Pozzuoli (Pëzzulë[4][5] /pət'tsulə/ in napoletano, localmente /pət'tsəulə/) è un comune italiano di 75 885 abitanti[1] della città metropolitana di Napoli in Campania. Fa parte dell'area urbana di Napoli, risultando strettamente conurbato con la città capoluogo.
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Pozzuoli comune | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Città metropolitana | ![]() |
Amministrazione | |
Sindaco | Luigi Manzoni (centro-sinistra) dal 27–6-2022 |
Territorio | |
Coordinate | 40°49′23″N 14°07′20″E |
Altitudine | 28 m s.l.m. |
Superficie | 43,44 km² |
Abitanti | 75 885[1] (31-7-2022) |
Densità | 1 746,89 ab./km² |
Frazioni | Arco Felice, San Vito, Cigliano, Castagnaro, Cuma, Licola Borgo, Licola Lido, Lucrino, Monterusso, La Schiana, Monterusciello, Pisciarelli, Toiano |
Comuni confinanti | Bacoli, Giugliano in Campania, Napoli, Quarto |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 80078 |
Prefisso | 081 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 063060 |
Cod. catastale | G964 |
Targa | NA |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[2] |
Cl. climatica | zona C, 979 GG[3] |
Nome abitanti | puteolani |
Patrono | san Procolo |
Giorno festivo | 16 novembre |
Cartografia | |
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Sito istituzionale | |
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Situata sull'omonimo golfo, Pozzuoli si trova in un'area vulcanica, i Campi Flegrei (cioè campi ardenti), una grande caldera attiva in stato di quiescenza[6].
Gran parte del territorio è collinare, comprendendo diversi crateri di origine vulcanica, tra cui uno dei più noti è quello della Solfatara, formatosi circa 4 000 anni fa[7]. Altri crateri vulcanici sono gli Astroni, Monte Nuovo (formatosi durante l'ultima eruzione dei Campi Flegrei, nel 1538[8]) e quello che ospita il lago d'Averno. Da questa zona il suolo scende abbastanza ripidamente verso sud (golfo di Pozzuoli), mentre più graduale è la discesa verso ovest, ove insiste un'area pianeggiante presso il Litorale Domitio.
Un fenomeno geofisico tipico di questa città e dell'intera area dei Campi Flegrei è il bradisismo, ossia il sollevamento e l'abbassamento della superficie terrestre a seguito di variazioni di pressione sotterranea legate ad attività magmatico-idrotermale[9]. Il rapido innalzamento del livello del suolo che coinvolse negli anni ottanta l'area Flegrea[10], rese necessario il riposizionamento del porto di Pozzuoli di circa 50 metri più avanti rispetto alla collocazione precedente.
Nel 531 a.C. approdarono presso le coste puteolane alcuni profughi di Samo, sfuggiti alla tirannide di Policrate e fondarono, con il consenso di Cuma, la città di Dicearchia cioè del giusto governo. Fino ad oggi di Dicearchia esiste solo una fonte scritta e pervenuta fino a noi, ma della presunta città non è stata rinvenuta una sola pietra.
Non sappiamo, però, se lo sbarco dei Sami avvenne per caso o secondo un piano prestabilito. Charles Dubois, uno dei più illustri studiosi della storia antica di Pozzuoli, avanza un'ipotesi che, per la sua fondatezza, merita di essere presa in considerazione. I contatti tra i Sami ed i Cumani che erano originari di Calcide, furono verosimilmente facilitati dal ricordo delle vecchie tradizioni di amicizia che esistevano tra Samo e Calcide. Quest'amicizia che il Pais rileva a tal proposito, s'era manifestata durante la lotta che mise alle prese le città euboiche di Eretria e di Calcide nella seconda metà del VII secolo, lotta provocata dalla rivalità delle due città in relazione ai loro rapporti commerciali in Oriente ed in Occidente. In questa guerra che ebbe carattere internazionale o interellenico, i Sami si posero accanto a Calcide. L'amicizia dei Sami, dei Calcidesi e delle colonie euboiche dell'Italia e della Sicilia, ebbe certamente peso sulla fusione che si operò tra le genti di Cuma ed i fuggiaschi di Samo.
Dicearchia visse alle dipendenze di Cuma e, pertanto, difese con essa l'ellenismo della Campania, prima contro gli etruschi e poi contro i sanniti.
