Lenno (Lenn in dialetto locale[4], AFI: [ˈlɛn]) è una frazione di 1 831 abitanti del comune italiano di Tremezzina della provincia di Como in Lombardia.
Lenno frazione | ||
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Localizzazione | ||
Stato | ![]() | |
Regione | ![]() | |
Provincia | ![]() | |
Comune | ![]() | |
Territorio | ||
Coordinate | 45°58′N 9°12′E | |
Altitudine | 209 m s.l.m. | |
Superficie | 9,94 km² | |
Abitanti | 1 859[1] (31-12-2010) | |
Densità | 187,02 ab./km² | |
Sottodivisioni | Campo, Casanova, Lavedo, Lera, Masnate, Molgisio, Roncate, Saleno, Tregola, Villa, Sant'Andrea | |
Altre informazioni | ||
Cod. postale | 22016 | |
Prefisso | 0344 | |
Fuso orario | UTC+1 | |
Codice ISTAT | 013125 | |
Cod. catastale | E525 | |
Targa | CO | |
Cl. sismica | zona 4 (sismicità molto bassa)[2] | |
Cl. climatica | zona E, 2 366 GG[3] | |
Nome abitanti | lennesi | |
Patrono | santo Stefano | |
Giorno festivo | 26 dicembre | |
Cartografia | ||
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Il toponimo deriverebbe da Lemnos e sarebbe da attribuire alla presenza di alcuni coloni, provenienti dall'omonima isola greca, inviati sul territorio per volere di Gaio Giulio Cesare.[5]
Lenno si trova sulla sponda occidentale del lago di Como, adagiato in una profonda insenatura che si addentra fra il promontorio del Lavedo e la punta di Portezza, in una zona denominata per la sua bellezza dal cardinale Durini, nel XVII secolo, "golfo di Venere" . L'istmo che salda alla montagna il promontorio di Lavedo è di origine alluvionale, creato forse da un cambiamento del corso del torrente Perlana che sbocca ora vicino a Campo a sud del promontorio.
Nel I secolo d.C., l'istmo del promontorio di Lavedo ospitava la villa denominata "Commedia" di Plinio il Giovane in contrapposizione alla villa denominata "Tragedia" in posizione più elevata.
Campo fu teatro di battaglia durante la guerra decennale tra Como e Milano, fra il 1118 e il 1127, quando partecipò alla guerra contro l'Isola Comacina, alleata dei milanesi. A Campo i richiami alla storia sono tanti, in un tratto dell'antica via Regina inserita nel nodo di stradine che costituiva il "Castrum romano" troviamo piazza Campidoglio che ci ricorda che da qui sono passate le legioni romane e ai tempi di Giulio Cesare i coloni greci provenienti dall'isola di Lemnos che hanno dato il nome a Lenno. All'epoca romana risalgono alcune tombe antiche, rinvenute presso la Chiesa Collegiata di Santo Stefano[5].
La strada che dalla via Regina va al lago è intitolata al capitano Mattia del Riccio incaricato nel 1178 dalla Repubblica delle tre Pievi (Gravedona Dongo, Sorico) di contrastare il passaggio verso la Germania dei tesori razziati a Milano dal Barbarossa.[6]
Lenno fu comune autonomo fino al 21 gennaio 2014. L'aggregazione con le altre frazioni del comune moderno ha comunque antiche radici, tanto da essere già stata sperimentata in epoca napoleonica e fascista.
Lo stemma e il gonfalone del comune di Lenno erano stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 9 maggio 1985.[7]
«Stemma d'argento, al colonnato di tre colonne romane sostenenti un architrave, il tutto di rosso, fondato sulla pianura d'azzurro, fluttuosa d'argento, sormontato dalla stella di sei raggi d'azzurro.» |
Le colonne del tempietto romano e l'acqua del lago di Como ricordano i reperti archeologici rinvenuti nel territorio di Lenno.
Il gonfalone era un drappo troncato d'azzurro e di rosso.[8]
Lenno è tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione, insignita della croce di guerra al valor militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per l'attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale[9]:
![]() | Croce di guerra al valor militare |
Rielaborata più volte nel corso dei secoli[5], la chiesa collegiata di Santo Stefano[10][11] nasce nel XI secolo[12] come chiesa romanica, eretta laddove un tempo si trovavano probabilmente alcune terme romane[13][14][12] che si suppone facessero parte di una villa,[5] sulle quali era stato successivamente costruito un edificio religioso paleocristiano.[15] All'epoca romana risale una lastra tombale incastonata nella parete esterna sinistra della chiesa.[12] Della chiesa romanica originaria restano oggi la base del campanile[16] e la cripta.[17]'[5][16] Quest'ultima è databile all'XI secolo[18][19] ed è divisa in tre navate da otto colonne sormontate da capitelli di reimpiego risalenti al periodo paleocristiano,[18] alcuni dei quali in stile carolingio[12]. A fianco della scalinata di accesso alla cripta campeggia un affresco gotico[13] che raffigura una santa.[19] Di epoca rinascimentale è invece quello che, nella prima cappella di destra, riporta un'Adorazione dei Magi.[19] Quest'ultimo affresco, unitamente alla Natività dipinta nella stessa capella, è attribuito alla scuola di Bernardino Luini.[12] Le navate laterali della chiesa, già esistenti verso la fine del XVI secolo, furono ottenute dalla chiusura di un portico che correva lungo tre lati esterni dell'edificio.[19] Al Seicento risalgono invece il pulpito, il coro in legno, le decorazioni delle cappelle laterali.[19] Nello stesso periodo si costruirono le coperture interne delle navate e del presbiterio, decorate tuttavia nel Settecento.[19] Alle spalle collegiata, che per lunghi secoli costituì la sede della pieve di Lenno, si trovavano un tempo le chiesette di Santa Maria e di San Zeno; tutti gli edifici religiosi, così come le abitazioni dei canonici e il vicino cimitero, erano circondati da un muro difensivo.[14]
Ben conservato nel suo aspetto romanico è il Battistero di Santo Stefano[17] - un tempo dedicato a San Giovanni Battista[14] - situato nella piazza fuori dal lato sinistro della collegiata a partire dall'ultimo quarto dell'XI secolo.[20] Realizzato in sasso di Moltrasio, si presenta come un edificio a pianta ottagonale[5][15][20] - tipica dei battisteri tradizionali - chiusa da un'abside originariamente semicircolare[15][12] ma successivamente ingrandita[18] e modificata secondo una forma poligonale[20][12]. Le pareti esterne sono adornate da archetti pensili sorretti da lesene angolari e semicolonne.[5][15][12][20] L'edificio è sormontato da una piccola lanterna[12] a base quadrata, disposta in maniera asimmetrica rispetto al resto del battistero,[18] nella quale si apre una bifora a doppia ghiera[5][15][20].
