, Mamiano, Lesignano e altre località rossiane subirono numerose incursioni e scorrerie e molte di esse caddero nelle mani di Ottobuono de' Terzi.[7] Nel 1409, dopo l'uccisione di quest'ultimo, il marchese di Ferrara Niccolò III d'Este[8] e il conte Guido Torelli si accamparono a Panocchia, da cui il condottiero sferrò l'attacco al castello di Pariano, caduto nelle mani dei Terzi;[9] il mese seguente il vescovo Giacomo de' Rossi, temendo che Giacomo Terzi, rifugiatosi nel castello di Guardasone, potesse rimpossessarsi di Pariano, fece ardere tutte le case di Panocchia e di Pariano.[10]
Nel 1417 Panocchia, Monticelli, Marano, Basilicanova, Felino e Vigatto furono depredate durante gli scontri tra le varie fazioni parmigiane.[11]
Nel 1422 i Cantelli risultavano già proprietari di un edificio a Panocchia,[12] ove possedevano ampie terre anche i Bravi di Pariano.[13] In seguito il feudo fu assegnato ai Cantelli, che vi fecero costruire il castello.[4]
Nel 1736 l'ultimo conte Paolo Cantelli morì nominando suo erede universale il marchese Alfonso Bevilacqua, suo pronipote, che aggiunse al proprio il cognome del prozio.[14]
Per effetto di decreti napoleonici, i diritti feudali furono aboliti nel ducato di Parma e Piacenza nel 1805.[15] Nel 1809 la località divenne frazione del comune (o mairie) di Vigatto, che nel 1943 fu annesso a quello di Parma, ma fu nuovamente istituito nel 1951, per essere definitivamente soppresso nel 1962 e divenire in seguito quartiere autonomo.[16]
![]() | Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Donnino (Parma, Panocchia). |
Menzionata per la prima volta nel 1230 quale cappella dipendente dalla pieve di San Martino di Arola, la chiesa romanica fu abbattuta e completamente ricostruita in stile neoclassico tra il 1750 e il 1771, su probabile progetto dell'architetto Ottavio Bettoli; restaurata tra il 1950 e il 1980,[17] conserva al suo interno alcune opere di pregio, tra cui una serie di dipinti settecenteschi di Stanislao Campana e il coevo coro ligneo.[4]
![]() | Lo stesso argomento in dettaglio: Castello di Panocchia. |
Costruito entro il XVI secolo dai conti Cantelli, il castello, in seguito modificato, passò nel 1736 ai marchesi Bevilacqua Cantelli, feudatari di Panocchia, che lo utilizzarono come residenza estiva; della struttura originaria l'edificio conserva i torrioni cinquecenteschi con beccatelli.[4]
Costruita probabilmente verso la fine del XVI secolo inglobando un avamposto fortificato medievale, la villa nel 1636 fu alienata dalla Camera ducale di Parma ai conti Mamiani, in seguito Mamiani della Rovere; acquistata nel 1761 da Giovanni Macchiavelli, che la lasciò in eredità alla famiglia Rognoni, fu ristrutturata agli inizi del XX secolo; dell'antica fortificazione l'edificio conserva una torre angolare cilindrica in pietra; all'interno della villa sono inoltre presenti alcuni ambienti decorati e affrescati, tra cui la pregevole Sala di Apollo e Diana.[18]
La località sorge in corrispondenza dell'incrocio tra la strada provinciale pedemontana e la strada Val Parma-via Campana.[19]
Altri progetti
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