Il territorio è quasi totalmente pianeggiante; una collina di alcuni metri si erge presso Monticello, mentre a est, verso l'Agogna, iniziano delle collinette che digradano dolcemente verso il torrente e la Valle dell'Arbogna (terrazzo fluvio-glaciale Novara-Vespolate).
Corsi d'acqua
I principali corsi d'acqua che scorrono il territorio sono:
Si presume che l'etimo di Granocium o Granotium sia collegabile al significato di "luogo adatto alla coltivazione del grano".
I primi documenti risalgono all'829 circa, quando un certo Johannes de Granocio, risultò testimone in un atto novarese. Nell'840, tra i comuni donati dal vescovo Adalgiso alla canonica della cattedrale di Novara, è presente anche Granozzo. Nel 1347 compaiono invece notizie del castello di Granozzo che fu a lungo abitato dalla famiglia Tettoni mentre un secolo più tardi il feudo passò a Donina Visconti. Altri documenti del 1495 fanno riferimento ad un castello ben fortificato con un ricetto per la popolazione.
A Monticello risulta risiedere fin dall'XI secolo l'omonima famiglia che compare nel 1094 fra i maggiori vassalli del vescovo di Novara. I Monticello controllavano il fortilizio e la campagna circostante senza trascurare i diritti di natura ecclesiastica tanto da ottenere il diritto battesimale per la chiesa locale fin dal XII sec.
Con l'avvento dei Visconti il paese passò da un ramo della famiglia Caccia, che ne divenne feudataria nel XVI secolo, cui succedettero nel XVII secolo e nel XVIII secolo i Birago, i Guilizzoni e i Serale da Saluzzo.[5]
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 17 maggio 1983.[8]
Lo stemma è d'azzurro, alla forma di formaggio gorgonzola, d'argento, accompagnata in capo da due spighe di riso e in punta da due pannocchie di mais e due spighe di grano, decussate.
Il gonfalone è un drappo partito di bianco e d'azzurro.
la chiesa di San Maria Assunta sorge su una precedente costruzione medievale e fu consacrata nel 1596. La facciata in origine aveva un piccolo portico a due colonne abbattuto per ragioni di viabilità agli inizi del XX sec.. All’interno, a tre navate, si possono ammirare tre altari marmorei in stile barocco, il coro ligneo di semplice fattura (XVII sec.) e l'antico organo Mentasti perfettamente funzionante. Interessante anche il dipinto settecentesco dell’Assunzione di Maria, di buona fattura. Il campanile in mattoni risale al 1689. La chiesa è stata recentemente ristrutturata.
Sulla strada che conduce a Novara sorge l'Oratorio di Santa Maria e San Rocco costruito come voto dopo delle pestilenze del XVI sec fu poi ampliato durante il XVII sec. È una costruzione dalle linee semplici, a navata unica e conserva due affreschi di pregio: uno del '400 raffigurante Santa Maria delle Grazie, molto amata a venerata dalla popolazione locale, ed un secondo della prima metà del 1500 che rappresenta la Madonna del Latte, attribuibile alla scuola dei Cagnola.
Nel territorio sono presenti diversi cascinali antichi: Baraggia e Baraggione, Brignona, Brusà, Calcinara, Carrera, Lobietta, Martelletto, Nuova e Pila che sono diventati l'ambientazione del romanzo di Dante Graziosi Nando dell'Andromeda: la storia di un cantastorie giramondo che vagava per le campagne della bassa novarese con la sua fisarmonica tra le stagioni degli amori e le prime lotte sociali.
A Monticello
Su una piccola collinetta accessibile attraverso una scenografica e antica scalinata di pietra sorge la chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, recentemente ristrutturata. È citata già nel XIV sec. come sede pievana ma l'attuale costruzione risale al 1608; l'interno è a navata unica, con abside semicircolare, e conserva l'altare barocco in marmi policromi e un dipinto del XVII sec. raffigurante l'Annunciazione.
Accanto alla chiesa sorge Villa Malinverni, edificata sui resti dell'antico castello citato per la prima volta nel 1113 e in parte demolito dai Visconti nel 1351. Ricostruito verso la metà del XV sec. dalla famiglia Caccia, sorgeva alla sommità del colle, ancora oggi delimitato dalla vecchia cinta muraria ormai in rovina. Oltre il muro, verso oriente, sono i resti di una piccola torre con finestre ad arco acuto e uno stemma (forse dei Caccia). Poco oltre sorge il torrione del '400, anch'esso in rovina, mentre i due corpi della Villa, recentemente recuperati (2015) dai Ricciardo, attuali proprietari, sorgono ad occidente e si affacciano sulla piazza della chiesa.
Piana dell'Agogna
zona nella quale prevale la coltivazione del riso, è molto interessante da vedere: sempre andando verso Vespolate è visibile il terrazzo fluvio-glaciale della Valle dell'Arbogna. La zona è percorsa dalla SP di Mercadante ed è un ottimo itinerario ciclistico.[9]
Angelo Stoppa, Bassa novarese terra di sole - Il volto di una terra, in La bassa novarese, Novara, Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura, 1981, p.78.
Storia e Documenti Artistici del Novarese, Paesi fra le Risaie - Vol. 29.
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