Lentella (Lendèllë in abruzzese[4]) è un comune italiano di 639 abitanti[1] della provincia di Chieti in Abruzzo. Fa parte della Comunità montana Medio Vastese.
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Lentella comune | ||
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Localizzazione | ||
Stato | ![]() | |
Regione | ![]() | |
Provincia | ![]() | |
Amministrazione | ||
Sindaco | Marco Mancini (Lista civica "Lentella democratica") dal 4-10-2021 | |
Territorio | ||
Coordinate | 42°00′N 14°41′E | |
Altitudine | 398 m s.l.m. | |
Superficie | 12,62 km² | |
Abitanti | 639[1] (31-12-2021) | |
Densità | 50,63 ab./km² | |
Comuni confinanti | Cupello, Fresagrandinaria, Mafalda (CB), Montenero di Bisaccia (CB) | |
Altre informazioni | ||
Cod. postale | 66050 | |
Prefisso | 0873 | |
Fuso orario | UTC+1 | |
Codice ISTAT | 069047 | |
Cod. catastale | E531 | |
Targa | CH | |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[2] | |
Cl. climatica | zona D, 1 793 GG[3] | |
Nome abitanti | lentellesi | |
Patrono | Santi Cosma e Damiano | |
Cartografia | ||
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Sito istituzionale | ||
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Le uniche testimonianze archeologiche casuali di cui i siti non sono mai stati oggetto di studio, ci portano sulle tracce di una villa romana molto vicina all'attuale sito odierno dal centro abitato. La posizione della villa romana fu abitata fino al periodo alto medievale. Nella parte più alta (sicuramente già abitata dai frentani) del paese situata in posizione collinare strategica, i longobardi probabilmente eressero una torre di avvistamento e difesa successivamente ampliata ed adibita a borgo nel periodo normanno, quando intorno al X secolo per far fronte alle numerosi invasioni di popoli venuti da ogni dove, gli abitanti delle masserie circostanti si arroccarono sull'attuale posizione del borgo che era inaccessibile da tre lati e meglio difendibile, edificando Castel di Lentella (sull'etimologia del nome Lentella alcuni studiosi hanno ipotizzato sia un idronimo, per altri è un nome riconducibile alla gens romana, mentre per altri è un nome accostato alla radice indoeuropea *inter “tra”, quasi *inter-(u)la, nel senso di località posta in posizione intermedia rispetto a coordinate che oggi purtroppo non abbiamo. Le vicende che videro la nascita del paese sono tuttora vive tra la popolazione, infatti è ampiamente diffusa la leggenda la quale narra che l'antico abitato di Lentella sorgeva in basso (secondo la credenza popolare sorgeva alla confluenza del Trigno/Treste) e che in seguito a un'invasione di formiche, gli abitanti si spostarono in alto (probabilmente le formiche fanno riferimento alle invasioni straniere dell'epoca che portarono morte e rovine e la leggenda si intreccia con le vicende di Castello Manno.). Sul territorio sopravvivono ancora numerosi siti archeologici, come ad esempio il sito dove sorgeva la chiesa medievale di San Giovanni dove sono ancora visibili i resti costruiti sulla villa romana. Nei terreni vicino al centro abitato sono state rinvenute alcune monete di epoca romana come degli asse di Giano e altre monete di Gordiano III, conchiglie in piobo oltre a numerosi frammenti di anfore, un'olletta monoansata, armi, cocci, tombe a tegoloni, fosse comuni, pezzi di opus, tasselli di mosaico, ecc. In via mattia e Mangiocco, durante la realizzazione di un muro perimetrale dell'ex asilo, sono rinvenute alcune tombe romane con corredi. Sulla riva del fiume trigno, fu trovato un lume in pietra, mentre in contrada Fonte Puteo fu trovato un frammento di lapide con iscrizione in latino. In contrada Casale Monaci sono rinvenuti bronzetti di divinità pagane e dove ancora oggi sono visibili le tracce di un insediamento medievale benedettino (probabilmente edificato su di un tempio pagano) e di un acquedotto romano di terracotta. In località Coccetta o Faretta, sono presenti testimonianze di insediamenti che vanno dall'età del bronzo medio al Medioevo, tuttora sono visibili i resti di una torre a pianta quadrangolare di circa 20 x 19 m e altri pezzi di edifici appartenenti all'antico borgo di Castello Manno, centro scomparso nel XIV secolo. Secondo lo storico di Montenero di Bisaccia, Emilio Ambrogio Paterno, nel 217 a.C. sulla direttrice Coccetta-Montenero ci fu il passaggio di Annibale e pare che a conferma di questa tesi, sono state ritrovate a Pietrafracida delle tombe di romani e cartaginesi con armi e monete. Nel 1568 durante le visite pastorali vengono menzionate 6 chiese: San Cosma e Damiano, Santa Liberata, S. Rocco, S. Antonio, S. Giovanni e S. Maria. Altre importanti informazioni sono riportate nelle descrizioni del 1576 e del 1742. A Lentella si successero varie famiglie feudali tra cui i Grandinato, Raynaldo di Monte Vitulo, i di Capua, i Caldora, i Di Sangro e i D'Avalos.[5]
