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Montalto è una frazione di Rionero Sannitico, in provincia di Isernia. La popolazione residente è composta da 200 abitanti circa e si estende da ovest verso est lungo il tratturo Lucera-Castel di Sangro.

Montalto
frazione
Montalto – Veduta
Montalto – Veduta
Localizzazione
Stato Italia
Regione Molise
Provincia Isernia
Comune Rionero Sannitico
Territorio
Coordinate41°44′31.06″N 14°09′39.2″E
Altitudine950 m s.l.m.
Abitanti200 (2020)
Altre informazioni
Cod. postale86087
Prefisso0865
Fuso orarioUTC+1
Cod. catastaleH308
Nome abitantimontaltini
Patronosan Lorenzo
Giorno festivo10 agosto
Cartografia
Montalto

Borgate


Montalto si divide nelle seguenti borgate:


Origini sannite


Particolare della cinta muraria (lato nord)
Particolare della cinta muraria (lato nord)

Originariamente il paese era posto più in alto rispetto all'attuale collocazione. Resti di abitazioni medievali si trovano sulla sommità del monte Castello (r' cuastiegl) dove la tradizione popolare parla anche di un antico ponte levatoio. Poco distante un'altra altura, detta c'mter, presenta un recinto fortificato di origine sannitiche che si estende per circa 500 metri intorno alla sommità stessa. Di notevole interesse un incavo circolare scavato in un blocco di pietra nei pressi della porta meridionale dove la fortificazione presenta un'interruzione a corridoio obliquo o porta scea. La disposizione asimmetrica consentiva ai difensori appostati sul lato meridionale di colpire il fianco destro degli avversari non protetto dallo scudo. Il toponimo Cimiterio, ricorda la "Cimetra" citata da Tito Livio nel Libro X - Ab Urbe Condida.

Incavo circolare (lato sud)
Incavo circolare (lato sud)

Alcuni scavi eseguiti negli anni 60 del XX sec., presso l'antica fontana di San Lorenzo, hanno portato alla luce numerose terrecotte votive, una decina di testine muliebri, una figura acefala, rappresentazioni di parti anatomiche umane. Il sito

non ha portato alla luce delle evidenze architettoniche e pertanto il luogo di culto è determinato solo dalla presenza di una sorgente di acqua salutare.

Nel territorio di Montalto è stata ritrovata l'iscrizione osca recante la scritta: p(a)k(is). de(kis). p(a)k(ieis). sùad eitiv(ad) upsed (Pacio Decio figlio di Pacio a proprie spese fece).

epigrafe osca rinvenuta nel territorio di Montalto agli inizi del 1800.
epigrafe osca rinvenuta nel territorio di Montalto agli inizi del 1800.

Notizie di Montalto intorno all'anno 1000


Dopo la conquista normanna nell'Italia meridionale si formò la signoria bannale, basata sul possesso e sul controllo del territorio. Più il feudo era distante dalla capitale del regno tanto più il feudatario si sentiva indipendente. La signoria normanna dei Borrello fu caratterizzata infatti da una forte anarchia nei confronti del potere centrale detenuto a Palermo.

Secondo il catalogus baronum i feudatari dell'epoca, in cambio dell'autorità ricevuta dovevano fornire al Re uomini armati, a piedi o a cavallo, (servientes e milites) in proporzione al valore del feudo e alla sua consistenza demografica, oltre ai versamenti fiscali. In genere i feudatari fornivano un milites ogni 24 fuochi o famiglie composte mediamente da 5 componenti.

Il catalogus baronus era finalizzato alla creazione di un grande esercito normanno, dagli Abruzzi alla Sicilia, con lo scopo di fornire armati per le Crociate e per contrastare la minaccia dei Bizantini e dei Germanici. Montalto all'epoca dei normanni si chiamava Montem Altum e Rionero Sannitico era Rigo Nigro. La consistenza demografica di Montalto si aggirava intorno ai 100 abitanti, quella di Rionero intorno ai 200. Da segnalare anche il feudo di Castilionis l'odierna Castiglione frazione di Rionero che allora contava circa 200 abitanti. Montem altum non coincideva con l'attuale paese ma doveva trovarsi poco più in alto nella zona chiamata casarino dove sono ancora visibili i resti di una vecchia chiesa.

