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La frazione di Polvica di Nola confina con l'omonima frazione del comune di San Felice a Cancello (CE) e con una propaggine del comune di Acerra (frazione Pezzalunga) e dista 8,2 chilometri dal capoluogo ad una altitudine di 31 m.

Polvica di Nola
frazione
Polvica
Localizzazione
Stato Italia
Regione Campania
Città metropolitana Napoli
Comune Nola
Territorio
Coordinate40°58′58″N 14°27′50″E
Altitudine31 m s.l.m.
Abitanti4 500
Frazioni confinantiPezzalunga, Cancello Scalo
Altre informazioni
Cod. postale80035
Prefisso081
Fuso orarioUTC+1
Nome abitantiPolvichesi
Patronosan Vincenzo Ferreri
Giorno festivo5 aprile
Cartografia
Polvica di Nola

Storia


Negli ultimi tempi le amministrazioni comunali hanno puntato molto sul rilancio della frazione, che è stata dotata di numerosi servizi. Il patrono è San Vincenzo Ferreri. La vocazione agricola si è affiancata, negli ultimi decenni, ad uno sviluppo del terziario, rappresentato, in località Boscofangone, dalle realtà del CIS di Nola (cioè il Centro Integrato Servizi, che è la più grande città dell'ingrosso d'Italia), dell'Interporto campano (con la dogana merci), dell'Alenia Aeronautica (dove si assemblano parti dell'A380), del centro commerciale "Vulcano buono" (progettato da Renzo Piano, uno dei maggiori d'Europa), dell'ASI e delle Officine NTV (dove sono tuttora prodotti e sottoposti ai primi test Da dove deriva la denominazione Polvica. Le Cantine di Polvera: dallo spagnolo la parola Polvera definisce “contenitore di polvere fine“, tipo borotalco, nel nostro caso "sacco di polvere" Una memoria degna di nota è la calcara, la fornace per la calce, il cui rudere a stento emergente fra la vegetazione nel Vallone di Sant’ Agostino sul Monte Palombara (Polvica di San Felice a Cancello (CE)), evoca epoche trascorse, in cui la calce veniva prodotta in tali rustiche strutture. Si utilizzavano le rocce calcaree, di cui i nostri monti sono costituiti. La reazione chimica che avveniva all’interno della fornace a temperature altissime dava luogo alla formazione di ossido di carbonio, che si disperdeva nell’atmosfera, e di ossido di calcio, chiamato comunemente “calce viva”. Questa veniva, in un secondo momento, lavorata e trasformata in calce spenta per ottenere la malta. Le calcare evidenziano un tipo di vita ed un’economia ormai dimenticati , nella nostra era industrializzata. Per giorni e giorni veniva tenuto acceso nella calcara un forte fuoco che produceva la calcinazione, la cottura delle rocce e a tale scopo si bruciavano enormi quantità di legna. In questa maniera, oltre a produrre qualcosa di essenziale come la calce si contribuiva a mantenere il bosco pulito e quindi immune da incendi, utilizzando per alimentare la fornace tutto il sottobosco e la facile esca del legname secco. La calcara aveva una conformazione circolare che spesso sfruttava la concavità dei fianchi della montagna, poggiando ad essa la spessa muratura. l blocchi di pietra ricavati dai monti vicini si disponevano circolarmente e l'interno della fornace la quale veniva coperta a cupola e rivestita internamente con intonaco di calce magnesiaca, questo luogo ancora oggi e' detto “la Carcara”, dove sono tuttora visibili i resti. La calce prodotta è da sempre entrata a far parte del nostro paesaggio mediterraneo: si pensi alle tipiche case dipinte di bianco. Si usufruiva di un materiale, il cui costo non era notevole, e il colore bianco, riflettendo i raggi solari, dava frescura all’interno, ostruzione, che costituiva parte integrante del nostro ambiente rurale. Possiamo ritenere che, fino alla prima metà del secolo scorso, si produceva ancora la calce con tale rudimentale sistema ed era possibile veder venire giù, per alpestre via, i muli con il loro carico bianco in equilibrio sul basto fermato dal “sottopancia”, o vedere uomini scendere dalla vicina calcara con il loro sacco sulle spalle. Il versante meridionale della dorsale dei Monti di Avella, tra gli abitati di Roccarainola e Cancello ci sono localmente affioranti formazioni marine conglomeratico-sabbiose di età plio-pleistocenica ed alcuni lembi di terrazzi marini (ormai quasi completamente distrutti dalle intense attività estrattive di cava), che contengono magnesio. Simbolo chimico: Mg2+ Dalla cottura dei calcari che contengono anche carbonato di magnesio si ottiene la ‘calce viva’ e successivamente ‘calce idrata’, che conterrà insieme all’ossido/idrossido di calcio, l’ossido e l’idrossido di magnesio.

