Fratta è una frazione del comune di Tarzo, in provincia di Treviso.
Fratta frazione | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Comune | ![]() |
Territorio | |
Coordinate | 45°58′39.97″N 12°13′08.69″E |
Altitudine | 259 m s.l.m. |
Abitanti | 235 |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 31020 |
Prefisso | 0438 |
Fuso orario | UTC+1 |
Cartografia | |
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Fratta sorge appena a sud del Lago di Lago, sul versante meridionale della Vallata.
È uno degli abitati più antichi del comune, forse precedente allo stesso capoluogo[1].
Il paese è molto caratteristico, con vecchi edifici caratterizzati da cortili interni, poggioli di legno e, talvolta, ornati da affreschi a tema sacro.
Degna di nota è l'antica chiesa di San Martino, con affreschi risalenti al XIII secolo[1]. Fratta tuttavia non ha autonomia ecclesiastica, dipendendo dalla parrocchia di Tarzo[2].
Risalente al XVII secolo, si articola in due corpi di fabbrica e alcune adiacenze, disposti in modo da delimitare una corte interna. L'unità architettonica risulta però compromessa a causa dei vari interventi che hanno diviso il complesso in più abitazioni.
Su uno dei due fronti rivolti alla corte interna si può ancora apprezzare lo schema originario delle aperture, una serie di monofore rettangolari ripetute sui due piani e sul sottotetto. Al piano terra, un ingresso è rappresentato da un semplice portale ad arco, sovrastato da due ampie aperture centinate. Verso ovest, un arco a tutto sesto immette in un passaggio che, attraversando tutto l'edificio, conduce al fronte esterno, rivolto al lago.
L'altro fronte interno presenta tracce di archi tamponati che potrebbero rappresentare il porticato di una barchessa. I due lati del volume presentano inoltre dei modiglioni[3].
Collocato vicino all'antica chiesa di San Martino è stato abitato da immigrati Genovesi da diverse generazioni, da qui il nome. Gli fanno da cornice antiche case risalenti al XVII secolo, tra cui spicca quella che ospita un antico affresco a tema religioso: una rappresentazione mariana che raffigura sant'Antonio di Padova nell'atto di donare un mazzo di gigli al bambin Gesù. Fu pitturato dall'artista locale Antonio del Gobbo nel XVIII secolo[4] e ristrutturato di recente dall'artista Teresa Casagrande.