In epoca romana da Turano Lodigiano passava la diramazione secondaria della via Mediolanum-Placentia che si staccava da Laus Pompeia (Lodi Vecchio) e che raggiungeva Cremona[4]. La prima attestazione storica della località di Turano è inerente al transito del vescovo di Pavia San Siro, che nell’anno 69 attraversò questi territori per raggiungere la propria sede vescovile.[5] Il documento più antico nel quale si può trovare espressamente riportato il nome di Turano risale però al 924.[6] Si tratta di un documento di vendita relativo a beni ceduti dal nobile Pietro Sommariva ai Vignati di Lodi, e fa riferimento ai resti di un Castri de Turano, castello probabilmente devastato dagli Ungheri discesi nella penisola. Nel X secolo Turano apparteneva al monastero di santa Cristina[7].
La località Tuiranum o Turanum ricorre in numerosi documenti, testamenti e atti notarili relativi a cessioni, lasciti, acquisti, investiture e contese tra esponenti delle famiglie nobili del lodigiano e alcuni vescovi di Lodi. Nel XVI secolo il feudatario, conte Lorenzo Mozzanica, fece erigere a Turano il convento di San Lorenzo (oggi non più esistente), affidandolo ai Servi di Maria.[8] I beni del feudo passarono nel corso dei secoli a varie famiglie nobili, fino a giungere nelle disposizioni dei Calderari. Sull'area in cui in passato era sorto il castello, essi costruirono un palazzo, tuttora esistente, Palazzo Calderari. Ora di proprietà privata, fu sede di una scuola femminile delle Madri Canossiane di Lodi a partire dal 1900 fino al 1980. In età napoleonica (1809-16) Turano fu frazione di Melegnanello, recuperando l'autonomia con la costituzione del Regno Lombardo-Veneto. Nel 1869 furono annessi a Turano i comuni di Melegnanello e Robecco Lodigiano, soppressi.[9]
Nel 1928 Turano assunse il nome ufficiale di Turano Lodigiano,[10] per distinguersi da altre località omonime sul territorio nazionale.
«Corona al di sotto della quale, nella parte superiore è raffigurato un castello con due torri sotto un ramo d'edera su sfondo argentato, mentre nella parte inferiore è raffigurato un toro sopra un prato su sfondo azzurro.»
Gonfalone
«Drappo in seta moella con ricamo a mano diviso in due colori: nella parte in alto, di colore azzurro, sotto la scritta "Comune di Turano Lodigiano" è disegnata la parte superiore dello stemma; nella parte in basso, di colore bianco, è raffigurata la parte inferiore dello stemma oltre ad un intreccio di rami di quercia e di bacche ed a un decoro ascendente argentato.»
Monumenti e luoghi di interesse
Chiesa parrocchiale dell'Assunzione della Beata Vergine Maria a Turano Lodigiano
Chiesa dell'Assunzione della Beata Vergine Maria
la chiesa, che ha il titolo di parrocchiale, risale al XVI secolo, eretta per volere del conte Lorenzo Mozzanica e dei nobili Vignati. L'impianto decorativo dell'edificio presenta, tra gli altri, alcuni affreschi di Ambrogio da Fossano, detto il Bergognone, che ha lavorato anche presso il Tempio Civico dell'Incoronata di Lodi e la Certosa di Pavia.[12]
Palazzo Calderari
costruito molto probabilmente nel luogo in cui sorgeva l'antico castello di Turano, fu edificato tra il 1675 e il 1723 dalla famiglia Calderari. Dopo essere passato nelle disponibilità di diversi proprietari, ospitò dal 1900 una scuola femminile delle Madri Canossiane di Lodi e un ricovero per sordomute. Attualmente è tornato ad essere di proprietà privata, ed è aperto in occasione di feste e ricevimenti. La struttura è a pianta quadrata, con una corte al centro. L'apparato decorativo interno risale al XVIII secolo.[13] In passato ornavano i parapetti quattro grandi leoni di granito. Attualmente due sono collocati all'inizio del viale che immette alla Cascina Mairaga a Turano, e due sono all'ingresso della strada che immette alla Cascina Griona a Ospedaletto Lodigiano.[14]
Al 31 dicembre 2009 gli stranieri residenti nel comune di Turano Lodigiano in totale sono 156,[16] pari al 9,92% della popolazione. Tra le nazionalità più rappresentate troviamo:
Chiesa Ludovico, Vita di S. Siro, Lib. II, Cap. I, Archivio Storico Lodigiano, I, pag. 50, cit. in Agnelli Giovanni, Lodi ed il suo territorio nella storia, nella geografia e nell'arte, 1917, pag. 809.
Vignati, Codice diplomatico Laudense I Laus pompeiana, 9, p.15
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