I sanniti occuparono Dicearchia nel 421 a.C. dopo aver conquistato Cuma. Con i sanniti Dicearchia, che secondo alcuni studiosi avrebbe cambiato il nome in quello di Fistelia[11], godette di una notevole autonomia politica e commerciale, favorita, quest'ultima, dalla ottima posizione del suo porto e dai contatti che essa ebbe con il retroterra campano.
L'occupazione romana della Campania, avvenuta nel 338 a.C., segnò la romanizzazione della città greco-sannitica. Il suo nuovo nome latino di Puteoli che significa piccoli pozzi, forse a causa delle numerose sorgenti di acque termo-minerali che vi si trovano, ne è la prova. A quanto si evince dal lessico di Sesto Pompeo Festo (II sec. d.C.), dobbiamo pensare che probabilmente il nome di Puteoli (‘piccoli pozzi putidi’) fu attribuito dai romani alla località in modo alquanto superficiale e frettoloso, cioè assimilando impropriamente fumarole, fangaie e laghetti termali, formazioni naturali dal forte odore ricordante quello delle uova marce, ai puticoli, cioè ai fossi puzzolenti scavati nelle rozze campagne protostoriche per seppellirvi alla spiccia i cadaveri.[12]
Roma, che durante la seconda guerra punica (218-201 a.C.) aveva sperimentato l'importanza strategica del porto di Puteoli, vi dedusse, nel 195 a.C. una colonia marittima. La conquista romana dell'Oriente e l'esigenza di avere uno scalo aperto ai traffici con esso, fecero di Puteoli il porto mediterraneo di Roma. Le possibilità che offriva il retroterra campano di scambio di prodotti agricoli e industriali con le mercanzie d'oltremare e speciali tariffe doganali scrive Amedeo Maiuri assicurarono al porto puteolano un regime di preferenza rispetto a quello di Napoli e di concorrenza al porto di Delo. Una moltitudine varia e poliglotta, vi affollava il quartiere del suo emporio marittimo, vi stabiliva aziende (stationes) di commercio e di trasporto; vi formava corporazioni professionali di arti e mestieri e associazioni religiose professanti i culti della loro patria d'origine e della loro fede; Greci delle isole e della costa d'Asia, Tiri ed Eliopolitani, Ebrei e Cristiani con la loro prima comunità, legata al ricordo dello sbarco dell'Apostolo Paolo nel febbraio dell'anno 61.
Nabatei ed Etiopi le dettero presto il carattere, il colore, il costume di un porto greco-orientale, sicché Lucilio poteva chiamarla fin dal 126 a.C. Delus minor e Stazio all'età di Domiziano, litora mundi hospita.
Un lungo, e non sempre tranquillo, periodo di vita municipale diede a Puteoli il carattere ed il titolo di colonia; altrettanto fece Vespasiano (69-79 d.C.) che le assegnò anche una parte dell'agro capuano per premiarla di essere stata dalla sua parte nella lotta contro Vitellio.
Con la sistemazione del porto d'Ostia, iniziato da Claudio nel 42 d.C., terminato da Nerone nel 54 d.C. ed ampliato da Traiano fra gli anni 100 e 106 d.C., la fortuna di Puteoli cominciò a declinare lentamente, sebbene il suo porto svolgesse ancora, al tempo di Antonino Pio (138-161 d.C.) che nel 139 d.C. ne riparò il molo dissestato da una mareggiata, il ruolo di scalo principale della Campania. Con il tempo anche questa funzione andò scemando sino a scomparire del tutto alla fine del IV secolo.
Il progressivo sprofondamento del litorale puteolano, causato dal bradisismo, costrinse gli abitanti a lasciare, verso la fine del V secolo o agli inizi del VI secolo, la parte bassa e i quartieri portuali della città e a stabilirsi sull'altura che un tempo fu, quasi certamente l'acropoli di Dicearchia. Questa fu cinta di mura e diventò, così, il castro puteolano ossia il centro fortificato per difendere la popolazione dalle incursioni nemiche.
L'esistenza a Pozzuoli di una comunità cristiana ben organizzata sin dal I secolo è testimoniata dal libro degli Atti degli Apostoli: in viaggio da Reggio a Roma, a causa di un forte vento di scirocco, la nave di Paolo si fermò nella città campana e l'apostolo, accogliendo l'invito di alcuni fratelli, vi rimase una settimana (At 28,13-14[13]).