Nel 1002 il feudo, ribattezzato Terra Burrelliensis, fu concesso a Borrello I dai principi di Benevento e negli successivi i suoi figli, Giovanni, Oderisio II, Randusio e Borrello II ingrandirono il feudo di Trivento con la conquista dei territori limitrofi. Quella dei Borrello fu una grande Signoria feudale, tra le più durature d'Abruzzo. Pur facendo parte del Principato di Benevento i Borrello agirono sempre nella più assoluta indipendenza.

Un secolo dopo la concessione del feudo, però, i Borrello diventarono vassalli e la loro terra fu annessa alla Contea di Molise, della quale fece parte dal 1105 al 1134. Cinque anni dopo fu conquistata da Ruggero II, che annettendola al Regno di Sicilia ne scorporò il sud, che confluì nella Terra del Lavoro, mentre il nord dell'antica Terra Burrelliensis restò nel territorio della Contea di Sangro.


Circostanze storiche relative al feudo di Montalto


Il tenimento di Montalto (concesso per la prima volta in feudo, nel 1450, dal Re Alfonso V d'Aragona ad Antonio Tardioli ), in origine, era abitato: poi per avvenimenti ignoti, divenne disabitato e durante la sua disabitazione fu detto, impropriamente, feudo rustico. Sulle circostanze della disabitazione del feudo di Montalto è possibile avanzare l'ipotesi della totale distruzione dell'abitato localizzato sull'altura chiamata Castello. La causa di questa distruzione potrebbe essere imputata al terribile terremoto del 5 dicembre 1456. Nella vicina Castel di Sangro il terremoto causò il crollo di gran parte degli edifici e nella località, di 192 fuochi (stimati in 960 abitanti), vi furono 70 morti (7.29%), in particolare le cronache dell'epoca segnalano il distacco di una frana dall'altura soprastante. A Rionero Sannitico ci fu il crollo di gran parte delle case e nella località, di 33 fuochi (stimati in 165 abitanti), vi furono 18 morti (10.9%). A Forli del Sannio Il terremoto causò il crollo di gran parte delle case e nella località, di 40 fuochi (stimati in 200 abitanti), vi furono 14 morti (7%). A San Pietro Avellana crollarono gran parte delle case e nella località, di 32 fuochi (stimati in 160 abitanti), vi furono 30 morti (18.75%). Ad Acquaviva d'isernia crollarono la maggior parte degli edifici e nella località, di 32 fuochi (stimati in 160 abitanti), vi furono 40 morti (25%). A Roccasicura Il terremoto causò il crollo di gran parte delle case e nella località, di 11 fuochi (stimati in 55 abitanti), vi furono 12 morti (21.81%). A Roccacinquemiglia Il terremoto causò il crollo di gran parte delle case e nella località, di 26 fuochi (stimati in 130 abitanti), vi furono 20 morti (15.38%). Dopo questo terremoto, il più forte che si sia registrato storicamente in Italia, la tendenza fu quella al decastellamento con l'abbandono dei siti fortificati in altura e la concentrazione della popolazione nei centri maggiori della pianura. Montalto, negli anni successivi al distruttivo terremoto del 1456, dovrebbe aver subito questo genere di processo, con l'abbandono definitivo del sito fortificato del Castello e la conseguente disabitazione e trasformazione in feudo rustico.

https://web.archive.org/web/20170503132041/http://sast-regionepuglia.it/index.php/teca-digitale?option=com_tecaviewer&view=showimg&myId=8f6ba88d-2b3b-41f8-8728-5e97eec36568
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Due secoli dopo, nel 1656, in una cartografia tratturale, troviamo ancora Montalto disabitato. Nessuna casa, taverna, chiesa, viene rilevata dalla mappa, sono presenti solo due elementi: la fontana di San Lorenzo ed alcuni ruderi di un'antica fabbrica rustica situati a 166 metri dalla stessa fontana.

Il feudo di Montalto iniziava in corrispondenza di una pietra con una croce scolpita. Nella descrizione riportata nell'Atlante del Capecelatro si legge testualmente: "In un luogo detto Pesco Lantera finisce il feudo detto Falascuso e si entra in quello di Mont'Alto del Mag.co Giulio Petra di Castel di Sangro, dov'è un titolo di pietra, accanto alla strada della banda sinistra, con una Croce fatta ad un Santo, lo quale si lassa per parti diece dal solco sinistro".

