Castel Baronia è un comune italiano di 1 102 abitanti della provincia di Avellino in Campania.
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Castel Baronia comune | ||
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Localizzazione | ||
Stato | ![]() | |
Regione | ![]() | |
Provincia | ![]() | |
Amministrazione | ||
Sindaco | Felice Martone (Uniti per Castello) dal 26/05/2014 | |
Territorio | ||
Coordinate | 41°02′54″N 15°11′23″E | |
Altitudine | 639 m s.l.m. | |
Superficie | 15,37 km² | |
Abitanti | 1 102[1] (31-12-2017) | |
Densità | 71,7 ab./km² | |
Comuni confinanti | Carife, Flumeri, San Nicola Baronia, Sturno, Trevico | |
Altre informazioni | ||
Cod. postale | 83040 | |
Prefisso | 0827 | |
Fuso orario | UTC+1 | |
Codice ISTAT | 064022 | |
Cod. catastale | C058 | |
Targa | AV | |
Cl. sismica | zona 1 (sismicità alta)[2] | |
Cl. climatica | zona E, 2 231 GG[3] | |
Nome abitanti | castellesi | |
Patrono | Madonna delle Fratte | |
Giorno festivo | 2 febbraio | |
Cartografia | ||
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Sito istituzionale | ||
Modifica dati su Wikidata · Manuale |
All'epoca del regno delle Due Sicilie il comune era capoluogo di circondario nell'ambito del distretto di Ariano. Dopo l'unità d'Italia Castel Baronia mantenne il ruolo di capoluogo di mandamento all'interno del circondario di Ariano di Puglia. In entrambi i casi la giurisdizione si estendeva su sei comuni e due villaggi che corrispondevano a gran parte della Baronia.
Il Castello della Baronia, risalente al 1130, fu prima di proprietà di Traiano Carafa, marchese di Lajno ma egli nel 1527 lo vendette a Domenico Nicola Mancini, 1º marchese di Fusignano e membro dell'illustre famiglia romana che in seguito lo trasformò in Palazzo, dove nacque l'insigne giurista, conte Pasquale Stanislao Mancini, 8º marchese di Fusignano.
Abitanti censiti[4]
Accanto alla lingua italiana, a Castel Baronia è in uso una particolare varietà del dialetto irpino, con presenza di reminiscenze di un antico gergo del tutto peculiare, il ciaschino, diffuso fin dagli inizi dell'Ottocento tra i mercanti di pettine di osso (tale merce, prodotta in gran quantità dagli artigiani del posto, era poi smerciata diffusamente tanto nel regno di Napoli quanto nello Stato pontificio). Il ciaschino, costituito da una base dialettale tipicamente irpina ma alterato da una componente lessicale capziosa e volutamente criptica, si è ormai estinto lasciando però in eredità un certo numero di parole che hanno preso stabilmente piede nella parlata locale.[5]
Il comune appartiene alla diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia.
La cittadina è suddivisa in numerose contrade tra le quali:
Il comune fa parte della Comunità montana dell'Ufita.
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