Puteoli ebbe anche i suoi martiri: Artema, Procolo, Acuzio ed Eutiche, Gennaro, Sosso, Festo, Desiderio.
Nella città sono presenti diversi luoghi di culto di grande interesse artistico - religioso. Tra questi vanno menzionati: la cattedrale di San Procolo, il santuario di San Gennaro, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, la Chiesa dei Santi Francesco e Antonio, la Chiesa di San Marco, la Chiesa di San Giuseppe e la Chiesa di Santa Maria della Consolazione.
La basilica di san Procolo martire è il principale luogo di culto cattolico di Pozzuoli, sede vescovile dell'omonima diocesi. Situato sulla sommità del Rione Terra, è un complesso di epoca molto antica e sorse probabilmente in epoca greca o sannitica come Capitolium della città.
Il santuario di San Gennaro è situato nei pressi del luogo dove il martire fu decapitato. Qui, come al duomo di Napoli, si liquefà, secondo la tradizione locale, il sangue che ancora è visibile sulla pietra del supplizio. Una prima basilica sorse nei pressi della Solfatara tra i secoli VI e VII, poi le eruzioni della Solfatara del 1198 e quella di Montenuovo del 1538 e i successivi terremoti cancellarono quasi completamente quella primitiva basilica, di cui rimane solo l'altare. il tempio fu ricostruito nel 1584 e ristrutturato su progetto del Sanfelice agli inizi del Settecento.
La Chiesa di Santa Maria delle Grazie è la più antica parrocchia della diocesi di Pozzuoli edificata nel 1624. Anticamente aveva competenza su un vastissimo territorio, che comprendeva: Pozzuoli, Agnano, Bacoli, Bagnoli, Licola, Miseno e Monte di Procida. A seguito della creazione di altre parrocchie in queste zone, l'area di competenza di Santa Maria delle Grazie oggi si è ridotta solo a una parte del centro della città.
Il Rione Terra è un agglomerato urbano, situato su un promontorio, che costituisce il primo nucleo abitativo di Pozzuoli, abitato fin dal II secolo a.C..
La sontuosa Villa Avellino - de Gemmis fu edificata nel 1540 da Marcantonio Colonna Principe di Stigliano e Viceré di Sicilia. Passò poi in proprietà all'archeologo Francesco Maria Avellino ed in seguito al Barone de Gemmis di Terlizzi. La villa contiene marmi antichi e diverse piscine ed è oggi una struttura ricettiva di alto livello, l'ampio parco costituisce i giardini pubblici di Pozzuoli.
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È una delle poche città al mondo a possedere due anfiteatri romani, alla pari di Roma, di Capua Antica (oggi Santa Maria Capua Vetere), di Budapest, di Metz e di Petronell-Carnuntum.
Eretto da Lucio Calpurnio negli anni dal 27 a.C. al 14 d.C. sui resti di un podio di un tempio sannitico risalente al secolo V a.C. Lucio Cocceio Aucto ne fu l'architetto. Il tempio fu tramutato in chiesa cristiana e dedicato al martire puteolano San Procolo, probabilmente alla fine del V o agli inizi del VI secolo. Le strutture romane dell'edificio, nascoste dal rifacimento barocco (1632-1647) semidemolito da un incendio nella notte tra il 16 e 17 maggio del 1964, sono state portate alla luce.
L'Anfiteatro Flavio, che si innalza a pochi passi dalla fermata della Linea 2 della metropolitana di Napoli, è uno dei maggiori anfiteatri in Italia. Secondo alcuni, fu edificato sotto Nerone (dato a sapere perché l'opera era in opus reticulatum, anche se la tecnica muraria comprende anche i laterizi); poteva contenere fino a 40 000 spettatori. Nei sotterranei sono tuttora visibili parti del sistema per sollevare le gabbie che portavano nell'arena le belve feroci. Nel perimetro dell'arena si aprivano botole, anche lungo la "fossa scenica", da dove le belve (tigri, leoni e giraffe) facevano la loro entrata. Durante lo spettacolo le botole e la media via venivano chiuse con tavole di legno. Nel 305 d.C. i martiri: Gennaro, Festo, Desiderio e Sossio vennero condannati ad essere sbranati nell'Anfiteatro, ma, per miracolo, le belve non li sbranarono. In seguito furono decapitati nei pressi della Solfatara insieme ai santi Procolo, Eutiche e Acuzio.
