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Carano (Caràn in dialetto fiammazzo[3]) è una frazione di 1 079 abitanti[1] del comune di Ville di Fiemme, nella provincia autonoma di Trento.

Carano
ex comune
Carano – Veduta
Carano – Veduta
Localizzazione
Stato Italia
Regione Trentino-Alto Adige
Provincia Trento
Comune Ville di Fiemme
Amministrazione
Data di soppressione31 dicembre 2019
Territorio
Coordinate46°17′29.44″N 11°26′23.21″E
Altitudine1,086 m s.l.m.
Superficie13,57 km²
Abitanti1 079[1] (30-11-2019)
Densità79,51 ab./km²
SottodivisioniAguai (Aguàe), Calvello, Cela, Solaiolo

Località: Veronza

Altre informazioni
Cod. postale38099 (già 38033)
Prefisso0462
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT022041
Cod. catastaleB723
TargaTN
Cl. sismicazona 4 (sismicità molto bassa)[2]
Nome abitanticaranesi (i carani / Mati da Caran)
Patronosan Nicolò
Giorno festivo6 dicembre
Cartografia
Carano
Carano – Mappa
Carano – Mappa
Posizione del comune di Carano
nella provincia autonoma di Trento
Sito istituzionale

Un tempo comune autonomo, il 1⁰ gennaio 2020 si è fuso con i comuni di Daiano e Varena nel nuovo comune di Ville di Fiemme.

Carano è un tipico insediamento alpino disposto su un terrazzo in posizione dominante, con vista sulla catena del Lagorai e le Pale di San Martino. La Valle del Rio Val, detta anche Val d'Osta, divide il paese in due parti: la Villa, che è l'agglomerato principale e più elevato (m 1120), e Radòe, dove sorge la chiesa (m 1086).


Storia


Il paese di Carano ha origini molto antiche che risalgono al periodo romano, quando ai precedenti insediamenti dell'età del Ferro situati sulla sommità di dossi ben difendibili, ne vengono aggiunti dei nuovi su zone prative ben soleggiate. Il nome antico latino del villaggio era Cadranum (Cadrano), che deriverebbe da quello di praedium romano.

Il primo documento storico in cui si fa riferimento al paese risale al 1188 (Codice Wanghiano, nr. 28, edizione del Kink). In esso si fa riferimento alle prestazioni dovute dai Fiemmazzi ai ministeriali vescovili e vi si può leggere "Et piscatoribus Tridenti due pecie panni dabantur una ex terra Padraove, que est unus campus in Aradoio et duo in Peraiollo et Pratum de Vedrioza", quindi nel XII secolo un prato in Aradoio (Radoe), due in Peraiollo (ai Perari) e uno in Vedrioza (Veronza) dovevano dare due pezze di panno ai pescatori di Trento.

Inoltre, nel Catalogus Cleri del 1910, la chiesa di Carano dedicata a San Nicolò di Bari, appare edificata nel 1150 e consacrata nel 1193 dal Vescovo di Trento Corrado II di Beseno.

Chiesa di San Nicolò, oggetto di un intervento dell'architetto Giovanni Tiella, di Rovereto.
Chiesa di San Nicolò, oggetto di un intervento dell'architetto Giovanni Tiella, di Rovereto.

Carano formò anticamente un Quartiere della Comunità Generale di Fiemme assieme a Daiano; dal 1318 e sino ai primi anni del secolo ventesimo lo formò con Castello, Molina e Trodena. Il paese faceva comunque regola a sé ed era governato da tre Regolani eletti annualmente; essi dovevano amministrare le cose comunali secondo la consuetudine della villa, con il laudo e il voto della maggior parte dei Vicini raccolti a Regola Generale.

Si riportano di seguito alcune date significative della vita e dell'evoluzione della comunità di Carano:


Simboli


Lo stemma del Comune di Carano era uno scudo ovale con contorno lavorato in argento, interzato in fascia: nel primo di giallo, nel secondo di bianco con una croce con fregi, nel terzo di rosso.[5]


