Ischia di Castro è un comune italiano di 2 139 abitanti della provincia di Viterbo nel Lazio.
Ischia di Castro comune | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Amministrazione | |
Sindaco | Salvatore Serra (lista civica) dall'8-6-2009 (3º mandato dal 27-5-2019) |
Territorio | |
Coordinate | 42°32′42″N 11°45′25″E |
Altitudine | 384 m s.l.m. |
Superficie | 104,95 km² |
Abitanti | 2 139[1] (31-8-2022) |
Densità | 20,38 ab./km² |
Comuni confinanti | Canino, Cellere, Farnese, Manciano (GR), Pitigliano (GR), Valentano, Montalto di Castro |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 01010 |
Prefisso | 0761 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 056031 |
Cod. catastale | E330 |
Targa | VT |
Cl. sismica | zona 2B (sismicità media)[2] |
Cl. climatica | zona E, 2 102 GG[3] |
Nome abitanti | ischiani |
Patrono | sant'Ermete |
Giorno festivo | 28 agosto |
Cartografia | |
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Sito istituzionale | |
Modifica dati su Wikidata · Manuale |
Il territorio di Ischia di Castro è molto vasto (104,95 chilometri quadrati), e si alterna tra praterie, colline, boschi ed alti costoni di tufo; il rilievo più elevato è quello del Monte Bellino, 515 metri di altezza, al confine con la Toscana.
È attraversato da diversi corsi d'acqua, i più importanti dei quali sono il Fiora, che ne attraversa la parte più occidentale del suo territorio, ed il suo affluente principale, il fiume Olpeta. In prossimità del centro abitato, scorre invece il Fosso San Paolo, un torrente che si immette nell'Olpeta, e concorre a formare il sistema fluviale Fiora-Olpeta,[4], mentre nella parte settentrionale del territorio comunale scorre il Fosso di Ripignano.
La parte più antica del centro abitato poggia su un alto sperone di tufo circondato dalle forre scavate da due torrenti. L'accesso è dalla porta del Palazzo Ducale ed il centro storico si sviluppa in discesa sino al belvedere dell'Ortirosa da cui è possibile ammirare il solco scavato dai due torrenti, la loro confluenza ai piedi del paese ed i boschi che circondano tutto l'abitato.
A ridosso del centro storico, muovendo nel senso della salita, è il Borgo, parte del paese che si è sviluppata maggiormente tra il '700 e la fine dell'800. Ancora più a salire vi è la parte più recente e residenziale di Ischia di Castro.
Classificazione climatica: zona E, 2102 GR/G
Le origini ischiane risalgono all'età etrusca della quale rimangono alcune testimonianze, ma molto tempo prima l'uomo preistorico visse lungo le rive del Fiora dove sono state trovate asce di silice, punte di frecce e altri oggetti.
Dell'epoca romana rimangono importanti tracce in località La Selvicciola ove nel 1982 è stata rinvenuta una villa rustica romana[5]. Nello stesso sito è venuta alla luce anche una necropoli longobarda - ricca di corredi funerari maschili e femminili, armi, ornamenti personali e oggetti di uso quotidiano - oggi esposti nel Museo civico di Ischia di Castro.
Il popolo longobardo sembra aver fortemente inciso sulla storia del paese, tanto che non solo molte località della campagna ischiana portano ancora oggi i nomi longobardi, ma addirittura lo stesso nome di Ischia sembra derivare dalla lingua di questo popolo nordico (da "eisch" = quercia); e sempre ai longobardi sembra doversi ricondurre l'origine del "Palio del gallinaccio", festa che ancora oggi si tiene nel mese di agosto, e, più in generale, il folklore e persino il dialetto ischiano[6].
Successivamente Ischia compare tra i paesi del Patrimonio di San Pietro in Tuscia. Il castello di Ischia nella seconda metà del XII secolo apparteneva al conte Ranieri di Bartolomeo, che nel 1168 sottopose tutte le sue proprietà alla protezione di Orvieto. Prima della fine del secolo queste terre passarono ai conti Ildebrandini e alla fine del XIII secolo il castello pervenne ai Farnese.
Durante il Medioevo il borgo si estese a ridosso dell'antico Palazzo ducale (Rocca) dove i Farnese edificarono il loro palazzo su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane. La Rocca, in origine dotata di tre torri, fossato e ponte levatoio, proteggeva il paese dall'unico lato scoperto, essendo gli altri tre lati protetti naturalmente dalle alte pareti di tufo; il progetto del Sangallo, solo in parte realizzato, ne prevedeva la trasformazione da struttura volta alla sola difesa in edificio più simile ad un palazzo nobiliare.