Prima della costruzione del grande anfiteatro di età flavia, Pozzuoli possedeva un Anfiteatro, di proporzioni minori, già vecchio e non più rispondente al maggiore sviluppo che avevano assunto i ludi gladiatori verso la metà del I secolo dell'Impero. Ne è testimonianza il vaso di vetro di Odemira, in cui, insieme con altri edifici puteolani, sono raffigurati due anfiteatri: l'uno inferiore contrassegnato dall'emblema del flagello, come se fosse destinato alle venationes; l'altro superiore contrassegnato da una palma, come se fosse più propriamente adatto a combattimenti fra gladiatori. Le rovine del minore e più antico anfiteatro puteolano, sono state identificate in seguito ai lavori dell'apertura del tronco della direttissima Roma - Napoli, che lo ha deteriorato, attraversandolo centralmente. Ad oggi si intravedono ancora dalla strada (ad altezza del cavalcavia della metropolitana) una decina di arcate in opera incerta che sostenevano la curva della cavea. Gli assi dell'ellisse misurerebbero rispettivamente 130 e 95 metri.
Nell'ottobre 2008 è stato aperto al pubblico lo Stadio di Antonino Pio, il sito dove sono stati riportati alla luce i resti dello stadio realizzato sotto Antonino Pio, in onore di suo padre adottivo Adriano, edificandolo nel luogo ove ebbe la sua prima sepoltura. Era una costruzione di forma ellittica, che fu demolita in parte dalla costruzione della nuova Via Domiziana. Antonino Pio, inoltre, istituì gare ginniche quinquennali, cui gli atleti accedevano con un trionfo prima di iniziare ad esibirsi. La cavea era divisa in: Ima, quella d'onore, Media, quella non molto importante, e Summa, di poco conto.
Pozzuoli, dopo Roma, è l'unica città d'Italia, e forse del mondo, che custodisce un maestoso ed impressionante complesso di mausolei, colombari e ipogei. La necropoli inizia dall'odierna via Celle e prosegue quasi fino a Quarto ai lati della via consolare Campana che da Puteoli conduceva a Capua.
Il Macellum di Pozzuoli, per il doppio interesse scientifico e archeologico, è il monumento più caratteristico di tutta la regione flegrea, ed uno dei più conosciuti di tutto il mondo antico. Esso ha simboleggiato per alcuni secoli l'indice metrico più pregiato e preciso che si aveva a disposizione per misurare il fenomeno del bradisismo. Risalente all'epoca romana (I - II secolo d.C.), l'edificio è stato denominato impropriamente "Tempio di Serapide" per il rinvenimento di una statua del dio egizio all'epoca dei primi scavi. Invece altro non è che il Macellum, cioè il mercato pubblico della città romana. Tutto l'edificio ricorda nella pianta altri mercati di città antiche, come quelli di Roma, Timgad, Djémila, Perge e Cremna. Tra questi il Macellum di Pozzuoli resta uno dei meglio conservati, grazie anche alla sommersione bradisismica che nei secoli passati lo ha protetto da una più grande spoliazione dei suoi elementi architettonici. La sua ubicazione presso il mare è pienamente giustificata dal carattere commerciale e marittimo della città. Inoltre, la presenza di una statua di Serapide al suo interno fa ipotizzare che il Macellum di Pozzuoli potrebbe essere stato dedicato a divinità egizie.
Nella parte settentrionale del territorio comunale sono situati i resti dell'antica città di Cuma, una delle prime colonie greche in Italia.
Scavato nella roccia tufacea del Rione Terra è presente un intero percorso archeologico perfettamente conservato dell'antica città romana di Puteoli
Numerosissimi sono i resti del periodo romano, spesso situati all'interno delle aree abitate della città. È da notare, in particolare, il cosiddetto tempio di Apollo sul lago d'Averno e una cisterna situata in via Vecchia San Gennaro, proprietà Luigi Sardo, nota come Piscina di Cardito. Doveva essere utile, con molta probabilità, per l'approvvigionamento idrico delle ville confinanti.
Il monumento si trova nei pressi di porta Napoli e fu realizzato su progetto dello scultore Enzo Pulchetti per commemorare i soldati puteolani morti durante la Grande Guerra. Venne inaugurato 28 giugno 1931.
