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Rendola, antico casale "che ebbe nome di Castello"[1] è oggi un noto centro agrituristico sulle colline del Chianti aretino a sud ovest di Montevarchi di cui è frazione. E, come scriveva il barone Bettino Ricasoli, "il sole, prossimo al tramonto, colora di un vivo paonazzo la bella montagna di Pratomagno che da Rendola si vede stendere dinanzi agli occhi"[2].

Disambiguazione – Se stai cercando il borgo di Nocera Inferiore, vedi Arenula (Nocera Inferiore).
Rendola
frazione
Rendola – Veduta
Rendola – Veduta
Localizzazione
Stato Italia
Regione Toscana
Provincia Arezzo
Comune Montevarchi
Territorio
Coordinate43°29′16.22″N 11°33′11.45″E
Altitudine292 m s.l.m.
Abitanti173
Altre informazioni
Cod. postale52025
Prefisso055
Fuso orarioUTC+1
Nome abitantirendolesi
Patronosan Donato d'Arezzo
Giorno festivo7 agosto
Cartografia
Rendola

Storia


L'area di Rendola, che prende il nome dall'evoluzione della volgarizzazione in Rennola del latino Arenula e tardo-latino Renula o "sabbia fine", era attraversata da una strada già in periodo romano[3] ma divenne strategica, in età alto-medievale, con il crescere esponenziale dei traffici di merci e di persone che andavano e venivano tra la Valdambra e il Valdarno. Pertanto, a sentinella della via, venne edificato il castello di Rendola.

Il fortilizio, in origine, faceva parte del viscontado di Porciano, signoria dei conti Guidi, fino a che, nel 1208, Guido Guerra V non promulgò lo Statuto della Val d'Ambra che creava e regolamentava il nuovo viscontado della Val d'Ambra e che abbracciava anche il castello e il territorio di Rendola. Ciò non toglie che il feudo continuasse a gravitare nell'area di influenza aretina tanto che nel 1255 promise di pagare al Comune di Arezzo il consueto tributo a condizione che gli abitanti ed i suoi visconti fossero esentati da ogni altra tassa e imposizione e che, nei casi di aggressione ostile, fossero difesi dagli Aretini.

In seguito i conti Guidi vendettero, per far cassa, alcune porzioni del viscontado della Val d'Ambra, tra cui Rendola che passò sotto il dominio di Pier Saccone Tarlati. Questo fino a che gli abitanti di Rendola, a seguito di una rivolta, il primo novembre 1335 si liberarono dal giogo feudale e chiesero di essere annessi alla Repubblica Fiorentina che accettò. L'annessione fu poi convalidata il 28 maggio 1337 anche da Pier Saccone che con i fratelli e i figli cedettero al Comune di Firenze i loro diritti su questo ed altri castelli del viscontado.

Rendola allora, pur nominalmente territorio fiorentino, fu assegnata in signoria ai Firidolfi poi passati a chiamarsi Ricasoli che, fino a tutto l''800, vi possedevano una vasta tenuta ed erano patroni della sua chiesa parrocchiale.

La chiesa di San Donato a Rendola
La chiesa di San Donato a Rendola

Note


  1. Emanuele Repetti, Rendola in Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana, I Edizione, Firenze, 1846, Vol. IV, pag. 94
  2. Fausto Landi, Bettino Ricasoli: il barone di ferro in Toscana, Firenze, Pugliese, 1988, pag. 208
  3. Soprintendenza archeologica della Toscana, Atlante dei siti archeologici della Toscana, Firenze, Giunta Regione Toscana, Roma, "L'Erma" di Bretschneider, 1992, pag. 236

Bibliografia



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