La Rinconada è un centro abitato del Perù. Con un'altitudine media di 5.100 metri sul livello del mare, è considerato l'insediamento abitato più alto del mondo.[2] La città è posta sul fianco occidentale di una diramazione del ghiacciaio Ananea Grande che la sovrasta. Sopra la città sono presenti filoni auriferi di buona resa (da 12 a 15 PPM cioè grammi d'oro per tonnellata di roccia estratta[3]) il cui sfruttamento, anche a causa del recente forte aumento del prezzo dell'oro, ha attratto lavoratori da tutto il Perù meridionale e portato ad una crescita vertiginosa della popolazione che si aggira (2015) attorno a 70 000 abitanti.[4]
La Rinconada città | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | San Antonio de Putina |
Distretto | Ananea |
Territorio | |
Coordinate | 14°37′57″S 69°26′45″W |
Altitudine | 5 100 m s.l.m. |
Abitanti | 29 687[1] (2019) |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 51 |
Fuso orario | UTC-5 |
Nome abitanti | rinconeros |
Cartografia | |
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Posta sulle Ande ad altitudine estrema, La Rinconada ha un insolito clima di tundra alpina nonostante si trovi tra il Tropico del Capricorno e l'Equatore. L'estate è umida e l'inverno secco e freddo con temperature basse durante l'intero anno e nevicate frequenti. Le variazioni di temperatura nel giorno sono molto significative. La temperatura media annuale è di 1,3 °C e la precipitazione media di 707 mm[5].
Mese | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
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Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Est | Aut | Inv | Pri | ||
T. max. media (°C) | 8,3 | 7,7 | 8,0 | 8,6 | 8,5 | 8,2 | 8,2 | 9,6 | 9,6 | 11,0 | 10,3 | 8,7 | 8,2 | 8,4 | 8,7 | 10,3 | 8,9 |
T. media (°C) | 2,6 | 2,5 | 2,4 | 1,7 | 0,5 | −1,7 | −1,5 | −0,4 | 1,3 | 2,5 | 2,4 | 2,7 | 2,6 | 1,5 | −1,2 | 2,1 | 1,3 |
T. min. media (°C) | −3,1 | −2,6 | −3,2 | −5,1 | −7,5 | −11,6 | −11,2 | −10,3 | −7,0 | −5,9 | −5,5 | −3,3 | −3,0 | −5,3 | −11,0 | −6,1 | −6,4 |
Precipitazioni (mm) | 135 | 113 | 106 | 50 | 19 | 7 | 6 | 15 | 34 | 51 | 67 | 104 | 352 | 175 | 28 | 152 | 707 |
L'economia cittadina è basata esclusivamente sull'attività estrattiva e su quella di sussistenza dei suoi abitanti. Il clima rende impossibile ogni tipo di coltivazione. La carne dei pochi camelidi (lama ed alpaca) che pascolano per le vie della città, nutrendosi di avanzi di cibo, è una delle poche fonti di proteine locali e, benché sia contaminata dalle emissioni dell'attività estrattiva e di raffinazione, viene consumata dagli abitanti.[3] L'attività commerciale è essenziale e si manifesta in tutte le sue forme: dalla vendita di articoli di prima necessità ad elettrodomestici ed ovviamente articoli minerari di ogni genere[6]. Sono presenti ristoranti, bar, discoteche, alberghi, pensioni e postriboli dove è ampiamente praticata la prostituzione minorile.[3]
Lo sfruttamento delle miniere andine di alta quota e di quelle di La Rinconada risale all'epoca precolombiana con uno sfruttamento più intensivo durante l'epoca coloniale.[6] Il territorio del ghiacciaio Ananea appartiene allo Stato che lo dà in concessione mineraria alla società Corporación Minera Ananea S.A. – CMASA (società anomia di capitale peruviano)[3] che impiega gli uomini di La Rinconada. Alle donne è proibito l'accesso alle miniere perché secondo la credenza locale portano sfortuna.[4] A costoro è quindi riservato il pericoloso lavoro di recupero, a vista, del minerale dalle pietre di scarto. L'estrazione avviene da giacimenti primari caratterizzati da filoni di quarzo aurifero complessi ed irregolari con spessori da 2 a 15 cm[7] intercalati da una sequenza stratigrafica di ardesie e quarziti del Paleozoico inferiore.[6]
Le gallerie di accesso ai filoni auriferi sono sparse alla base del ghiacciaio Ananea, a circa un'ora di cammino dalla città. L'estrazione avviene con metodi artigianali, non automatizzati e comporta quindi un forte impiego di manodopera. Le gallerie con lunghezza in generale di un chilometro[3] sono scavate tramite brillamento a miccia di dinamite. I fori di brillamento sono realizzati con perforatori pneumatici, ma spesso anche a mano. L'inerte viene scaricato direttamente lungo le pendici della montagna, mentre il minerale contenente oro viene accumulato in sacchi chiusi, portati fino all'imboccatura della galleria a spalla o con carretti su decauville. I sacchi vengono quindi trasportati allo stabilimento con camion. L'oro viene estratto con triturazione e processo di amalgama in mercurio. Successivamente con processo di arrostimento il mercurio viene fatto evaporare e si ottiene oro con purezza dell'80% circa. Dal 2013 per dichiarazione della stessa CMASA viene impiegato un processo di estrazione al cianuro per separare il metallo dalla roccia.[7]
