Cerveno (Hervé in dialetto camuno[5]) è un comune italiano di 657 abitanti[1], della Val Camonica, provincia di Brescia in Lombardia.
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Cerveno comune | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Amministrazione | |
Sindaco | Marzia Romano (lista civica) dal 26-5-2014 (2º mandato dal 27-5-2019) |
Territorio | |
Coordinate | 46°00′12″N 10°19′36″E |
Altitudine | 500 m s.l.m. |
Superficie | 21,55 km² |
Abitanti | 657[1] (30-11-2021) |
Densità | 30,49 ab./km² |
Comuni confinanti | Braone, Ceto, Losine, Lozio, Malegno, Ono San Pietro, Paisco Loveno, Schilpario (BG) |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 25040 |
Prefisso | 0364 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 017049 |
Cod. catastale | C549 |
Targa | BS |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[2] |
Cl. climatica | zona E, 2 924 GG[3] |
Nome abitanti | cervenesi |
Patrono | san Martino |
Giorno festivo | 11 novembre |
Cartografia | |
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Sito istituzionale | |
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«Di qui si passa a Cerveno, terra anch'essa illustrata da diverse gran torri, ch'indicavano la nobiltà, ed opulenza degli habitanti, dei quali tutt'hora verdeggiano traci per conditione...» |
(Gregorio Brunelli, «Curiosi trattenimenti contenenti ragguagli sacri e profani dei popoli camuni», 1698[4]) |
Il paese di Cerveno giace ai piedi della Concarena, sul versante occidentale della Valle Camonica, di fronte alla frazione Badetto del comune di Ceto.
Presso Cerveno si estraeva il marmo occhialino.[6]
Il 14 ottobre 1336 il vescovo di Brescia Jacopo de Atti investe iure feudi dei diritti di decima nei territori di Cerveno, Ono e Cricolo, Esine e Paisco Oprandino Codaferri da Cemmo.[7]
L'11 gennaio 1350 il vescovo di Brescia Bernardo Tricardo investe iure feudi dei diritti di decima nei territori di Berzo Inferiore, Ono e Cricolo e Cerveno Rainaldo del fu Zanino Federici di Gorzone.[8]
Alla pace di Breno del 31 dicembre 1397 il rappresentante della comunità di Cerveno, Manfredo Barosino (anche notaio), si schierò sulla sponda ghibellina.[9] Suo figlio, il notabile notaio Franceschino Barosini, figura nell'elenco dei cittadini ascritti al patriziato bresciano firmatari del patto di unione tra Brescia e Venezia giurato nelle mani del Carmagnola il 6 di ottobre 1426.[10]
Nel 1610 Giovanni da Lezze afferma che i vini prodotti a Cerveno sono pocco buoni.[4]
Dal 1927 al 1947 Cerveno fu unita a Ceto nel comune di Ceto-Cerveno.
Le proprietà della vicinia si estendevano ben oltre le terre coltivate e vicine al fondovalle principale. Comprendevano ben 21 kmq, molti dei quali rappresentati da pascoli e roccia ed vi era un forno fusorio.
I consigli dei vicini, ovvero le riunioni pubbliche degli antichi originari della comunità seguivano i cicli naturali legati soprattutto alle attività agricole essenziali. Tuttavia potevano avere convocazioni straordinarie proprie dei villaggi minerari per la manutenzione e avviamento dei forni fusori.
Uno dei più antichi documenti in valle che testimonia l’imprenditorialità delle vicinie e la presenza di forni fusori gestiti collegialmente, è proprio l’atto Costitutivo del forno della vicinia di Cerveno del 1429[11].
Famiglie che hanno ottenuto l'infeudazione vescovile dell'abitato:
Famiglia | Stemma | Periodo |
Codaferri | 1336 - ? | |
Federici | ![]() |
1350 - ? |
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica n. 2941 del 20 settembre 1977.
«Di rosso, al cervo saliente di argento. Ornamenti esteriori da Comune.» |
Il gonfalone è un drappo partito di bianco e di rosso.
Le chiese di Cerveno sono:[12]
Abitanti censiti[13]
Gli scütüm sono nei dialetti camuni dei soprannomi o nomiglioli, a volte personali, altre indicanti tratti caratteristici di una comunità. Quello che contraddistingue gli abitanti di Cerveno è Giüdé (Giudei?), Capèle,[5] Brusa crus (brucia croci).
Di grande importanza nel contesto culturale della Valle Camonica è la tradizione decennale della Santa Crus.
La Casa Museo di Cerveno, edificio rurale di fine ‘500 recentemente ristrutturato,costituisce una concreta testimonianza dei metodi costruttivi edili, visibili nell’organizzazione degli spazi e nell’uso dei materiali locali: pietra calcarea, legno e ferro. I reperti raccolti e gli arredi recuperati denotano stili di vita particolari; gli attrezzi impiegati nel lavoro dei campi, specificatamente per la viticoltura e la vinificazione, e quelli per l’allevamento, le attività silvo-pastorali e l’artigianato esprimono il livello di abilità manuale-creativa dell’homo faber, che sa costruire, adattare, riadattare quando gli serve per vivere e per sopravvivere. Significativa, nel museo, anche la presenza del materiale prodotto per la realizzazione della Santa Crus, rappresentazione vivente, a cadenza decennale, della Passione di Cristo. Gli abiti utilizzati dai figuranti, le armi, le corazze, i segni della Passione, le immagini riproducenti le fasi preparatorie della manifestazione esprimono efficacemente la complessità del lavoro che si compie, la coralità che lo caratterizza, la partecipazione collegiale dell’intera comunità, a testimonianza dell’atavica fede, delle tradizioni consolidate e dell’identità locale.
Evocare i tratti distintivi dell’identità del paese e della sua gente è lo scopo di questa Casa Museo. Una casa rurale che ha fatto parte per almeno cinque secoli della storia della comunità e che oggi raccoglie oggetti e immagini utili per trasmettere saperi e memorie.
La Casa Museo è luogo di incontri e mostre temporanee, occasioni di confronto e di formazione per gli adulti, attività didattiche e ludiche per i bambini e i ragazzi, lavori di preparazione per la manifestazione decennale della Santa Crus.
La Casa Museo rimanda al paese e al territorio che la circonda offrendo indicazioni utili per accostarsi al patrimonio storico e artistico di Cerveno e per seguire percorsi di conoscenza del paesaggio, dell’ambiente e degli altri abitati ai piedi della Concarena.
Dal versante meridionale di Cerveno diparte una strada agro-silvo-pastorale che sale in quota sulla Concarena fino a 1300 m s.l.m., in località Monte Arsio. Da qui discende fino alla frazione di Sommaprada nel comune di Lozio, in Val di Lozio. Percorribile a piedi o in bicicletta in 2.30 ore.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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24 aprile 1995 | 14 giugno 1999 | Angelo Simone Nani | lista civica | Sindaco | |
14 giugno 1999 | 8 giugno 2009 | Anna Caterina Bonfadini | DS | Sindaco | |
8 giugno 2009 | 26 maggio 2014 | Giancarlo Maculotti | lista civica | Sindaco | |
26 maggio 2014 | in carica | Marzia Romano | lista civica | Sindaco | 2º mandato dal 27-5-2019 |
Altri progetti
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