Il monumento ai caduti sul lavoro si erge in Via Carlo Maria Rosini in una terrazza che si affaccia sul golfo della città flegrea. Realizzato attraverso il supporto del “Gruppo amicizia Vincenziana” fu fortemente voluto dal compianto Salvatore Bruno che purtroppo non ne pote vedere la luce essendo la prima cerimonia officiata il primo maggio 1980 poco dopo la sua dipartita. Disegnato dal professore Giamminelli, la scultura fu materialmente prodotta da Luigi Di Fraia e Gennaro Del Giudice supportati dall'ingegnere Giovanni Grillo. Ogni anno, dal 1980, il primo maggio, in occasione della festa dei lavoratori, dalla sede del gruppo “Amicizia Vincenziana” parte il corteo processionale, con al vertice i rappresentanti dell'amministrazione puteolana, giunti al monumento si deposita una corona di fiori alla scultura. Il monumento è collocato in un'aiuola che, come detto, affaccia sul mare di Via Napoli e si compone in questo modo: Sulla faccia frontale è affissa una targa marmorea che riporta la dedica “AI CADUTI SUL LAVORO”. Sulla faccia destra di chi guarda la scultura, è affissa una targa che ricorda colui che volle questo monumento, appunto il signor Bruno. Nella parte posteriore viene riportato il nome dell'associazione. Infine su quella sinistra viene ricordato il progettista. Presso il piedistallo si erge un piccolo podio, presso il gradino inferiore si erge la colonna che rappresenta idealmente la stessa dove Gesù fu martoriato prima di essere crocifisso. Sul gradino superiore invece s'innalza la figura del Cristo che spalanca le braccia al cielo pronto ad incontrare il padre. La scultura è realizzata in ferro dello spessore di 2 cm. Ai piedi della scultura sono raffigurati taluni elementi tesi a rappresentare oggetti ricorrenti nel mondo del lavoro: sei spighe di grano per ricordare il settore primario, una ruota dentata per ricordare coloro che hanno perso la vita nel secondario ed infine un'ancora navale per ricordare le vittime del terziario.
Vicino al macellum, nei giardinetti prospicienti via Roma, si trova un singolare monumento anarchico. Si tratta di un blocco di marmo con incise le seguenti parole di Errico Malatesta[14]:
«Ciò che più importa è che il popolo, gli uomini tutti, perdano gli istinti e le abitudini pecorili che la millenaria schiavitù ha loro ispirato ed apprendano a pensare ed agire liberamente. Gli anarchici.» |
L'opera, realizzata in marmo di Carrara, ricorda l'anarchico puteolano Emanuele Visone (Pozzuoli, 17-07-1897, 31-07-1986), ed è stata eretta l'anno successivo alla sua morte nel luogo che era sede di incontri di gruppi anarchici[15].
Il lago d'Averno (dal greco "senza uccelli" perché il gas sulfureo che emanava uccideva gli uccelli che lo sorvolavano), di origine vulcanica, era molto famoso nell'antichità perché lo si credeva la porta degl'inferi (Ade). Lo specchio d'acqua colpisce per la plumbea, immota pesantezza delle sue acque, negre come acque infernali. Il carattere austero e solenne, quasi tenebroso del luogo, il colore delle acque scaturite dal fondo di un vecchio cratere, dense e limacciose, la presenza di una fonte termale lungo la riva del lago, considerata come acqua della Stige, e il ricordo di antiche esalazioni irrespirabili che ammorbavano l'aria e rendevano impossibile il volo degli uccelli, avevano circondato questo luogo di misteriose e paurose leggende e fatto sorgere sulle sue rive la religione dell'oracolo. Gli antichi favoleggiavano che nel lago vivesse il popolo dei Cimmeri, condannati a vivere all'interno di grotte e cavità sotterranee, gli stessi Cimmeri, presso i quali Omero fa giungere Ulisse per interrogare Tiresia, l'oracolo dei morti, prima del suo ingresso nell'Ade. Durante la lotta ingaggiata da Ottaviano per la conquista dell'Impero, il Lago d'Averno, sacro alla religione dell'oracolo e della morte, venne sconvolto dal tumulto bellico. La flotta di Sesto Pompeo, minacciava il litorale ed i ricchi porti della Campania; Agrippa, geniale stratega di Ottaviano, non esitò dinanzi a culti e superstizioni popolari. Vide nel Lago d'Averno un eccellente porto ed un sicuro e comodo cantiere di costruzione, e non esitò a fare quant'era necessario per trasformare il lago in un porto militare, il Portus Iulius (37 a.C.)