Il complesso dell'ex-Abbazia dell'Acquafredda[21][22] fu fondato nel 1142,[5] da alcuni frati dell'ordine cistercense[23][5][24] dell'abbazia di Morimondo[25]. Per la costruzione dell'abbazia venne infatti utilizzato un terreno, detto Roncate, di proprietà dei monaci di Morimondo.[26] L'appellativo Acquafredda si riferisce a una fonte situata non lontano dal complesso.[25] La chiesa dell'abbazia dell'Acquafredda, detta Santa Maria d'Uliveto,[26] fu costruita come un edificio romanico,[5] sulla base di una precedente cappella paleocristiana collocata al di sotto dell'attuale campanile[24]. Rifatta nel Seicento, della struttura romanica originaria conserva solo un'abside[5].[25] Accanto alla chiesa, una Cappella affrescata[27] ospita la sepoltura di Agrippino di Como,[28] titolare della cappella unitamente a San Pietro[27].
Dopo essere passata in commenda (inizi del Cinquecento),[25] nel 1527 l'Abbazia dell'Acquafredda fu devastata da un incendio.[5] Rimaneggiata nel XVII secolo[24][29] e ristrutturata nel 1774,[29] l'Acquafredda fu soppressa nel 1785[5][25]. Ricostituita in monastero nel 1904, l'Acquafredda diventò successivamente la sede estiva del seminario della diocesi di Crema.[28] Dopo essere stato comperato dai frati minori cappuccini (1934), nel 1966 il complesso venne affidato al Terzo Ordine regolare di San Francesco[28].
Internamente, le cappelle e il coro della chiesa sono decorati da affreschi realizzati da Giovan Mauro Della Rovere.[24][28]
Villa del Balbianello
![]() | Lo stesso argomento in dettaglio: Villa del Balbianello. |
Villa del Balbianello[33] è stata sfruttata da alcuni registi stranieri. In Star Wars: Episodio II - L'attacco dei cloni (2002), il regista George Lucas vi ambientò la residenza della senatrice Padmé Amidala sul "pianeta dei laghi" Naboo. La villa compare anche in Casino Royale (2006).
![]() | Lo stesso argomento in dettaglio: Villa Monastero (Tremezzina). |
Un portale in pietra a linee miste[34] conduce alla proprietà di Villa Monastero[35]. Probabilmente costruita ove sorgevano alcuni edifici militari legati alle fortficazioni dell'Isola Comacina[34], la villa si trova nell'area che, dal 1209-1211 al 1786, ospitò un convento di benedettine provenienti dal monastero dei Santi Faustino e Giovita, anticamente situato sull'isola. Quando poi la proprietà fu convertita in residenza di villeggiatura, i lavori di ristrutturazione compresero la demolizione tanto del convento quanto di un oratorio dedicato a San Giovanni fatto costruire dalle suore nel corso dei secoli[34].
![]() | Lo stesso argomento in dettaglio: Villa Aureggi. |
Al 1886 risale Villa Aureggi[36], collocata all'interno di un giardino che comprende, tra le altre, una pianta di osmanto[37]. La villa compone di un corpo centrale a tre livelli sormontato da un timpano curvilineo e da due volumi laterali più bassi[37]. La facciata presenta finestre incorniciate e lesene angolari che, al pianterreno, contengono elementi in bugnato[37]. Un tempo, la villa era collegata alla vicina torre di Villa[37].
Realizzata in sasso di Moltrasio tra i secoli XIV e XV con funzioni di casello daziario[38][39], Torre di Villa si erge ad un'altezza di oltre 19 metri[38].
Casa Brenna Tosatto è un edificio in stile liberty progettato a inizio Novecento dal pittore e architetto Mario Tosatto.[40] La casa conserva una collezione di quadri, realizzati da Mario Tosatto, dal figlio Antonio e da alcuni loro amici. All'interno della casa spiccano anche una scala a chiocciola decorata in ferro battuto e un tavolo a forma di missoltino.[41]
Abitanti censiti[43]
Lenno è gemellata con:
Altri progetti
Controllo di autorità | VIAF (EN) 153795158 · LCCN (EN) n2001028470 · GND (DE) 4504276-7 · J9U (EN, HE) 987007484780105171 · WorldCat Identities (EN) lccn-n2001028470 |
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