Il paese di Dongo sorge alla foce del torrente Albano, lungo il tracciato dell'Antica Via Regina; Dongo si trova anche sull'antico percorso che, attraverso il passo San Jorio, collega il lago di Como alla Val Morobbia.
Storia
Da Dongo, in epoca romana, passava la via Regina, strada romana che collegava il porto fluviale di Cremona (la moderna Cremona) con Clavenna (Chiavenna) passando da Mediolanum (Milano).
In età comunale, Dongo costituiva un borgo fortificato, nato a partire dal nucleo di Martinico[5].
Gli annessi agli Statuti di Como del 1335 riportano "Dugno" come il comune che, all'interno della pieve di Dongo, ha in carico la manutenzione del tratto della Via Regina dal “cantono vinee canonicorum de Dugno …” fino al “capud montis de Sancto Grigorio et ponte de Dugno”[6].
Ai tempi del Ducato di Milano, dalla fine del XV secolo il comune di Dongo seguì per circa tre secoli il destino del feudo delle cosiddette "Tre Pievi superiori" di Dongo, Gravedona e Sorico[6].
Un documento del 1465 è il primo a segnalare la presenza nella zona di importanti miniere di ferro. Queste miniere e gli impianti per il trattamento del ferro nel 1771 divennero di proprietà dei fratelli Giacomo e Antonio Mainoni, nativi di Lipsia (Sassonia), che li condussero sino al 1792, quando subentrarono i Rubini, che costruirono il primo altoforno a carbone di legna per la produzione della ghisa[5]. Nel 1839 la società diventerà Rubini-Scalini-Falck (o Rubini-Scalini-Falce[5]), e da essa nascerà l'industria siderurgica Falck[7].
Nel 1751 il territorio del comune di Dongo comprendeva già i cassinaggi di Chiodera, Molini, Barbignano, Camperio, Meglia, Mossenzonico e Sant’Ambrogio[6]. Proprio a quest'ultimo santo era dedicata una chiesa, annessa a un monastero femminile, allo stato di rudere già al tempo della visita pastorale di Feliciano Ninguarda (1593)[8].
Nel 1934 un'area disabitata del territorio comunale di Dongo fu aggregata a quello di Musso[9].
All'altezza della piazza Rubini, il 27 aprile 1945 venne catturato dai partigiani Benito Mussolini, in fuga da Milano verso la Valtellina; fu ucciso nella frazione di Giulino nell'ex comune di Mezzegra, il giorno seguente.
Lo stesso argomento in dettaglio: Morte di Benito Mussolini.
Simboli
Lo stemma del Comune di Dongo è stato concesso con decreto del presidente della Repubblica del 26 giugno 2006.[10]
«Di argento, alle tre croci scorciate, bene ordinate, di rosso. Ornamenti esteriori da Comune.»
Il gonfalone è un drappo partito di bianco e di rosso.
Le tre croci scorciate ricordano l'appartenenza di Dongo al territorio delle Tre Pievi assieme a Sorico e Gravedona.[11]
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Parrocchiale di Santo Stefano
La chiesa Arcipretale, dedicata a Santo Stefano[12], fu costruita in epoca medievale[13] - probabilmente non dopo il V secolo, vista la particolare dedicazione della chiesa.[14] Nata come sede della pieve di Dongo, la chiesa era dotata di un battistero a sé stante, del quale sono rimaste solo alcune colonne marmoree[5]. Durante alcuni lavori effettuati nel 1930 sono stati ritrovati il pavimento di una precedente costruzione (forse un precedente edificio di culto, vista la posizione isolata rispetto ai più antichi antichi nuclei di Martinco e Barbignano) e un sarcofago in pietra.[14]
Attestata come collegiata già nel 1174,[14] l'attuale chiesa è un rifacimento Settecentesco di una precedente struttura a tre navate del periodo tardogotico[14][15]. Dell'impianto della struttura originaria restano una vasca battesimale[5] e resti di affreschi[5] attribuiti a Gian Giacomo Barbelli,[14][15] autore anche di due tele datate 1628 e conservate in parrocchia[15]. Questi lacerti di affresco si trovano all'interno di due piccole absidi laterali orientate a est, anch'esse già facenti parte della chiesa originaria.[14][15] In una di queste absidiole, gli affreschi raffigurano numerose scene attribuite alla vita di sant'Ambrogio, che nel frontespizio dell'abside è raffigurato insieme ai santi Giorgio e Defendente[15]. L'altra abside era invece dedicata ai santi Giovanni Battista e all'omonimo evangelista.[15]
Al XVIII secolo risalgono invece:
gli affreschi del presbiterio, realizzati dal lainese Carlo Scotti così come quelli di parte sia della copertura sia delle pareti della navata;
quelli della prima cappella a sinistra, opera di Giovanni Antonio Torricelli (1775);
i dipinti della seconda cappella a sinistra, realizzati da Giulio Quaglio (1743);
le statue in stucco che ornano le pareti della navata, sagomate da Stefano Salterio (1771);
il pulpito, realizzato dall'eremita Giuseppe Nicola (1780).
