Cicala è un comune italiano di 914 abitanti della provincia di Catanzaro in Calabria, situato ai piedi della Sila Piccola.
Cicala comune | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Amministrazione | |
Sindaco | Alessandro Falvo (Cicala nel cuore) dal 4-10-2021 |
Territorio | |
Coordinate | 39°01′19.88″N 16°29′09.96″E |
Altitudine | 829 m s.l.m. |
Superficie | 9,28 km² |
Abitanti | 914[1] (30-11-2019) |
Densità | 98,49 ab./km² |
Comuni confinanti | Carlopoli, Fossato Serralta, Gimigliano, Sorbo San Basile, San Pietro Apostolo. |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 88040 |
Prefisso | 0968 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 079030 |
Cod. catastale | C674 |
Targa | CZ |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[2] |
Nome abitanti | cicalesi |
Patrono | san Giacomo Maggiore Apostolo |
Giorno festivo | 24/25 luglio |
Cartografia | |
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Sito istituzionale | |
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Il territorio comunale si presenta allungato secondo la direzione Nord-Ovest/Sud-Est, delimitato praticamente dai percorsi delle fiumare "Sant'Elia" e "Pomo" ad Est e "Vecchiarelli" e "Corace" ad Ovest che, scendendo dalla Sila, costituiscono il sistema idrico principale del territorio comunale; territorio caratterizzato da una pressoché uniforme ascensione di quota che passa da un minimo di 550 m s.l.m. della punta più a valle (presso la congiunzione dei fiumi Pomo e Corace in località "Due Fiumi") ad un massimo di 1088 m s.l.m. della parte più alta, il monte "Monticello". Dal punto di vista dei rilievi il territorio presenta tutte le caratteristiche della zona montuosa della Sila Piccola, cui praticamente appartiene, solcata da profondi avvallamenti torrentizi. L'uso del suolo è prevalentemente caratterizzato dalla presenza di castagneti e di querceti, ed in parte da vigneti, seminativi arborei in genere e boschi cedui nella fascia territoriale compresa fra le località "Volta del Torno", "Pietro Gualtieri" e "Cintarella".
Il clima infine è caratterizzato da una media ventosità e da una particolare piovosità che contribuisce, insieme alla già abbondante dotazione idrica, alla formazione delle zone verdi boschive che caratterizzano tutta la zona.
Il territorio cicalese appartiene alla Comunità Montana dei Monti Reventino, Tiriolo e Mancuso.
Fondato nel XVI secolo, Cicala ha certamente avuto presenze sul territorio risalenti al Neolitico, com'è stato affermato dallo studioso Domenico Lovisato: "[…] azze, scalpelli, martelli e ciottoli, dell'epoca della pietra, ritrovati in Calabria […] le armi formate di rocce calabresi si trovano in abbondanza sulla parte settentrionale della provincia di Catanzaro, come Tiriolo Superiore e Cicala"[3].
Dopo l'età Neolitica non si hanno più tracce di insediamenti fino al 1595, quando Giovanna Branai Castriota († dopo 1595), figlia di Ferdinando, Marchese di Città Sant'Angelo, Conte di Spoltore e Camilla di Capua[4] (discendenti di Vrana Konti) e moglie del fu Alfonso Carafa diede a un villaggio stanziato nel territorio appartenente al feudo di Tiriolo il nome di “Castriota”.
Per difficoltà economiche, nel 1610 il feudo di Tiriolo,[5] compresi i casali, fu venduto da Francesco Maria Carafa[6] (nipote di Giovanna Branai Castriota) al Patrizio genovese e conte di Messina Carlo Cigala,[7] che lo acquistò per 80.000 ducati. In questo territorio era compreso anche il villaggio di "Castriota".[8]
Da alcuni atti custoditi nell'archivio storico di Catanzaro si legge che nel 1616 alcuni uomini della "Trempa di Castagna" chiesero al Conte Cigala di fondare un casale nella "Stagliata di Fantuzzo" e di concedere loro dei capitoli di immunità. Da quel momento il villaggio Castriota prese il nome di Cigala, per poi essere cambiato in Cicala.
Si suppone che il centro abitato in origine si sviluppò principalmente sulla cosiddetta "Via Rande" (Via Grande, composta da Via Vittorio Emanuele II e da una parte di Via Garibaldi), intorno ai Palazzi dei Mancusi e dei Cigala. Subì gravissimi danni durante il terremoto del 1783 e nel 1806, sotto la dominazione napoleonica, in seguito a ripetuti episodi insurrezionali, il piccolo centro presilano fu incendiato e parzialmente distrutto anche se, tuttavia, in breve tempo risorse; tale distruzione è confermata dai documenti dell'Archivio Comunale che esistono proprio a far data dagli anni intorno al 1810.
Grande rilievo, negli anni precedenti ed immediatamente successivi l'Unità d'Italia, ebbero le bande di briganti che imperversavano nella zona e che furono costante motivo di grave preoccupazione per i governi dell'epoca.
Di particolare rilievo artistico-storico sono le due Chiese che testimoniano la profonda e radicata fede religiosa.