Il lavoro di estrazione è concesso dalla società mineraria a contrattisti ai quali viene assegnata un'area di scavo. A sua volta ogni contrattista arruola i minatori. La maggior parte dei contrattisti non ha conoscenze tecniche adeguate né dispone di mezzi economici sufficienti e quindi utilizza metodi molto semplici, ma poco sicuri, che portano ad avere frequenti crolli, inondazioni e soprattutto un ambiente insalubre all'interno delle gallerie sia per la presenza di silice che di gas velenosi dovuti all'uso dell'esplosivo. Mancano spesso le centine di sostegno ed il lavoro di un contrattista si sovrappone a quello di altri. I contrattisti acquistano presso la società gli utensili e la dinamite e pagano i minatori in natura con il sistema del cachorreo [8]
Questa organizzazione di lavoro risale all'epoca coloniale quando i capi locali (cacique) organizzavano le squadre di nativi americani per lo sfruttamento minerario assumendo i costi del loro mantenimento. Anche la modalità di pagamento tramite cachorreo risale allo stesso periodo. In sostanza il minatore lavora 28 giorni per il contrattista (e la società mineraria) senza retribuzione. Nei due giorni successivi sfrutta in proprio la miniera portandosi a valle quanto minerale riesce a trasportare e facendosi poi carico della triturazione e dell'estrazione con amalgama di mercurio. L'oro che ne ricava costituisce il suo emolumento mensile la cui entità dipende principalmente dalla fortuna più che dalla capacità del minatore stesso.
Il lavoro è organizzato su due turni giornalieri di 4 ore ciascuno una alla mattina ed uno al pomeriggio. Il lavoro effettivo si aggira sulle 2 ore. I minatori fanno uso di pochi e semplici dispositivi di protezione: casco con luce frontale, stivali e tuta da lavoro. La gestione della sicurezza è lasciata ai singoli: non esiste né una direzione tecnica né una supervisione della sicurezza. La speranza di vita è di soli 50 anni, 20 di meno che nel resto del paese e sono frequenti gli incidenti dovuti anche all'uso poco attento degli esplosivi.[2]
Molte donne (circa 20 000[4]) lavorano come pallaqueras, chinate vicino alle bocche delle gallerie sul ciglio del pendio dove viene scaricato l'inerte, controllano a mano le pietre alla ricerca di pagliuzze d'oro. Questo lavoro è rischioso tanto quanto quello in galleria per il pericolo di smottamenti e di cadute.[3] Il termine pallaquera viene dal verbo pallaquear o pallar (derivato dal quechua pallay = raccogliere da terra) usato in Bolivia ed in Perù per indicare proprio l'operazione di cernita di minerale di maggior titolo tra l'inerte scavato.[9]
Si stima che almeno 1 500 ragazze tra i 15 ed i 16 anni lavorino come prostitute nei postriboli di La Rinconada. Molte di loro provengono da varie parti del Perù e dalla vicina Bolivia e sono state attratte da una promessa di buon lavoro e successivamente immesse nella rete di sfruttamento della prostituzione della città.[3]
Le condizioni ambientali della zona sono critiche. Nella città di La Rinconada le strade sono sempre coperte di fango e vi scorrono rigagnoli di scarichi provenienti sia dalle lavanderie di minerale, sia dalle latrine, non esiste infatti un sistema di fognatura né di fornitura di acqua. L'acqua potabile è ricavata dalle vicine lagune (contaminate dal mercurio proveniente dalla raffinazione dell'oro) e dallo scioglimento del ghiaccio, durante il giorno, dai tetti delle case: anche quest'acqua è contaminata dai fumi di mercurio che si depositano sui tetti stessi.[3][4][6] I rifiuti solidi vengono scaricati nelle zone comuni della città o fuori dalle zone abitate nelle vallette tra le rocce che si sono trasformate in discariche fuori controllo.[6]
I processi di estrazione aurifera producono una grande quantità di effluenti liquidi (fanghi) che vengono scaricati vicino alle case senza alcun metodo di prevenzione dell'inquinamento da mercurio. I fanghi contengono ancora una certa percentuale d'oro e quindi la Corporación Minera Ananea ne proibisce la vendita, in quanto ha iniziato la loro raffinazione con trattamento al cianuro la cui la contaminazione si aggiunge a quella del mercurio.[6] L'Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale (UNIDO) stima che per ogni grammo di oro estratto vengano rilasciati nell'ambiente da 2 a 5 g di mercurio.[2]
Altri progetti
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