Montescudo (Muntscùdli o Mont Scud in romagnolo) è una frazione del comune italiano di Montescudo-Monte Colombo nella provincia di Rimini, in Emilia-Romagna. Già comune autonomo, il 1º gennaio 2016 è confluito nel nuovo ente assieme al comune di Monte Colombo. Nei territori dei due ex comuni lo Statuto ha istituito i municipi quali organismi di decentramento.
Montescudo ex comune | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Comune | ![]() |
Amministrazione | |
Presidente | Gian Marco Casadei dal 04/10/2021 |
Territorio | |
Coordinate | 43°55′N 12°33′E |
Altitudine | 386 m s.l.m. |
Superficie | 20,25 km² |
Abitanti | 3 326[1] (31-12-2014) |
Densità | 164,25 ab./km² |
Sottodivisioni | Albereto, Santa Maria del Piano, Trarivi, Valliano, Vallecchio |
Frazioni confinanti | Coriano, Faetano (RSM), Gemmano, Monte Colombo, Sassofeltrio (PU) |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 47854 |
Prefisso | 0541 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 099010 |
Cod. catastale | F641 |
Targa | RN |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[2] |
Cl. climatica | zona E, 2 651 GG[3] |
Nome abitanti | montescudesi |
Patrono | san Sebastiano |
Giorno festivo | 20 gennaio |
Cartografia | |
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Sito istituzionale | |
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Il paese è collocato sulla collina ai piedi del Monte Godio, in posizione panoramica.
Il nome più antico del borgo è Rio Alto; in seguito diventò Mons Scutulus, Montescudolo, Montescutello ed infine fu mutato con l'annessione al Regno d'Italia 1862 in quello attuale.
Nel 1795 e nel 1874) nei pressi delle chiese di S. Biagio e S. Simeone vennero rinvenute tombe romane e una colonna che serviva di sostegno ad un'ara di un tempio pagano. Le origini del primo castello risalgono agli inizi del X secolo. Nel 1233 i Montescudesi giurarono fedeltà al Comune di Rimini, sottraendosi all'obbedienza dei Signori di Urbino. Dal 1239 al 1499 fu continuamente conteso anche con sanguinose battaglie tra i Malatesta e i Montefeltro. Nel 1555 il Papa lo donò al marchese Nicolò di Bagno fino al 1656 anno in cui tornò sotto lo Stato Pontificio. Nel 1722 metà del paese venne distrutto da una frana.
Durante la campagna Napoleonica in Italia, allorché la Romagna venne invasa dai francesi, il 6 febbraio del 1797 una deputazione di Montescudesi si recò a Rimini a rendere omaggio al generale Napoleone Bonaparte. Conosciute da questi le loro aspirazioni liberali, pronunciò le memorabili parole: "Montescudo è degno della bandiera francese". Infatti lo onorò di tale vessillo mandandoglielo in regalo ed insignì il gonfalone del comune dei colori della bandiera di Francia. Costituita la Repubblica Cisalpina nel 1798, Napoleone si ricordò di Montescudo e lo elevò a terzo Cantone del Dipartimento del Rubicone nonché Distretto Territoriale, assegnandogli vari Uffici quali: la Pretura, il Catasto, la Leva, il Censo, e l'ufficio Postale. Dopo la caduta di Napoleone nel 1815 Montescudo ritornò sotto il Governo Pontificio che, per i suoi sentimenti liberali in precedenza dimostrati, venne ridotto a semplice Comune senza appodiati. Però nel 1818 riprese il suo posto in Comune Capo Ufficio, aggregandosi il Castello di Albereto e le Parrocchie di Trarivi e S. Maria del Piano. Nel 1860 venne a far parte del nuovo Regno d'Italia.
Nel 1901 fu inaugurata, per iniziativa del parroco di Trarivi don Antonio Urbinati e con l'adesione degli altri parroci del territorio e del sindaco Andrea Fantini, una croce monumentale sul Montescudo. La croce, quadra, di pietra arenaria di San Marino, opera del marmista Luigi Reffi, si trova nella parte centrale del monte e sulla roccia più alta, e si eleva dal suolo, compreso il doppio basamento marmoreo, di 8,20 metri. Fu abbattuta da un ciclone nel 1906 e subito ricollocata.
Nell'ultimo conflitto mondiale, durante le azioni belliche del settembre 1944, il paese venne in gran parte distrutto e ricostruito a guerra ultimata.
Dal 1º gennaio 2016 è confluito nel nuovo comune di Montescudo-Monte Colombo[4].
Lo stemma di Montescudo si blasonava: troncato da una fascia ristretta d'argento: nel 1° di rosso, alla croce latina d'oro, infissa sulla sommità di un monte di tre cime all'italiana del medesimo, movente dal tratto superiore della pezza; nel 2° d'oro, al trofeo d'armi consistente in uno scudo d'argento, carico di una corazza d'oro, con elmo del medesimo, il tutto accollato, in croce di Sant'Andrea, a due spade d'acciaio, guarnite d'oro, e a due bandiere con i colori della Repubblica Francese. Il gonfalone era un drappo di azzurro.
I locali adiacenti alla Chiesa ospitano un piccolo museo dedicato alla cultura contadina che presenta vari oggetti in relazione al loro uso, ricostruendo le tradizioni popolari locali[5].
