San Bernardino (Sân Bernardèin in dialetto reggiano) è una frazione di 326 abitanti[2] del comune di Novellara, in provincia di Reggio Emilia.
San Bernardino frazione | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Comune | ![]() |
Territorio | |
Coordinate | 44°51′54.51″N 10°40′07.89″E |
Altitudine | 23 m s.l.m. |
Abitanti | 326 (2014) |
Altre informazioni | |
Fuso orario | UTC+1 |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[1] |
Nome abitanti | sanbernardinesi |
Cartografia | |
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Nel mezzo della Pianura Padana, San Bernardino si trova a 5 km da Novellara e a 25 km da Reggio Emilia. La frazione è circondata da campi utilizzati per la coltivazione del grano ed è attraversata dall'Allacciante Cartoccio.
I "Terreni Novi", ovvero l'odierna località di San Bernardino, furono tra i primi possedimenti dei Gonzaga ad essere bonificati tra il Quattrocento e il Cinquecento; chiaramente il Canalazzo era stato arginato in modo da non rappresentare più una seria minaccia per il territorio limitrofo, quantomeno dalla parte di Novellara[3]. Alla fine del '400, Francesco I vi fece costruire due grandi case, chiamate le "Costanze" per via del nome della moglie Costanza Strozzi[4]. Nel secolo seguente, per volere del conte Alessandro I, fu eretta la prima chiesa dedicata a San Bernardino[5] e, intorno al 1580, viene costruita la cascina Vittoria, nata dopo il nome di Vittoria di Capua, moglie di Alfonso I Gonzaga. I Gonzaga si dirigevano spesso ai Terreni Novi al fine di cacciare fagiani, pernici e quaglie catturate con le reti. Una delle prime fonti scritte sui Terreni Novi parla della produzione di formaggio. Giulio Cesare Gonzaga, nel 1529, affittò a Lorenzo e Antonio Busi, ebrei figli di Giarono, una cascina, ben 140 vacche e estesi spazi prativi nella valle, con l'intento di produrre il grana. Inoltre vengono citati altri attrezzi inventariati come "caldere, ramine, fassare, asse et tagliero da formazo".[6]
Il nome deriva dal marchese Giangiacomo Riva, che ottenne la zona acquistandola dai Gonzaga, nobili di Novellara, nel 1671.[7] Questi ultimi, già dai tempi delle prime bonifiche dei Terreni Novi, la impiegavano come zona di caccia, in cui si recavano anche le nobildonne con falconi e i falconieri.[8] In seguito alla bonifica Bentivoglio, gran parte del territorio restò in ogni modo sommersa: infatti venne sfruttato per la coltivazione del riso fin dai primi anni del Cinquecento.
Agli inizi del Ottocento passò in mano al conte Venceslao Spalletti.[9] Solo successivamente, nel 1920, la zona fu prosciugata dalla Bonifica Parmigiana Moglia. In seguito, grazie a diversi lavori di sistemazione agraria e di rinnovo degli stabili, venne convertita in una tenuta degna di essere visitata da ospiti rinomati, come Albert Sabin, inventore del vaccino antipoliomelite, Alexander Fleming, scopritore della penicillina[10], e Benito Mussolini[11]. A causa dell'abbandono delle campagne, da diverso tempo vengono utilizzate solo alcune parti della tenuta, unicamente per l'agriturismo e la ristorazione.
La tenuta comprende una casa padronale e un oratorio dedicato a San Luigi Gonzaga[12], inclusi ben 14 edifici rurali, costruiti tra il Seicento e l'Ottocento, per poi essere trasformati negli anni Trenta in case coloniche: esse furono le prime case contadine della zona dotate di mattonelle e acqua corrente. È attraversata per tutta la sua lunghezza da una lunga e diritta strada privata, che collega, attraverso un cancello, la strada provinciale Novellara-Guastalla (davanti alla stazione ferroviaria di San Bernardino) alla dimora padronale. Dietro ad essa si trova ancora un boschetto che è quanto rimane del vasto e folto bosco dei tempi dei Gonzaga.
San Bernardino è attraversata dalla SP81, la quale collega la SP42 e la SP63R.
La stazione di San Bernardino è posta sulla ferrovia Reggio Emilia-Guastalla.
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