Monumenti e luoghi d'interesse



Architetture religiose



Tradizioni: il banderal di Carano


Scorcio di Carano al tramonto
Scorcio di Carano al tramonto

Ogni quattro anni, l'ultimo giorno di carnevale si svolge a Carano l'antica tradizione del “Banderal”. Gli scapoli del paese fiammazzo organizzano questa antica rappresentazione che rimane viva quasi inalterata da secoli nella Regola di Carano e che faceva parte della Magnifica Comunità (ente territoriale che godeva di autonomia e libertà all'interno del Principato Vescovile Imperiale di Trento).
Fino all'inizio del secolo scorso, in Valle di Fiemme (ma con tutta probabilità anche in Valle di Fassa) erano attive le “Società di Bandiera”. Esse erano composte da tutti gli scapoli del paese. Ogni Regola della Magnifica Comunità di Fiemme aveva una propria bandiera che veniva esibita durante la feste religiose e civili. Il “menar bandiera” era in uso alle feste nuziali, per rendere omaggio alle visite di personalità importanti e, nel periodo di carnevale, in stretta relazione con le maschere locali. Quindi in essa si fondono due antiche tradizioni di Fiemme: il rito più simbolico simboleggiato dall'appartenenza al proprio territorio data dalla concessione di una “Bandiera”, (risalente al Landlibell del 1511) e quello più propiziatorio di iniziazione dei giovani scapoli del paese, il tutto in sintonia con le maschere locali, che hanno radici comuni in tutte le Alpi.
Il momento saliente era “Menàr la Bandiera” andato in disuso in tutte le Regole, rivive ogni quattro anni a Carano. Ci sono notizie certe dei cosiddetti “zughi de la bandiera” alla grande Fiera della Magnifica Comunità, al Parco dell'Assunta di Cavalese, che erano delle esibizioni con gara tra i “Banderali” delle regole della Magnifica Comunità di Fiemme.
La bandiera del “Banderal” rappresenta quella dell'antica regola di Carano ha nove strisce (come erano nove le antiche regole di Fiemme) colorate, in ogni regola cambiano i colori o la disposizione degli stessi, ad esempio Cavalese alternava il bianco ed il rosso sulle 9 strisce).
La vigilia dell'Epifania, (che sancisce l'inizio del carnevale) gli scapoli del paese si riuniscono per assegnare le cariche, poi la costituita compagnia del Banderàl va in giro per il paese a “Maridàr via” (maritare) tutte le donne nubili e ragazze in età da marito, cantando loro un'antica serenata, (E per grazia del Signore sian arrivati al 6 gennaio, vogliam spender questa sera per andar a maritar, le tutele…) invitandole al ballo. L'ultimo giorno di Carnevale la manifestazione raggiunge il culmine. La Bandiera viene “menata” a tutte le autorità del Paese e a chi ne fa domanda, per dar loro onore, poi la sera la Compagnia si ritrova al gran ballo con “le ragazze da marito”.
La società del Banderàl è composta dal “Sovrastante” (capo e cassiere) che ha una fascia sulla spalla di raso nera, dal “Banderàl” che ha una fascia colorata, dal “Sotobanderal” che ha una fascetta al braccio, che si alternano nel “menàr bandiera”; da due “Matazini” che hanno il compito di raccogliere le torte ed i doni fatti dalle ragazze nubili del paese, correndo e saltellando per le vie del paese con i “zampugnoli” (campanelline) attaccate alla cinta, ogni tanto raggiungono il corteo o l'esibizione ma solo per qualche minuto e poi riscappano di corsa per raccogliere le altre cibarie; da quattro “Lacchè” che rendono omaggio alla Bandiera, precedono il corteo correndo ed alternandosi in coppia, poi ballano sotto la bandiera a ritmo di valzer lento, da due “Zane” che hanno il compito di rubacchiare e scorrazzare allegramente in giro per il paese, dal “Visetae” che tiene in riga la compagnia, munito di “scuria” frustino con all'estremità una vescica gonfiata di maiale, deve stare attento che la compagnia non si dilegui o si nasconda in qualche osteria; da due “Armadasta”, che sono persone anziane e sposate che hanno il compito di custodire la Bandiera, hanno un fiore rosso all'occhiello; dai Musicanti e dalla Compagnia tutta vestita di nero con giacca e cravatta, un fiore bianco all'occhiello.
Poi la sera tutti al ballo con le ragazze da marito, invitando anche coloro che hanno dato una mano all'organizzazione della manifestazione.
Il mercoledì delle ceneri la Compagnia si ritrova per “spazzar su”. Il Carnevale finisce e la compagnia si ritrova in questa chiusura con un'aringa affumicata per simboleggiare il periodo “da magro”.


Società



Evoluzione demografica


Abitanti censiti[6]


Note


  1. Dato Istat - Popolazione residente al 30 novembre 2019.
  2. Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. Teresa Cappello e Carlo Tagliavini, Dizionario degli etnici e dei toponimi italiani, Bologna, ed. Pàtron, 1981.
  4. Statuto del Comune di Carano (PDF), su regione.taa.it. URL consultato il 16-12-2008.
  5. Stemma, su Comune di Carano. URL consultato il 6 settembre 2022.
  6. Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.

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На других языках


[de] Carano

Carano (deutsch veraltet: Kaldrein) ist eine Fraktion der italienischen Gemeinde (comune) Ville di Fiemme in der Provinz Trient, Region Trentino-Südtirol.

[es] Carano

Carano es una localidad y comune italiana de la provincia de Trento, región de Trentino-Alto Adigio, con 999 habitantes.

[fr] Carano

Carano est une ancienne commune italienne d'environ 1 000 habitants située dans la province autonome de Trente dans la région du Trentin-Haut-Adige dans le nord-est de l'Italie. Elle fusionne avec Daiano et Varena le 1er janvier 2020 pour former Ville di Fiemme.
- [it] Carano (Ville di Fiemme)

[ru] Карано

Карано (итал. Carano) — коммуна в Италии, располагается в провинции Тренто области Трентино-Альто-Адидже.



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