Abitanti censiti[6]
Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2009 la popolazione straniera residente era di 304 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:
Annualmente si svolge la Sagra della Patata, sotto il patrocinio di comune e associazione Pro Loco. La patata di Montescudo è una varietà tipica del riminese che viene raccolta ad agosto. È considerata ottima per la preparazione degli gnocchi. Viene utilizzata anche per la preparazione del gelato alla patata[7]
La Sagra della Patata è affiancata da una Mostra della Civiltà Contadina, realizzata in collaborazione con il comune limitrofo di Monte Colombo, dove viene dato uno spazio importante alle terrecotte e manifatture locali artigianali.
Questa frazione, posta nella vallata del fiume Conca, si trova al confine dell'Emilia-Romagna con le Marche, paese ben noto per l'artigianato della ceramica. La Chiesa settecentesca conserva ancora intatta la sua caratteristica facciata.
Rovine belliche della Chiesa di S. Pietro inter rivos/ sec. IX
ora Chiesa della Pace – Museo Storico
Rovine belliche della Chiesa medievale di Trarivi, già Abbazia Benedettina (SEC.IX). La Chiesa medievale di S. Pietro “inter rivos” fu costruita là dove l'aveva preceduta un tempio dedicato agli idoli, del quale restano sotterra le fondamenta a guisa d semicircolo. Nell'anno 1775 fu alzata e trasformata, secondo il gusto dell'epoca, in chiesa rinascimentale-barocca. I terribili giorni del settembre 1944 distrussero quasi totalmente la struttura e sovrastruttura settecentesca (le colonne, i capitelli, gli archi, i fregi). Ma sotto il cumulo di macerie, è stata ritrovata, quasi intatta, la solida muratura medievale composta da ciottoli, mattoni (disposti anche a spina di pesce), da pietre da taglio alle porte e agli angoli. Nei locali interni, è stato collocato il Museo Storico della Linea Gotica Orientale che raccoglie un'ampia collezione di reperti bellici e di foto scattate, soprattutto dai soldati-fotografi inglesi sui campi di battaglia. Narrano le quattro settimane di aspri combattimenti per la conquista di Rimini (25 agosto – 29 settembre 1944 – dal Metauro al Rubicone). La chiesa è stata restaurata e intitolata alla "Madonna della Pace". Sono diversi gli ex combattenti delle due parti in lotta che in certi periodi si ritrovano qui per ricordare quei tristi tempi.
La Chiesa di Valliano fu costruita nella seconda metà del Quattrocento (1465 – 1474) sulle rovine della chiesa medievale di S. Maria Succurrente, di cui restano i muri perimetrali sotto l'attuale pavimento del Quattrocento. Il 3 luglio 1465 fu eretta canonicamente da parte del Capitolo Lateranense, sempre con medesimo titolo. Apparteneva quindi giuridicamente alla Basilica Lateranense come attesta la pietra sopra la porta d'ingresso: "Sub jurisdictione Basilicae Lateranensis quae omnium ecclesiarum caput et mater est". Nell'anno 1491 fu affidata ai Padri Domenicani di S. Castaldo in Rimini. La costruzione quattrocentesca è ad ampia navata con il tetto a capriate. Ha un elegante presbiterio formato da tre braci di uguali dimensioni e il soffitto a crociera. Gli affreschi (che all'origine ricoprivano interamente i tre bracci) celebrano due soggetti teologici: la Maternità di Maria e il Libro Sacro.
Valliano, altra località, si trova sul "Rio Melo" e conserva ancora una chiesa romanica, la più antica del circondario che era alle dirette dipendenze della curia romana.
La località di Albereto con il suo piccolo castello è di data anteriore al castello fondato da Pandolfo Malatesta a Montescudo, e si chiama Albereto appunto perché un tempo si trovava in mezzo a una foresta di querce, tigli, pioppi e pini. Il castello è stato recentemente ristrutturato e, all'interno delle sue mura, vi sono abitazioni e un ristorante.
La chiesa, situata a nord del castello, funge da punto di divisione della strada unica di accesso alla località creando le due vie principali di Albereto: la strada per la repubblica di San Marino e via Montirolo (strada senza uscita). Poco note, se non dagli abitanti del luogo, la via dei gatti che unisce tramite un sentiero sterrato la parte sud dalla parte nord di Albereto, la via dei castagni un sentiero attorniato da enormi castagni, la fonte pozzo antico in disuso e la salita della bagotta.
Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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27 giugno 1985 | 28 maggio 1990 | Gian Marco Casadei | Democrazia Cristiana | Sindaco | [8] |
28 maggio 1990 | 24 aprile 1995 | Ruggero Gozzi | Democrazia Cristiana | Sindaco | [8] |
24 aprile 1995 | 14 giugno 1999 | Ruggero Gozzi | lista civica | Sindaco | [8] |
14 giugno 1999 | 14 giugno 2004 | Ruggero Gozzi | lista civica | Sindaco | [8] |
14 giugno 2004 | 8 giugno 2009 | Andrea Pula | lista civica | Sindaco | [8] |
8 giugno 2009 | 26 maggio 2014 | Ruggero Gozzi | lista civica | Sindaco | [8] |
26 maggio 2014 | in carica | Elena Castellari | lista civica Torre civica | Sindaco | [8] |
La principale squadra di calcio della città è l'A.S.D. Montescudo che milita nel girone U emiliano-romagnolo di 2ª Categoria.
Nella stagione 2002/2003 ha militato nel girone riminese di 3ª Categoria.
Dalla stagione 2003/2004 alla stagione 2008/2009 ha militato in 2ª Categoria.
Dalla stagione 2009/2010 alla stagione 2010/2011 ha militato in 1ª Categoria.
Dalla stagione 2011/2012 alla stagione 2013/2014 ha militato in 2ª Categoria.
I colori sociali sono l'azzurro ed il rosso.
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