SANTAGNERA - SANT'ANGELO

La serra Sant'Angelo corrisponde alla dialettale chiena Santagn'ra dove troviamo una Grotta e una sorgente d'acqua detta Font' Santagn'ra mentre pIù a valle scorre il torrente Santa Croce. Sono questi gli elementi inequivocabili della presenza del culto di San Michele lungo il tratturo Lucera Castel di Sangro nell'antico feudo di Montalto.

Il ritrovamento di numerose terrecotte votive presso la fontana di San Lorenzo ed il rinvenimento di un'epigrafe osca in località serra Sant'Angelo

- Sette porte, fanno pensare alla presenza di Santuari pagani dedicati ad Ercole.

San Michele Arcangelo ed Ercole
San Michele Arcangelo ed Ercole

La figura mitologica di Ercole venne introdotta dai coloni greci presso i popoli sanniti. I Santuari dedicati ad Ercole ed i relativi riti pagani, erano situati lungo le vie della transumanza, nelle grotte, con annesse sorgenti d'acqua. Con la diffusione del cristianesimo, al culto di Ercole, subentra quello dell'Arcangelo Michele, il Santo guerriero che sconfigge con la spada, le forze del male.

CRONOLOGIA STORICA DEL FEUDO DI MONT'ALTO

13 marzo 1453 - Il Re Alfonso d'Aragona con suo Privilegio dato a Foggia, confermò a Nicolò Giovanni Petra i suoi antichi Castelli di Collealto e di Montealto. (Teatro genologico delle famiglie illustri nobili feudatarie et antiche de regni de sicilia ultra e citra)

1536-1540 - Donato de Mutio e gli eredi di Adriano Carafa sono tassati per 24 ducati per i feudi di Senella, cinque noni del Castello di Montalto e del Castello di San Nicola di Ruffolo. (Regia Camera della Sommaria - Archivio di Stato di Napoli).

1553-1557 - Magnifico Giovanni Geronimo Petra di Castel di Sangro, figlio ed erede di Donato Antonio Petra, per il relevio del Feudo di Coll'Alto sito nellapProvincia d'Abruzzo Citra e per la nona parte del Feudo nominato Monte Alto nella stessa provincia. (Regia Camera della Sommaria - Archivio di Stato di Napoli).

1554 - 1555 - Francesco Minotta e Donato Vincenzo Minotta figli del quondam Ioanni Battista et Vincenso Scongiafurno figlio del quondam Ioanni per li relevij delli feudi di Schinaforte et certa parte del feudo di Monte Alto. (Regia Camera della Sommaria - Archivio di Stato di Napoli).

1557-1558 - Magnifico Donato Antonio Petra de Castello di Sanguino, per compra fatta dal magnifico Francesco de Burgo d'una parte delle doje che detto Francesco possede delle nove parte del feudo nominato de Monte Alto et nel castello di Sanguino, et tassati cioè detto Donato in tarì 1 grana 32 et detto Francesco in ducati 1 et grana 1 1/4. (Regia Camera della Sommaria - Archivio di Stato di Napoli).

1592-1593 - Magnifico Geronimo Petra Barone della Rocchetta et feudi di Coll'Alto e Mont'alto non sia molestato per li frutti nelle gabelle. (Regia Camera della Sommaria - Archivio di Stato di Napoli).

1601 - Laurentia del Burgo di Castello de Sangro possede un quarto del feudo di Mont'Alto detto de lo Burgo, immunità delle gabelle. (Regia Camera della Sommaria - Archivio di Stato di Napoli).

1603-1604 - Angela de Mostis (Angelo de Massa?), possessore della sesta parte del Feudo di Monte Alto sito in Castello di Sangro et al'altre due terze parti sono di Gioseppe e Giovanni Geronimo Petra. (Regia Camera della Sommaria - Archivio di Stato di Napoli).

1603 - 1604 - Gioseppe Petra di Castello di Sangro, possessore di nove parti del feudo di Monte Alto e due parti ne possedeno Gioseppe Carissimo et Angelo de Massa, per la vendita et pascoli d'erba d'esso. (Regia Camera della Sommaria - Archivio di Stato di Napoli).

1609 - Dottor Donato Antonio Volpe et altri possessori di diece parti del feudo rustico nominato Mont'Alto, per loro pasci pascolo. (Regia Camera della Sommaria - Archivio di Stato di Napoli).