Il lago pur essendo pregno di storia e di reperti archeologici di notevole interesse, è stato di proprietà di una società legata al clan dei casalesi. Il 10 giugno 2009 nell'ambito di un'operazione antimafia è stato posto sotto sequestro da parte della DIA[16].
Il lago di Lucrino deve il nome al termine Lucrum e cioè lucrare: infatti il senatore Sergio Orata nella Roma antica lo aveva trasformato in un allevamento ittico, essendo lo stesso lago in comunicazione tramite un canale con il mare.
Nel 37 a.C., per opera di Marco Vipsanio Agrippa, il lago d'Averno ed il lago Lucrino furono collegati al mare attraverso un canale artificiale per la realizzazione di un colossale porto militare (Portus Iulius).
Nei pressi del lago Lucrino si trovano i resti delle terme Stufe di Nerone.
Abitanti censiti[17]
La parlata locale di Pozzuoli, che si affianca naturalmente alla lingua italiana, è una variante della lingua napoletana con delle connotazioni proprie riguardanti la fonetica, che ha molte analogie con la parlata torrese.
Raimondo Annecchino riportava, a proposito del puteolano[18].
«Spiccata è la sua tendenza al vocalismo, alla espansione delle vocali, all'iato. Abbonda nelle parole la pronunzia larga e prolungata di una vocale (maaa... : mamma; zuoi : zio) oppure di più vocali di seguito (nuoii : ninno, bambino) in una sola emissione di fiato, tenendo a lungo la bocca aperta senza contatto delle labbra. Viene così, con tono aspro e sgradevole, il suono confuso di varie inflessioni vocaliche, che stronca la sillaba finale; si tratta di cadenze difficilmente assimilabili da estranei.» |
La parlata puteolana, comunque, nei modi riportati dall'Annecchino, è ormai raramente riscontrabile nel territorio, ed è fondamentalmente limitata al centro storico. Questo anche a seguito del trasferimento di molte famiglie dal Rione Terra ad altre località, principalmente Toiano e Monterusciello.
Il puteolano è stato utilizzato dagli artisti della Nuova Compagnia di Canto Popolare nella loro interpretazione della canzone popolare Cicerenella in un loro LP del 1972. Le inflessioni puteolane sono talvolta anche utilizzate con connotazione comica da artisti napoletani, similmente alle inflessioni pugliesi di Lino Banfi. Tra le interpretazioni più note ed esilaranti, vi sono quella del personaggio di "Ciairo" Boccia, impersonato da Francesco Paolantoni, e l'uso del puteolano da parte del cantante comico-trash Tony Tammaro in alcune delle sue canzoni, come «'O Trerrote» e «'Puzzulan Rap». Il puteolano è stato anche utilizzato da Alessandro Siani per realizzare una parodia di Jeeg robot d'acciaio, chiamata "Giggig" , oltre che da Vincenzo Salemme nella commedia Premiata pasticceria Bellavistacon il personaggio di Romina, interpretato dall'attrice puteolana Cetty Sommella, che aveva già utilizzato il dialetto nel 1981 interpretando Maria nella commedia "I casi sono due" di A. Curcio nella compagnia di Carlo e Aldo Giuffrè e ancora in "Polveri condominiali" di Franco Autiero nel 1991
Oltre ai festeggiamenti nella importante ricorrenza di San Gennaro il 19 settembre, il 15 agosto viene festeggiata l'Assunta con la competizione che si svolge durante il cosiddetto palo di sapone. Un pennone in legno viene tenuto in posizione quasi orizzontale su un molo del porto e cosparso di sapone. I concorrenti locali provano a turno a raccogliere delle bandierine poste all'estremità del palo, cadendo, nella maggior parte dei casi, in mare. Di sera la ricorrenza viene festeggiata con una processione ed uno spettacolo di fuochi d'artificio. Il Santo Patrono di Pozzuoli, San Procolo, co-martire insieme a San Gennaro, viene festeggiato il 16 novembre; i festeggiamenti in suo onore si svolgono la seconda domenica di maggio. Il 13 giugno, inoltre, dalla chiesa di Sant'Antonio parte la celebre processione del santo padovano, nata in ambito marinaro e ancora oggi molto sentita dai puteolani, che attraversa gran parte della città.
