Musei (Musei in sardo) è un comune italiano di 1 523 abitanti della provincia del Sud Sardegna.
Musei comune | |
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(IT) Musei (SC) Mùsei | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | Sud Sardegna |
Amministrazione | |
Sindaco | Sasha Sais (lista civica) dal 26-10-2020 |
Territorio | |
Coordinate | 39°18′07.29″N 8°40′03.09″E |
Altitudine | 119 m s.l.m. |
Superficie | 20,27 km² |
Abitanti | 1 523[1] (31-5-2020) |
Densità | 75,14 ab./km² |
Comuni confinanti | Domusnovas, Iglesias (isola amministrativa di San Marco), Siliqua, Villamassargia |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 09010 |
Prefisso | 0781 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 111043 |
Cod. catastale | F822 |
Targa | SU |
Cl. sismica | zona 4 (sismicità molto bassa)[2] |
Cl. climatica | zona C, 1 076 GG[3] |
Nome abitanti | (IT) museghesi (SC) museghesus |
Patrono | sant'Ignazio di Loyola |
Giorno festivo | 31 luglio |
Cartografia | |
![]() nella provincia del Sud Sardegna | |
Sito istituzionale | |
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Il centro è disposto nella piana del Cixerri e si colloca lungo la vecchia viabilità tra Iglesias, i centri del basso Campidano e Cagliari, nelle vicinanze del Riu s'Acqua Sassa.
L'area fu abitata già in epoca nuragica, punica e romana, per la presenza nel territorio di alcune rovine e di siti archeologici.
Nel medioevo appartenne al Giudicato di Cagliari e fece parte della curatoria del Sigerro (Cixerri). Alla caduta del giudicato (1258) passò sotto il dominio dei conti della Gherardesca e poi del comune di Pisa, e successivamente, dal 1324, sotto quello aragonese.
Nel 1336 il re d'Aragona Alfonso IV il Buono lo diede in feudo ad Arnaldo Massa. Nel 1350 passò ai Carroz e da questi ai Cardona, che lo ebbero a titolo di pagamento di un credito. Una discendente dei Cardona, Beatrice, lo vendette all'iglesiente Antonio Serra, ma un figlio di Beatrice lo ricomprò. Passò poi ad Adriana Carbonell e più tardi ad Elena Rossellón: da questa a Monserrato Rossellón, quindi alla Compagnia di Gesù, sotto la cui guida nacque nel XVII secolo l'odierno abitato, e che vi fece costruire la chiesa tardobarocca ed il convento di Sant'Ignazio di Loyola, intorno ai quali si raggrupparono le abitazioni. In quei tempi Musei si chiamava Villa di Prato. I gesuiti restarono nel paese fino al 1773. Ritornato alla Corona, nel 1785 venne dato in feudo ai Bon Crespi di Valdaura, marchesi di Villacidro e Palmas.
Il paese venne riscattato agli ultimi feudatari nel 1839, con l'abolizione del feudalesimo.
«Stemma d'argento, al toro di nero, passante sulla pianura di verde, attraversante il tronco di un albero di ulivo al naturale, fruttato d'oro, accompagnato nel canton destro del capo da una pianta di legumi al naturale e nel canton sinistro da un grappolo d'uva di nero, pampinoso di due. Ornamenti esteriori da Comune.» |
(D.P.R. del 5 dicembre 1978) |
Il gonfalone è un drappo partito di verde e di giallo.
Musei preserva nuraghi e reperti punici e romani, a testimonianza della fertilità dei terreni irrigati dalle acque del Cixerri e dei suoi affluenti.
Abitanti censiti[4]
La variante del sardo parlata a Musei è il campidanese comune.
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