Nel 1618 il Dottore Antonio o Donatantonio Volpe possiede un feudo rustico nominato Mont'Alto in Abruzzo Citeriore attraversato dal tratturo con il pagamento dalla Regia Dogana delle percore. (Regia Camera della Sommaria - Archivio di Stato di Napoli).

Il feudo di Montalto nel 1626 apparteneva per sei none parti ai fratelli Donatantonio ed Attanasio Volpe, per due parti all'Università di Castel di Sangro e per una nona parte alle Cappelle del Santissimo di quel Comune. Nello stesso anno l'Università di Castel di Sangro cedette in solutum ai fratelli Volpe, con facoltà di ricompra, le sue due none parti per ducati 681; e successivamente, cioè nel 1654, il Barone Ottavio Volpe, erede di Donatantonio ed Attanasio, trovandosi in condizioni economiche disagiate, vendette tutto il feudo a Donato Donatiello delle Cappelle di Rivisondoli per ducati 6060. Allo strumento dell'acquisto Donato Donatiello volle che vi fosse apposta una garanzia di ducati 2465 per sua cautela in caso di evizione del feudo di Montalto. Ottavio Volpe mori nel mese di giugno del 1657.

All'inizio del secolo XVIII fra le dette Cappelle di Rivisondoli, D. Alfonso Carafa duca di Montenero (ex Barone di Rionero) ed i cittadini dello stesso Comune sorse lite innanzi alla R. Camera, chiedendosi alle Cappelle che i cittadini e coloni di Rionero, costituitisi nel limitrofo feudo di Montalto, dopo di aver raccolto le vettovaglie, fossero condannati a lasciarlo libero. La R. camera accolse la domanda e commise la esecuzione dei suoi ordini alla Corte di Rivisondoli. Ma i cittadini suddetti ne reclamarono al Sacro R. Consiglio, deducendo che essi, non potevano essere espulsi da Montalto, perché da tempo immemorabile erano nel possesso di pascere, acquare, pernottare e coltivare i terreni del feudo col pagamento del terraggio per la coltura e di un'annua prestazione alle Cappelle per tutti gli altri diritti.

Per transigere la lite, con istrumento del 14 maggio 1737 per notar Nicola Manna di Foggia, la Cappelle concessero al Duca ed ai cittadini di Rionero, insieme con altri diritti, anche "la facoltà di poter seminare e coltivare (nel feudo) in ciascun anno, a cominciare dall'anno 1737, tomola seu moggia 500 di detto feudo, ad elezione di detto sig. Duca, mediante l'annua prestazione di Ducati sessanta" e di tenere in Montalto, per tutto l'anno, venti buoi per la coltura e la raccolta delle vettovaglie col diritto di "acquare, pascolare e pernottare senza veruna corrisposta"

Con detta convenzione si stabilì pure che nel cesire o sboscare il territorio concesso in colonia i cittadini non dovevano tagliare, bruciare o danneggiare gli alberi fruttiferi esistenti nel feudo; e si dichiarò che, per effetto della concessione, il duca ed i cittadini di Rionero dovevano rinunciare ad ogni altra ragione ed azione, che avessero potuto vantare sul feudo. L'istrumento fu ratificato dalle parti con altro atto del 17 giugno 1737 per notar Liberatore di Castel di Sangro, atto che poi (com'è pacifico) fu munito di Regio Assenso.

Nel 1737 l'Università di Castel di Sangro, volendo esercitare il suo diritto di riscatto per le due none parti del feudo vendute ai signori Volpe, convenne in giudizio le Cappelle, le quali con decisione del S.R. Consiglio del giugno del 1770, furono condannate a rilasciargliele. Nelle due none parti riscattate dalla detta università capitarono 92 moggia, che facevano parte delle 500 moggia concesse dalle Cappelle a colonia perpetua al Duca Carafa ed ai cittadini di Rionero; ma a Castel di Sangro fu assegnato solo il corrispondente reddito, mentre ai cittadini fu lasciato il possesso delle terre.

Nella cartografia dei primi anni del sec. XIX, Montalto risulta ancora disabitata. Gli unici elementi presenti in una pianta del 1810 sono: la fonte di San Lorenzo, una prima masseria nelle sue immediate vicinanze (Casone dei Guardiani), un secondo casone situato vicino alla Masseria della Volpe e alla Fonte della "Capracotta". in località Pratella troviamo disegnate nella stessa mappa del 1810, il casone del SS di Rivisondoli, la padula e la Fonte di Pratella. Da notare come i termini tratturali evidenziati con le classiche lettere RT siano riportati su tutto il tratturo, uno a destra, un al centro e uno a sinistra del tracciato.