L'unico museo della città è stato ideato per salvaguardare la memoria dell'arte sacra diocesana che è stata in parte compromessa prima dall'incendio della cattedrale nel 1964 e poi dalle crisi bradisismiche. La sede definitiva è stata inaugurata dal vescovo mons. Gennaro Pascarella il 20 maggio 2016 presso i locali del palazzo vescovile al Rione Terra un tempo ad uso del seminario diocesano.
Nel comune di Pozzuoli sono presenti numerose scuole di ogni ordine e grado[19]. Gli Istituti Superiori sono:
Nella città è presente un rilevante mercato ittico all'ingrosso, almeno fino al 2009 riportato come il terzo più grande d'Italia.[24]
Nella città era presente una fiorentissima attività industriale, difatti lungo l'asse viario (Via Fasano) che collega il centro con l'insediamento urbano di Arco Felice hanno operato per lungo tempo gli stabilimenti meccanici di Pozzuoli, importante realtà industriale della provincia. Le origini risalgono al 1885, quando l'industria britannica Armstrong, che costruiva armi per forze armate di tutto il mondo venne autorizzata ad impiantare a Pozzuoli una fabbrica metallurgica per la costruzione di artiglierie navali, lungo la costa, su un'area di 50.000 metri quadrati, dove anticamente, secondo la tradizione, sorgeva l'Accademia di Cicerone.
La fabbrica fu un'importante fonte di reddito per la maggior parte delle famiglie puteolane; nel 1886 vi lavoravano 250 operai che diventarono 4 000 nel 1911 e 5 000 nel 1916. Negli anni che precedettero il primo conflitto mondiale nello stabilimento venne costruito gran parte dell'armamento delle navi da battaglia Dante Alighieri e di quelle delle classi Cavour e Duilio, in particolare l'armamento principale costituito dal cannone 305/46 EOC Pattern "T" che ha equipaggiato la corazzata Dante Alighieri e le corazzate Cesare e Duilio; lo stabilimento divenne la maggiore fabbrica di cannoni in Italia. All'inizio del novecento alla lavorazione meccanica venne abbinata quella siderurgica. Lo stabilimento era favorito dalla posizione, con la collocazione sul mare, con un grande pontile lungo 200 metri, fornito di binari ferroviari che si estendevano per sette chilometri all'interno della fabbrica. La posizione consentiva l'approdo delle navi da carico che portavano il carbone e il minerale ferroso e anche delle navi militari, in cui dovevano essere imbarcati i cannoni. Nel corso della prima guerra mondiale lo stabilimento ebbe una grande espansione produttiva cui sarebbe seguito un periodo di crisi dopo il 1919, a causa della fine dell'economia di guerra, che provocherà il passaggio nel 1929 al gruppo Ansaldo.
Nel periodo tra le due guerre la denominazione divenne prima "Arsenale artiglierie" per poi assumere quella di "Ansaldo artiglierie" dopo il passaggio all'Ansaldo.
Dopo la seconda guerra mondiale la denominazione divenne Stabilimenti meccanici di Pozzuoli e venne progressivamente abbandonata la produzione bellica, per dedicarsi alla produzione meccanica media, fucinatura, stampaggio e carpenteria. Nel primo periodo dopo la guerra poiché le commesse civili tardavano a decollare, venne sviluppato e costruito per la Marina Militare un moderno pezzo d'artiglieria navale, il cannone antiaereo da 76/62 mm denominato tipo SMP3, cioè da tre pollici, da cui scaturisce la sua sigla “SMP-3”, imbarcato sulle corvette Albatros e sulle corvette dello stesso tipo realizzate nei cantieri italiani per la marina danese e olandese. La produzione di questo cannone fu l'ultima commessa militare di questi stabilimenti, in quanto la Marina Militare decise di affidare la produzione delle sue artiglierie navali agli stabilimenti Oto Melara di La Spezia.
Nel 1948 questi stabilimenti passarono sotto il controllo dell'IRI, come diramazione della finanziaria Finmeccanica. Inizia così anche la costruzione di materiale rotabile ferroviario prima con l'insegna degli stessi S.M.P. per proseguire nel 1957 con l'Aerfer ed infine nel 1967 con la SOFER.
Negli anni cinquanta gli stabilimenti vengono rilevati dalla IMAM (Industrie meccaniche aeronautiche meridionali SpA) che a sua volta venne inglobata dalla Aerfer, società di Finmeccanica costituita il 26 luglio 1955 per raggruppare le attività del polo aeronautico campano.
