San Prospero Parmense è una frazione del comune di Parma, appartenente al quartiere Lubiana.
San Prospero Parmense frazione | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Comune | ![]() |
Territorio | |
Coordinate | 44°46′43.3″N 10°23′56.5″E |
Altitudine | 50 m s.l.m. |
Abitanti | 1 008[2] |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 43123 |
Prefisso | 0521 |
Fuso orario | UTC+1 |
Patrono | sant'Ilario |
Cartografia | |
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La località è situata 6,05 km a est del centro della città.[1]
La località sorge a cavallo della via Emilia in posizione pianeggiante, sulla sponda sinistra del torrente Enza, confine naturale con la provincia di Reggio nell'Emilia.[3]
La zona risultava abitata già nell'età del bronzo: risale al periodo compreso tra il II e il I millennio a.C. la terramara di Quingento, a sud del centro abitato odierno di San Prospero Parmense.[4]
I Romani tracciarono nel 187 a.C. la via Aemilia, lungo il cui percorso crearono successivamente vari centri abitati; a San Prospero si sviluppò tra il I secolo a.C. e il II secolo d.C. un insediamento rurale, come testimoniato dai resti della necropoli e della strada ghiaiata in asse con la via Aemilia rinvenuti nel 2004 durante alcuni scavi; dell'antica suddivisione del territorio in centurie non rimangono invece tracce, a causa del completo abbandono in cui cadde la zona dopo il crollo dell'impero.[5]
Entro il X secolo fu edificata la pieve romanica, attorno a cui si sviluppò un piccolo borgo.[6]
Per effetto dei decreti napoleonici, nel 1806 San Prospero divenne frazione del nuovo comune (o mairie) di San Donato, che nel 1870 fu annesso a quello di San Lazzaro Parmense,[7] a sua volta soppresso e inglobato in quello di Parma nel 1943.[8]
Nella cronaca recente, a San Prospero Parmense si è conclusa in modo tragico la vicenda di Tommasino Onofri: sulle rive dell'Enza, su indicazioni di Mario Alessi, fu ritrovato il corpo senza vita del piccolo di 18 mesi rapito il 2 marzo 2006 a Casalbaroncolo.
![]() | Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Prospero (Parma, San Prospero Parmense). |
Menzionata per la prima volta nel 980, la pieve romanica, da cui nel 1299 dipendevano sei cappelle dei dintorni, fu chiusa al culto nel 1578, a causa delle sue pessime condizioni; abbattuta e riedificata in stile barocco tra il 1743 e il 1779, fu danneggiata da un terremoto nel 1928, che determinò la demolizione del campanile, ricostruito nel 1965; al suo interno conserva alcune opere di pregio, tra cui la settecentesca pala d'altare e una statua medievale raffigurante Santa Felicola.[6]
Costruito lungo la via Emilia prima del XV secolo, lo xenodochio, ormai in rovina, è caratterizzato dalla presenza di un ampio portico a capanna originariamente decorato con alcune pitture, aperto verso la strada.[9]
![]() | Lo stesso argomento in dettaglio: Villa Mattei (Parma). |
Costruita originariamente in stile barocco probabilmente intorno al 1682 dai conti Mariani, passò in seguito ai conti Bajardi e successivamente ai Rossi; ricostruita nella seconda metà del XVIII secolo in stile neoclassico, secondo la tradizione su progetto dell'architetto Ennemond Alexandre Petitot, fu acquistata forse in quegli anni dai Meley; alienata nel 1896 al marchese Filippo Corradi Cervi Robiani, fu comprata dopo il 1924 da Medardo Pederzini e nel 1936 da Secondo Mattej; profondamente danneggiata dal sisma del 1983, fu acquisita nel 1990 dal restauratore Marco Pinna, che la ristrutturò completamente. Sviluppata su due livelli principali fuori terra, è caratterizzata dall'imponente corpo d'ingresso centrale in aggetto, sovrastato da loggia e alto frontone circolare, dietro al quale si innalza una torre cuspidata con orologio; ai lati si sviluppano ad U due ali, creando una corte sul retro, con porticato di 5 arcate; a est l'edificio si affaccia sul giardino con un piccolo portico a pianta circolare. All'interno si trovano numerosi ambienti ornati con affreschi e una cappella.[10]
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