Pianta dell'ex feudo di Montalto appartenenti in sette none parti al SS.mo di Rivisondoli e due none parti al Comune di Castel di Sangro, a.1810 http://www.movio.beniculturali.it/ascb/leeccellenzedelmolise/getImage.php?id=205
Pianta dell'ex feudo di Montalto appartenenti in sette none parti al SS.mo di Rivisondoli e due none parti al Comune di Castel di Sangro, a.1810 http://www.movio.beniculturali.it/ascb/leeccellenzedelmolise/getImage.php?id=205

Possiamo affermare con una certa precisione che i primi insediamenti abitativi dell'odierna Montalto, risalgono intorno alla metà del sec. XIX, quando i nuovi coloni lasciarono le borgate di Castiglioni, Vigne, Collefava e iniziarono a costruire case, lungo il tratturo Lucera Castel di Sangro. I cognomi di queste persone erano: Frate, Di Franco, Panzera, Ferrante, Crapetta.

Nasce così l'odierna Montalto intorno al 1850 e nel contempo vanno avanti le vicissitudini sulla proprietà dell'ex feudo tra le Cappelle di Rivisondoli, il comune di Castel di Sangro e quello di Rionero.

Con atto per notar Rugiero del 9 settembre 1924 le Cappelle di Rivisondoli vendettero la parte del Feudo di Montalto, da esse posseduta, al Sig. Aurelio Marchionna; e costui, credendo di esserne diventato padrone assoluto, cominciò ad ostacolare i diritti delle due popolazioni, tentando a più riprese d'impedire o di restringere gli usi ad esse spettanti sul feudo. Seguirono le richieste del Marchionna e del Comune per la liquidazione degli usi civici, la decisione del commissario regionale di Napoli, della Corte d'appello di Roma e della Cassazione. La suprema corte di cassazione con sentenza dell'11 maggio – 7 aprile 1933 riconobbe gli usi civici quesiti a favore degli abitanti di Rionero sul feudo di Montalto, detti usi furono pertanto soggetti a liquidazione secondo le norme eversive della feudalità.

La suprema corte di cassazione riconobbe anche gli usi civici originari e naturali a favore della popolazione di Montalto: “Con il terzo motivo del ricorso si censura la sentenza precedente emessa dalla corte d'appello di Roma, per aver ritenuto che anche gli usi civici originari pretesi dagli abitanti di Montalto fossero stati contemplati nella stipulazione della convenzione del maggio 1737. Con quell'atto i cittadini di Rionero rinunciavano ad ogni ragione ed azione che potesse loro competere sul feudo di Montalto. I cittadini di rionero pertanto non avevano alcun diritto originario sul feudo di Montalto, diritti che invece appartenevano agli abitanti di Montalto in qualità di componenti di quel piccolo nucleo di individui che costituì la frazione Montalto. Ora ammessi gli usi civici originari e naturali a favore della popolazione di Montalto sul feudo omonimo, essi non possono essere che quelli designati nell'art. 12 delle istruzioni del 10 marzo 1810, quelli cioè di pascere, acquare, pernottare, coltivare, con una corrisposta al padrone, legnare per lo stretto uso del fuoco, degli istrumenti rurali e degli edifici, cavar pietre o fossili di prima necessità, occupare suolo per abitazioni.

Gli esposti principi sono stati costantemente professati dalla giurisprudenza, dalla dottrina e dalle disposizioni legislative. In vero la massima sesta della Commissione feudale, approvata con Sovrano Rescritto del 19 settembre 1815, insegna: “tutti i feudi, tranne le difese costituite secondo le leggi del Regno, sono soggetti agli usi civici. Questa proposizione deriva dal diritto nativo, che in ogni popolazione ogni uomo ha alla propria esistenza. Questo diritto si esercita direttamente sulla terra prima proprietà dell'uomo e prima sorgente della sussistenza, nonché delle ricchezze nazionali. Questo diritto fu rispettato dalle antiche leggi feudali, che vietarono costantemente la formazione di nuove difese per non privare degli usi le popolazioni”. (Rescritto 18 settembre 1815 e rapporto della Commissione demaniale al Ministero dell'Interno).

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