Nel 1967, in seguito alla scissione di questa società, lo stabilimento venne ceduto alla Sofer Officine Ferroviarie del gruppo EFIM, che l'anno seguente, in seguito alla ristrutturazione delle aziende del gruppo che operavano nel settore ferroviario, venne inglobata dalla Breda Ferroviaria con cui negli anni ottanta diede vita al consorzio Inbus.
Nel tempo lo stabilimento ha raggiunto i 170.000 metri quadrati di estensione.
Dopo una prima grande crisi nel 1993, nel 2003 gli stabilimenti sono stati chiusi dopo oltre 100 anni di attività.
Per l'area precedentemente occupata dagli stabilimento è in corso un progetto per la riqualifica e la successiva destinazione a centro velico.
Lo stabilimento Olivetti è stato uno degli stabilimenti della società Olivetti costruito durante la presidenza di Adriano Olivetti. Progettato negli anni cinquanta da Luigi Cosenza, lo stabilimento è un'opera di architettura moderna di Pozzuoli ed è un esempio di integrazione architettonica nel panorama naturale della costa napoletana.
Nel comune puteolano è presente una floridissima rete di aziende di cantieristica.
Pozzuoli è collegata con il capoluogo attraverso tre linee ferroviarie:
Dalla stazione di Pozzuoli Solfatara, capolinea della linea 2, partono anche treni diretti verso Villa Literno, che effettuano le fermate nelle stazioni di Quarto di Marano e Giugliano-Qualiano.
Fra il 1883 e la seconda guerra mondiale era attiva la tranvia Napoli-Bagnoli-Pozzuoli.
È collegata a Napoli con le linee extraurbane di autobus dell'EAV che raggiungono Bacoli e Torregaveta e della ex CTP che raggiungono Mondragone e Baia Domizia. È collegata anche, ma con arrivo a Piazzale Tecchio, a Fuorigrotta, con autolinee dell'EAV (ex SEPSA), con partenze di ogni mezz'ora circa dal capolinea nella frazione di Monteruscello nei pressi della stazione Grotta del Sole della Ferrovia Circumflegrea e con percorso in Tangenziale, ingresso Monteruscello Sud uscita Agnano e viceversa; dallo stesso capolinea e sempre con autolinee EAV ogni ora un collegamento con Nisida, Città della scienza, con passaggio nei pressi dell'Ospedale La Schiana e un percorso che attraversa Arco Felice e il centro cittadino per raggiungere il capolinea attraverso il lungomare. Trasporti all'interno del territorio di Pozzuoli sono gestiti dalla ex CTP, ma con cadenza non molto frequente. Ad esempio, il P9 che collega il porto con la Solfatara passa una volta l'ora.
Il porto di Pozzuoli ha collegamenti regolari con le isole di Ischia e Procida e collegamenti meno frequenti con Capri, Ponza e Ventotene.
In corso è un progetto teso allo spostamento dello scalo flegreo presso l'area adiacente all'attuale nautica Maglietta.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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21 giugno 1993 | 12 maggio 1997 | Aldo Mobilio | PDS | Sindaco | |
12 maggio 1997 | 28 maggio 2001 | Gennaro Devoto | DS | Sindaco | |
28 maggio 2001 | 23 dicembre 2005 | Vincenzo Figliolia | L'Ulivo | Sindaco | |
23 dicembre 2005 | 15 aprile 2008 | Pasquale Basso Maria Fornaro Vincenzo Madonna |
Commissione straordinaria |
[25] | |
15 aprile 2008 | 6 maggio 2010 | Pasquale Giacobbe | PdL | Sindaco | |
6 maggio 2010 | 23 giugno 2011 | Roberto Aragno | Commissario | ||
23 giugno 2011 | 23 novembre 2011 | Agostino Magliulo | PdL | Sindaco | |
23 novembre 2011 | 7 maggio 2012 | Loredana Bianco | Commissario | ||
7 maggio 2012 | 27 giugno 2022 | Vincenzo Figliolia | PD | Sindaco | |
La squadra di calcio del comune è la Puteolana, che nella stagione 2022/23 milita in Serie D. Il club toccò l'apice nel 1921-1922, quando sfiorò la qualificazione alla finalissima per l'assegnazione dello scudetto, perdendo la finale di Lega Sud contro la Fortitudo di Roma, e laureandosi vicecampione dell'Italia centro-meridionale.
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