Nel vastese, come nel resto del sud, il Risorgimento fu un periodo molto tumultuoso per il paese, già dai primi decenni dell'800 e durante l'unità d'Italia si crearono movimenti sovversivi filo anarchici e filo Borbonici e ci furono diversi episodi che sfociarono nella violenza. Nel dopo unità d'Italia ci fu il caso più eclatante, in quanto alcuni lentellesi, assassinarono a colpi d'accetta l'ex capo urbano Lalli mentre alcune guardie nazionali si ammutinavano e malmenavano il sindaco. Per capire il clima di tensione che si era creato, basti pensare al caso di un certo Achille Roberti, arrestato in piazza dopo esser stato accusato di aver tenuto discorsi tra la popolazione atti a seminare il malcontento. Oppure nell'ottobre del 1860, il contadino Carmine Martino Esposito con altri sedici reazionari, provocò la solita sommossa tendente a distruggere i simboli dell'odiato governo sabaudo. Oltre all'insoddisfazione del popolo che creó problemi di ordine pubblico, in quel periodo in tutta la zona si crearono bande di malviventi chiamati briganti che attaccarono con le armi diverse volte il paese, portando devastazione e compiendo razzie soprattutto tra le famiglie più agiate. Da alcuni documenti nel 1808 Lentella e Fresagrandinaria vennero devastate da un centinaio di briganti a cavallo. Nel 1851 risulta operante in territorio di San Buono e Lentella, un certo Chiacchia, uno dei più feroci e sanguinari della banda dei sanbuonesi. Nel 1866, sette briganti evasi dal carcere di Pescara con la complicità di alcune guardie, si rifugiarono nel territorio di Lentella, compiendo estorsioni ai danni di tale Camillo e Antonio Zaccardi. Ma dei numerosi malviventi operanti nel vastese, la banda più temuta era quella dei fratelli Giuseppe e Michelangelo Pomponio, che usarono le numerose grotte del territorio di Lentella come nascondiglio. A testimoniare l'importanza strategica delle grotte di Lentella, viene ricordato in una delibera comunale del comune di San Salvo, l'arresto di un tale Giuseppe Delle Donne che venne catturato dai carabinieri in una grotta in località Bocca di cane. Un altro episodio degno di essere ricordato è il ferimento di Giuseppe Pomponio da parte di Francischelli dopo che quest'ultimo venne sequestrato dalla banda e condotto in una grotta probabilmente a Lentella o Fresagrandinaria. Per comprendere meglio quanto fosse sentito e degenerato il fenomeno del brigantaggio, basti pensare che alla cattura della banda Pomponio, i comuni di Lentella e Dogliola donarono al brigadiere Chiaffredo Bergia (massimo esponente della repressione del brigantaggio nel Chietino) ingenti somme di denaro. Oltre ai fatti di cronaca documentati, ci sono leggende su Pomponio che si perdono nella notte dei tempi. Secondo il racconto degli anziani, i tesori rapinati dalla banda sono nascosti in una grotta sotto la ripa. Anche nei paesi limitrofi i racconti parlano di una grotta sotto Lentella. In una canzone di un tale Borzacchini di San Salvo la grotta viene citata in alcune strofe: "sotto Lentella aveva la sua grotta ricolma di tesori rapinati". Oltre alle vicende di omicidi e tesori nascosti, il paese ricorda con una festa il finire di quei giorni di paura e preoccupazione, infatti ogni anno il 25 febbraio il paese festeggia per ricordare la messa in fuga dei briganti da parte dei Santi Cosma e Damiano. Lentella fu teatro, nel marzo del 1950, di uno degli episodi più drammatici delle lotte contadine per la terra e il lavoro, che interessarono il comprensorio del Vastese. I contadini scelsero la nuova forma di lotta, lo sciopero a rovescio. Il 12 marzo gli scioperi iniziarono a Vasto, Casalbordino, San Salvo e Torino di Sangro; il 13 a Cupello; il 15 a Lentella. Qui i contadini chiedevano ai grandi proprietari l’applicazione del Lodo De Gasperi per una diversa ripartizione delle olive (il 53% del prodotto ai coloni, a fronte della precedente quota di un quinto) e al sindaco il disbrigo delle pratiche per i lavori al cimitero, in una strada campestre e per la costruzione dell’acquedotto Lentella – Fresagrandinaria. Il 15 marzo 1950 una squadra andò a lavorare nella strada campestre e ripeterono lo sciopero fino al 20 marzo. Lo sciopero del 21 marzo si concluse tragicamente. I contadini tornarono a manifestare davanti al municipio, il cui ingresso era presidiato dal vicebrigadiere Michele Moscariello e da cinque carabinieri, armati di moschetto. Questi aprirono il fuoco uccidendo Nicola Mattia, di anni 41, e Cosmo Mangiocco, di anni 26, e ferendo dieci persone.[6][7]
Abitanti censiti[11]
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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6 giugno 1993 | 27 aprile 1997 | Pierino Sciascia | Partito Democratico della Sinistra | Sindaco | [12] |
28 aprile 1997 | 28 maggio 2006 | Leandro Di Lallo | Lista Civica di Centro | Sindaco | [13][14] |
29 maggio 2006 | 3 Ottobre 2021 | Carlo Moro | L'Ulivo (2006-2011) Partito Democratico (dal 2011) |
Sindaco | [15][16][17] |
Altri progetti
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