La festa di San Giacomo M.A.[9], Santo Patrono di Cicala, si tiene ogni anno il 25 luglio e rappresenta l'evento più importante della comunità cicalese. Grazie al fatto che essa si celebra in piena estate, è potuta divenire il momento di raccolta di molti cittadini emigrati sia in Italia che all'estero.
La festa inizia già il 24 luglio, quando viene allestito un mercato nel centro del paese, le cosiddette "bancarelle". Durante la serata si tiene un'esibizione canora o di cabaret. Il 25 luglio, nel primo pomeriggio, inizia una processione per tutte le vie del paese, a cui partecipa la maggioranza della popolazione e che dura all'incirca 5 ore. La sera della festa è allietata da un importante concerto, che fa confluire nel paese un cospicuo numero di visitatori provenienti da tutto l'hinterland. Infine l'evento si conclude con degli spettacolari fuochi pirotecnici.
Durante la processione viene trasportata in spalla la statua di San Giacomo M.A., essa si presenta come un'immagine policroma a foglia d'oro, realizzata in legno di pero e scolpita a tutto tondo, la tunica è di colore rosso che ricorda il suo martirio, il mantello giallo ocra, sulle spalle porta una "mozzetta" nera con due conchiglie, cappello, bisaccia a tracolla e nella mano destra un bastone, segni del pellegrino. È alta due metri per un peso di quattro quintali e nella mano sinistra abbraccia un voluminoso libro di colore azzurro: il Vangelo.
Un racconto leggendario tramandato oralmente di generazione in generazione narra di un periodo di povertà e carestia e del bisogno dei cicalesi di affidarsi alla protezione divina. Nella medesima situazione si trovarono gli abitanti di San Pietro Apostolo, un paese limitrofo, e insieme ai cicalesi commissionarono ad uno scultore delle Serre la costruzione di due statue da venerare. Per la comunità di San Pietro Apostolo fu costruita la statua di San Pietro e per Cicala quella di San Giacomo M.A. a causa dei temporali e dei fulmini che in quel periodo perturbavano il paese, questo perché Giacomo veniva chiamato da Gesù "Figlio del tuono" per sottolineare l'inesauribile zelo di cui era dotato e anche per il suo temperamento impetuoso. Il giorno in cui le due statue furono consegnate alle popolazioni i sampietresi alla vista della statua di San Giacomo rimasero sbalorditi dalla sua bellezza, tanto che la vollero per loro, ma proprio quando tentarono di sollevarla, malgrado gli sforzi, riuscirono a spostarla solo per pochissimi metri tanta era la pesantezza; così provarono i cicalesi e per prodigio essa divenne leggera come un fuscello e i n mezzo allo stupore e alla commozione fu portata a Cicala dove ancora oggi San Giacomo è venerato e amato oltre misura dai suoi abitanti.
Per molti anni Cicala si è sostentata grazie al castagno, sfruttato sia per il legno che per il frutto; infatti secondo la tradizione ogni anno nel paese si tiene la "Sagra della castagna". Cicala si pone tra le più importanti realtà produttive regionali di lavorazione, conservazione e distribuzione castanicola, grazie alla qualità (nota in tutta la zona) del frutto. Legate a questa fase dell'economia cicalese sono varie industrie di legname e alcune aziende alimentari che si occupano della lavorazione e trasformazione della castagna e di altri prodotti agricoli locali.
Negli ultimi anni la coltivazione della castagna è stata seriamente minata dall'infestazione del Cinipide del castagno che, come in altre zone del pianeta, ne ha decimato la produzione ledendo pesantemente l'economia del piccolo borgo presilano, dove i molti coltivatori hanno visto letteralmente svanire un'importante fetta di reddito proveniente da una tradizione secolare. Degno di nota è l'impegno della comunità nello sconfiggere tale piaga attraverso l'introduzione in natura del Torymus Sinensis[10], antagonista del Cinipide, che ha già portato risultati estremamente positivi nella coltura castanicola in Giappone.
Inoltre all'inizio degli anni duemila, collocata presso la contrada Milocca, è sorta la nuova zona P.I.P (zona industriale) che ospita la maggior parte delle piccole e medio imprese presenti nel territorio comunale.
Le principali produzioni industriali presenti nell'area cicalese si occupano di: trasformazione dei prodotti derivati dalla castagna; trasformazione di prodotti agro-alimentari in genere; produzione di salumi tipici calabresi; produzione di caldaie e impianti di riscaldamento.
Altre attività imprenditoriali degne di nota sono rappresentate principalmente da imprese agricole nelle declinazioni di coltivazione del fondo e selvicoltura.
La stazione ferroviaria di Cicala si trova sul tratto della linea Catanzaro-Cosenza delle Ferrovie della Calabria. L'azienda Ferrovie della Calabria collega inoltre Cicala a numerose località vicine per mezzo di un servizio quotidiano di autolinee.
Cicala è attraversata dalla strada statale 109 della Piccola Sila.
Abitanti censiti[11]
Altri progetti
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