La consacrazione della chiesa avvenne nel 1804, per mano del vescovo Carlo Rovelli, tre anni prima della realizzazione degli affreschi della seconda cappella ad opera di Filippo Bellati.[16]
All'interno della chiesa si trova inoltre una croce astile del 1513.[16]
Chiesa di Santa Maria
La chiesa di Santa Maria[17], rifatta da Federico Frigerio sulla base di una precedente chiesa romanica[18] risalente ai secoli XI-XII[19], conserva decorazioni di Giovanni Mauro della Rovere[19]. Del periodo tardoromanico si conservano ancora alcune sculture[13].
Santuario della Madonna delle Lacrime
Il santuario della Madonna delle Lacrime, annesso a un ex-convento francescano, è noto per una lacrimazione mariana avvenuta, secondo la tradizione, nel 1553. Conserva notevoli dipinti.[20][21]
Chiesa di Sant'Eufemia
L'unica ampia zona pianeggiante del Sasso di Musso ospita la Chiesa di Sant'Eufemia, collocata all'interno del parco del Giardino del Merlo.[22] La chiesa, che deve il suo aspetto attuale ad alcuni interventi realizzati attorno agli inizi del XVII secolo,[23] faceva in origine parte del complesso del Castello di Musso[22].
Altro
La chiesa di San Gottardo e il suo campanile, edificati negli anni 1652-1661, dominano l'imbocco della Valle Albano[24].
Sul tracciato dell'antica via Regina si trova la Chiesa di San Lorenzo, edificio a unica navata con cappelle laterali e presbiterio quadrangolari realizzata nel 1578[25].
Per la storia della diffusione della fede cattolica e degli edifici sacri vedi anche il testo in nota.[26]
Pontile d'attracco e, sullo sfondo, Villa Rubini
Architetture civili
Palazzo Manzi, realizzato a partire dagli anni 1803-1810 (progetto di Pietro Gilardoni[5]), ospita l'attuale sede comunale[27]. Al suo interno, conserva affreschi di Giuseppe Lavelli, allievo presso la scuola di Andrea Appiani[5]
All'interno del parco del Giardino del Merlo, realizzato tra il 1858 e il 1883 ai confini con il comune di Musso, si trovano i resti di alcune fortificazioni facenti parte del Castello di Musso, un appartamento ipogeo mimetizzato fra le rocce e un casottino di due piani[22].
Villa Rubini, realizzata in riva al lago tra il XVIII e il XIX secolo.[28]
Villa La Colombana, risalente agl'inizi del XIX secolo.[29]
Per il dialetto comasco, si utilizza l'ortografia ticinese, introdotta a partire dal 1969 dall'associazione culturale Famiglia Comasca nei vocabolari, nei documenti e nella produzione letteraria.
Bibliografiche
Dato Istat - Popolazione residente al 30 novembre 2020 (dato provvisorio).
Italo Scalera, I grandi imprenditori del XIX secolo: centocinquant'anni di storia di Italia, di scoperte, di invenzioni, di impresa, di lavoro, CEDAM, 2011, pp.307-308.
Adriano Caprioli, Antonio Rimoldi, Luciano Vaccaro (a cura di), Diocesi di Como, Editrice La Scuola, Brescia 1986.
Luigi Mario Belloni, Renato Besana e Oleg Zastrow, Castelli basiliche e ville - Tesori architettonici lariani nel tempo, a cura di Alberto Longatti, Como - Lecco, La Provincia S.p.A. Editoriale, 1991.
Annalisa Borghese, Dongo, in Il territorio lariano e i suoi comuni, Milano, Editoriale del Drago, 1992, pp.207-208.
AA.VV., Una chiesa tra lago e montagne - A Giovanni Paolo II, Como-Lecco, La Provincia S.p.A. Editoriale, 1996.
Oleg Zastrow, Sant'Ambrogio - Immagini tra Lario e Brianza, Oggiono, Cattaneo Editore, 1997.
Rita Pellegrini, Dongo Oltre il conosciuto. Mille anni di storia, Edizioni Nuovaera, 2012.
Enrico Della Fonte, Il pane e il ferro. Società e assistenza a Dongo 1899 - 1922, Como, Nodo libri, 2009.
Giancarlo Della Fonte, Dongo 1892 - 2003. Un secolo di notizie e immagini, Gravedona, Nuova Editrice Delta, 2003.
Paolo Massimiliano Gagliardi, Paolo Mazzo (a cura di), Radici di ferro. Dongo la ferriera il territorio, Cinisello Balsamo, SilvanaEditoriale, 2009.
Другой контент может иметь иную лицензию. Перед использованием материалов сайта WikiSort.org внимательно изучите правила лицензирования конкретных элементов наполнения сайта.
2019-2025 WikiSort.org - проект по пересортировке и дополнению контента Википедии