Il dominio dei Farnese non fu sempre tranquillo: nel Luglio del 1395 gli ischiani, stanchi delle angherie e dei soprusi subiti soprattutto dalle loro donne, si ribellarono ai loro Signori assaltando la rocca e uccidendo tre dei sette figli di Ranuccio da Farnese, mentre un altro figlio, Bartolomeo, e suo nipote Ranuccio (che sarà poi detto "il Vecchio" e diverrà il nonno di Papa Paolo III), furono imprigionati. Ischia fu allora rapidamente messa sotto assedio dagli altri figli di Ranuccio che si trovavano a Montalto (Pietro, Nicolò e Pier Bertoldo) con l'appoggio dei Signori della Cervara accorsi in loro aiuto, e infine, dopo la fuga dei ribelli, i prigionieri vennero liberati. Secondo un'altra ricostruzione, i due superstiti si salvarono perché, durante l'assalto, riuscirono a fuggire nella vicina Valentano. Comunque sia, l'evento contrassegnò nel tempo il popolo ischiano come fiero, poco propenso a chinare la testa e meritevole di rispetto.
Nel 1537 Paolo III Farnese affidò il Ducato di Castro, di cui faceva parte anche Ischia, al figlio Pier Luigi Farnese con capitale Castro. La città fu costruita seguendo una pianificazione urbanistica progettata da Sangallo il Giovane.
Durante il periodo del Ducato di Castro Ischia era divenuta popolatissima; secondo la relazione di Benedetto Zucchi inviata ai Farnese nel 1630, ad Ischia - in quel ristretto spazio che oggi corrisponde al centro storico - vi erano ben "250 fuochi", "1.300 anime", 150 soldati e "200 cavalleggieri con casacche turchine" "insomma è assai popolata, e stanno ristretti non poco per essere piantata in un tufo"[7].
I Farnese, in contrasto con la Chiesa, tennero Castro fino al 1649, quando Innocenzo X ordinò la sua distruzione.
Ischia era passata alla Santa Sede dal 1642 al 1644; in seguito alla distruzione del Ducato fu definitivamente incamerata nel 1649 dalla Reverenda Camera Apostolica e nel 1788 fu concessa in enfiteusi a Giuliano Capranica della nota famiglia romana.
Durante la parentesi del dominio francese il comune appartenne al dipartimento del Cimino, cantone di Valentano (1798-1799) per passare poi al dipartimento di Roma, circondario di Viterbo, cantone di Canino (1810-1815).
Papa Pio VI nel 1816 conferì il titolo di Marchese d'Ischia ad Antonio Canova il quale volle per questo donare al paese un prezioso calice d'oro.
Con la Restaurazione e la riforma del 1816/1817 Ischia entrò a far parte della provincia del Patrimonio di San Pietro, delegazione e distretto di Viterbo, come podesteria dipendente dal governo di Valentano.
Durante il Risorgimento, Ischia fece comunque la sua pur piccola parte. Alla fine del Settembre 1867 una banda di garibaldini ischiani assalì in paese la Caserma dei Gendarmi Pontifici, trovandola però vuota e priva di armi, e si fece consegnare dall'esattore la cassa esattoriale e una rubbia di grano per finanziare le spese insurrezionali. Contestualmente fu costituito il nuovo Municipio. In risposta, il successivo 4 ottobre dal presidio della vicina Valentano furono inviati gli Zuavi Pontifici i quali, però, giunti a ridosso del paese, trovarono i garibaldini ischiani trincerati e protetti da barricate; agli ischiani si aggiunsero anche alcuni volontari dalla vicina Farnese e dalla Toscana. Nello scontro che ne seguì i garibaldini subirono 21 perdite tra morti e feriti (nessun morto tra gli ischiani), ma gli Zuavi furono costretti a ritirarsi e il paese poté considerarsi preso dagli insorti[8].
Annesso al Regno d'Italia nel 1870, il paese - a seguito del Regio decreto del 18 agosto 1872 - assunse la denominazione di Ischia di Castro[9].
Il suo territorio, unitamente a quelli dei comuni vicini, rientrò nel raggio di azione del brigante Domenico Tiburzi fino a quando questi non fu ucciso dai carabinieri nel 1896 a Capalbio[10].
Ischia di Castro fu ascritta alla Provincia di Roma fino al 1927 allorché passò alla neoistituita Provincia di Viterbo di cui tuttora fa parte.
