Ligonchio (Algûnc nel dialetto locale, Ligûnchi in dialetto reggiano[4]) è una frazione di 819 abitanti del comune di Ventasso in provincia di Reggio Emilia (Emilia-Romagna); ha fatto parte del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano.
Ligonchio frazione | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Comune | ![]() |
Territorio | |
Coordinate | 44°19′N 10°20′E |
Altitudine | 949 m s.l.m. |
Superficie | 61,65 km² |
Abitanti | 819[1] (31-12-2015) |
Densità | 13,28 ab./km² |
Sottodivisioni | Caprile, Casalino, Cinquecerri, Montecagno, Ospitaletto, Piolo, Vaglie |
Frazioni confinanti | Busana, Collagna, Sillano Giuncugnano (LU), Villa Minozzo |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 42032 (già 42039) |
Prefisso | 0522 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 035025 |
Cod. catastale | E585 |
Targa | RE |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[2] |
Cl. climatica | zona F, 3 371 GG[3] |
Nome abitanti | ligonchiesi |
Patrono | san Rocco |
Giorno festivo | 16 agosto |
Cartografia | |
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Sito istituzionale | |
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Comune autonomo fino al 31 dicembre 2015, è stato poi accorpato con Busana, Collagna e Ramiseto, dando vita al nuovo comune di Ventasso, del quale costituisce un municipio.
Il comune (1000 m s.l.m.) è stato il più alto dell'appennino reggiano, situato in prossimità del Monte Cusna, incastonato tra la Valle dell'Ozola e quella del Secchia ed è al centro del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano; da segnalare in un contesto florofaunistico, la presenza di strutture di notevole aspetto architettonico come le due Centrali idroelettriche.
Il paese, che sorge su una costa a cavallo delle valli dell'Ozola e della Rossendola, era articolato in due nuclei principali, Ligonchio di Sopra e La Valla, sede del Municipio e della Parrocchia. Ligonchio è collegato alla strada statale 63 (la strada più importante dell'Appennino reggiano) e quindi a Reggio Emilia tramite la strada provinciale 18 che si distacca dalla statale nei pressi di Busana; la stessa provinciale collega Ligonchio con la Toscana (comune di Sillano in Garfagnana) attraverso il Passo della Pradarena, il più alto valico stradale asfaltato dell'Appennino Settentrionale con i suoi 1579 m s.l.m.
Il territorio comunale, oltre che dal capoluogo, era formato dalle frazioni di Caprile, Cinquecerri, Giarola, Campo, Montecagno, Ospitaletto, Piolo e Vaglie, per un totale di 61,70 km²; confina a nord con Busana, ad est con Villa Minozzo, a sud con il comune lucchese di Sillano e ad ovest con Collagna. Il comune ha fatto parte della Comunità montana dell'Appennino Reggiano.
L'origine del nome Ligonchio non è precisa; nei documenti antichi viene denominato Aligante, Ligonchium, Ligontum e Ligustrum. Quest'ultimo sembra derivare dalla parola "Ligure", infatti in epoca remota i gruppi di uomini che migrarono dalle regioni del Mediterraneo verso l'Italia settentrionale furono chiamati Liguri.
Nel 1076 Matilde di Canossa cedette la corte di Ligonchio alla Badia di Frassinoro per ricavarne proventi da destinare alla fortificazione di Carpineti, eretta per difendere gli eventuali attacchi dell'Imperatore di Germania Enrico IV contro Papa Gregorio VII. Ligonchio riemerge nel 1158 nei documenti di Federico I di Svevia, facente parte, con Piolo, dei feudi dei Dalli di Sillano (famiglia che governò l'Appennino, tra alterne vicende, fino alla Rivoluzione francese).
Nel 1383 la Rocca di Ligonchio e Piolo passarono alla famiglia dei Vallisneri. Nel 1431 Ligonchio, con Piolo e Vaglie, si consegnò a Niccolò d'Este. La Villa di Ligonchio fece parte per un secolo e mezzo della podesteria di Minozzo, per entrare in possesso delle famiglie Bertocchi e Bernardi assieme a Ligonchio, Predare e Canova.
Verso la metà del XVII secolo il duca Rinaldo d'Este vendette Ligonchio ai conti Ferrarini per 17.000 scudi. Nel 1750 passò alla famiglia Becchi e poi ai conti Cantuti Castelvetri. Durante la Rivoluzione Francese Ligonchio fu dichiarato Comune sotto il cantone di Minozzo e con la Restaurazione del 1815 riottenne l'autonomia. Il 7 settembre 1920 il comune di Ligonchio fu duramente colpito da un terremoto che devastò la Garfagnana e la Lunigiana. Due anni dopo entrò in funzione la centrale idroelettrica[5], un impianto che cambiò il tessuto economico locale, fino ad allora incentrato su pastorizia e un'agricoltura di sussistenza.
Nell'estate 1944 il comune di Ligonchio venne liberato dai partigiani ed incluso nel territorio della Repubblica di Montefiorino[6]. In seguito all'offensiva nazifascista il paese venne nuovamente occupato e bruciato. In autunno il paese tornò nuovamente nelle mani dei partigiani. Il 10 aprile 1945 i tedeschi, ormai in ritirata, piombarono sul paese per distruggere la centrale idroelettrica. Dopo quattro giorni di scontri i partigiani riuscirono a respingere i nazisti e a sventare la distruzione degli impianti[5].
Il referendum del 31 maggio 2015 ha sancito la fusione di Ligonchio con i comuni limitrofi di Busana, Collagna e Ramiseto; i cittadini hanno anche scelto la denominazione del nuovo comune, Ventasso.[7][8]
Lo stemma di Ligonchio era stato riconosciuto con il decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 21 agosto 1959 e si blasonava: d'argento, ai due gigli dal piè nodrito di rosso, uniti, contrapposti in palo.[9]
Abitanti censiti[10]
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Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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19 luglio 1985 | 17 novembre 1994 | Rosanna Bacci | PCI, PDS | Sindaco | [11] |
17 novembre 1994 | 14 giugno 2004 | Marco Tavaroli | PDS, lista civica | Sindaco | [11] |
15 giugno 2004 | 8 giugno 2009 | Ilio Franchi | lista civica | Sindaco | [11] |
8 giugno 2009 | 31 dicembre 2015 | Giorgio Pregheffi | lista civica: Ligonchioinsieme | Sindaco | [11] |
Altri progetti
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