Lilliano (già Ligliano o Liliano)[2] è una frazione del comune italiano di Castellina in Chianti, nella provincia di Siena, in Toscana.
Lilliano frazione | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
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Provincia | ![]() |
Comune | ![]() |
Territorio | |
Coordinate | 43°26′14.78″N 11°15′15.05″E |
Altitudine | 304 m s.l.m. |
Abitanti | 17 (2011) |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 53011 |
Fuso orario | UTC+1 |
Nome abitanti | lilianese, lilianesi[1] |
Cartografia | |
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Il borgo di Lilliano nacque in epoca alto-medievale, e fu proprietà del marchese Ugo di Toscana, il quale, con donazione del 25 luglio 998, rinunciò ad alcuni possessi qui situati in favore dell'abbazia di Marturi.[2]
Nella bolla del 20 aprile 1189 di papa Clemente III, inviata a Bono, vescovo di Siena, la chiesa di Ligliano è ricordata tra quelle della diocesi di Siena, pur essendo il borgo politicamente parte del territorio della Repubblica di Firenze.[2] Con il lodo di Poggibonsi del 4 giugno 1203, furono stabiliti i confini dello Stato senese con quello fiorentino: «sunt infra hos fines, de Comitatu florentino plebes et pleberium S. Agnetis usque ad curtem de Podio Bonizzi, et Pleberium de Liliano, Bibianum cum curte, villa de Cerna».[2][3]
Durante la visita apostolica del 13 agosto 1573, l'arcivescovo di Firenze Antonio Altoviti unì i beni ecclesiastici di Lilliano allo spedale di Santa Maria Nuova di Firenze: «ad ecclesiam etiam accessit parrocchialem S. Cristinae de Lilliano senensis diocesis, et dominii florentini, unitam hospitali S. Mariae Novae de Florentia».[2][3] Nel 1592 Lilliano fu posto nella nuova diocesi di Colle Val d'Elsa.[2] Lo spedale continuò ad esercitare la propria giurisdizione sulla pieve e sul borgo fino al 1779.
Nel 1833 Lilliano contava 207 abitanti.[2] Furono poi signori di Lilliano i Pozzesi e, dal 1923, i Berlingieri.
L'edificio di maggiore interesse della frazione è la pieve di Santa Cristina, importante pieve alto-medievale citata in un diploma dell'8 settembre 1139, dove si legge della donazione di un certo Baroncello di Tegrima da Rencine in favore di Bernardo, abate dell'abbazia a Isola.[4] La chiesa presenta ancora la pregevole facciata originaria romanica a filaretto di pietra alberese.
Sulla sinistra della pieve si trova la chiesa della Compagnia, da cui proviene una Madonna del Rosario tra i santi Domenico e Francesco del XVII secolo trasferita presso la Pinacoteca nazionale di Siena.
La frazione possiede un proprio cimitero.
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