Per molti secoli da abitanti e visitatori che si recavano in Ischia, fu attribuito l'appellativo di Città di Maremma, come Annibali riporta in alcuni dei suoi volumi.
Nel territorio di Ischia di Castro si trova parte della Selva del Lamone, una delle riserve naturali regionali del Lazio, e la Macchia dei buoi, area di proprietà comunale - in piccola parte ora attrezzata per picnic - che si estende per circa quaranta ettari ed è caratterizzata da bosco con alberi di alto fusto (cerro, quercia roverella, carpino nero, acero minore, leccio ontano nero) mentre il sottobosco è costituito da piante tipiche della Maremma come l'agrifoglio, il sorbo selvatico, il pungitopo, l'asparago selvatico, il corniolo e la fillirea; all'epoca della fioritura non è raro rinvenirvi orchidee spontanee. Nel vastissimo territorio comunale ricadono diverse aree qualificate dalla Regione Lazio come SIC (siti di interesse comunitario) tra cui Crostoletto (presenza di specie vegetali rare o rarissime per il Lazio[23]), Vallerosa (orchidee spontanee[24]), Monti di Castro (presenze significative in tutti i gruppi animali, soprattutto rapaci diurni) e il Sistema Fluviale Fiora-Olpeta (ricca fauna in tutti i gruppi zoologici, in particolare presente l'unica popolazione vitale della Lontra dell'Italia centrale[25]), nonché un'area ZPS - zona di protezione speciale- (Selva del Lamone-Monti di Castro)[26].
Abitanti censiti[27]
Al 31.12.2018 sono residenti 103 cittadini stranieri (di cui 49 dalla Romania, 9 dall'Albania, 4 dall'Ucraina, 4 dalla Repubblica di Macedonia, 5 dal Regno Unito, 1 dalla Bulgaria, 1 dall'Estonia, 1 dai Paesi Bassi, 1 dalla Lettonia, 9 dall'Africa, 13 dall'Asia e 6 dall'America) pari al 4,6% della popolazione complessiva[28].
A Ischia di Castro sono ancora attive le vecchie cave di travertino e di tufo. Tra le attività economiche più tradizionali, diffuse e rinomate vi sono quelle artigianali, come la lavorazione del rame finalizzata a scopi artistici.[30]
Accanto alla pastorizia, molto diffusa la coltivazione dell'olivo; Ischia di Castro è uno degli otto Comuni inseriti nell'itinerario "La strada dell'olio dop di Canino"[31]
Di seguito la tabella storica elaborata dall'Istat a tema Unità locali, intesa come numero di imprese attive, ed addetti, intesi come numero addetti delle unità locali delle imprese attive (valori medi annui).[32]
2015 | 2014 | 2013 | ||||||||
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Numero imprese attive | % Provinciale Imprese attive | % Regionale Imprese attive | Numero addetti | % Provinciale Addetti | % Regionale Addetti | Numero imprese attive | Numero addetti | Numero imprese attive | Numero addetti | |
Ischia di Castro | 112 | 0,48% | 0,02% | 206 | 0,35% | 0,01% | 111 | 207 | 112 | 207 |
Viterbo | 23.371 | 5,13% | 59.399 | 3,86% | 23.658 | 59.741 | 24.131 | 61.493 | ||
Lazio | 455.591 | 1.539.359 | 457.686 | 1.510.459 | 464.094 | 1.525.471 |
Nel 2015 le 112 imprese operanti nel territorio comunale, che rappresentavano lo 0,48% del totale provinciale (23.371 imprese attive), hanno occupato 206 addetti, lo 0,35% del dato provinciale (59.399 addetti); in media, ogni impresa nel 2015 ha occupato poco meno di due persone (1,84).
Nelle campagne del territorio comunale si coltiva, tra l'altro, la varietà di olivo da cui si ricava l'olio extra vergine di oliva Canino, che nel 1996 ha ricevuto la DOP.[33]
Ischia di Castro, tramite la Strada Provinciale 47 Lamone, è collegata a Valentano e Farnese, e tramite la strada provinciale 106 Doganella a Montalto di Castro.
Nel 1872 Ischia cambia denominazione in Ischia di Castro.
Nel 1927, a seguito del riordino delle circoscrizioni provinciali stabilito dal regio decreto n. 1 del 2 gennaio 1927, per volontà del governo fascista, quando venne istituita la provincia di Viterbo, Ischia di Castro passò dalla provincia di Roma a quella di Viterbo.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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2009 | in carica | Salvatore Serra | Lista civica | Sindaco | |
Altri progetti
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