 La calce viva non è utilizzabile direttamente in edilizia e all’uscita del forni viene trasformata in calce idrata, facendola reagire con acqua (idratazione).

La calce idrata, impiegata per la realizzazione di malte, intonaci, finiture architettoniche ecc. è disponibile sul mercato in polvere o in pasta. Per la realizzazione della calce idrata ,la calce viva proveniente dalla calcara veniva trasportata giu' a valle al Mulino nella contrada Cannito ,che dopo essere stata frantumata in polvere fine veniva depositata in sacchi o botti e depositati nelle cosi dette Cantine di Polvera in attesa della vendita.

  Quattro sono ancora oggi le strade che da tutti i comuni limitrofi giungono alle Cantine di Polvera,via Ponti di Nola proveniente dai comuni Nolani ,l'ex via Bosco del Fangone proveniente da Marigliano, la via Regia proveniente da Cancello - Acerra e via Difesa proveniente dai comuni dell'agro Avellano .                           
 ."Il sacco era e lo e' ancora oggi un recipiente di tela forte e grossolano, oppure di canapa, di iuta e simili di forma cilindrica, aperto in alto, usato per contenere materiali incoerenti (come farina, sabbia e sim.) ,facili  da trasportare.                                         
Le depressioni carsiche che  notare al disopra della "carcara" in Polvica no sono da come vengono denominate,ma' sono strati di roccia di magnesia, molto presenti sui monti Arienziani (descritto dallo storico Camillo Pellegrino alla meta' del 1500-Notiziario delle particolari produzioni delle province del Regno di Napoli ...).                               
  Una roccia è un aggregato naturale di minerali (corpi inorganici formati in seguito a processi spontanei). Tuttavia, al contrario dei minerali, le rocce non possono essere espresse o definite mediante formule in quanto non presentano una composizione chimica definita; esse sono costituite da più minerali, quindi fondamentalmente eterogenee.                                                             
 Le rocce omogenee, invece, contengono un unico tipo di minerale; in questo particolare caso la distinzione tra roccia e minerale diventa molto sottile: in genere alla roccia manca una vera continuità (vi è praticamente sempre la presenza di impurità).     
   Per ononimia con altre frazioni o comuni esistenti in Italia (vedi Polverara)il nome della localita'"le Cantine di Polvera "venne cambiato in gergo italiano in Polvica "da Polvera di carcara", era l' inizio del 1900, rilevato da atti Notarili.                                                                 
    Chi  ne sa' di piu' si faccia avanti.....                                                                                        
            la Storia della parrocchia San V. Ferreri.                     
  Andare alla ricerca delle origini e delle fondamenta di una comunità, scoprendo i valori, i sentimenti e conoscere la storia di una parrocchia significa vivere la fede di generazioni di uomini e donne che hanno creduto nel Signore, che hanno amato e vissuto il Suo Vangelo. La Parola del Signore, la fede in Lui sono infatti il cemento più solido che lega le vite di tante anime, di tante storie personali che si ritrovano ogni domenica, nella nostra chiesa, per celebrare la Pasqua di Nostro Signore Gesù Cristo attorno a un altare, per ringraziare, per cibarsi del Suo Corpo e per pregare insieme.                                                                                                    
  Chi da sempre vive a Polvica, chi ci vive da poco tempo, chi è appena arrivato nella nostra frazione  troverà, in questa breve sintesi della storia della nostra parrocchia,questo filo rosso ,             
 ( Secondo la leggenda ognuno di noi nasce con un sottile e invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che a sua volta è legato alla nostra anima gemella , rappresenta un legame forte, indissolubile che niente e nessuno potrà mettere alla prova o spezzare, né il tempo, né la distanza, né l’età),rappresenta nel nostro caso quel legame che unisce il passato al presente della nostra comunità è quello della Fede, della Speranza e della Carità, una eredità preziosa ed un tesoro inesauribile da trasmettere alle generazioni future e per l‟eternità.                                                     
  Non si hanno molte notizie su questa nostra parocchia, nelle relazioni delle visite pastorali (dove sto ancora ricercando), noto che si trattava di una chiesetta-oratorio con un solo altare,  una di quelle chiesette di campagna dell‟epoca, con dimensioni rettangolari, con un piccolo presbiterio, il tetto a capanna e un campaniletto a vela .                    
 (il campaniletto a vela crollo’ con il terremoto del 23 Novembre del 1980, non per la violenza del terremoto avuta in Polvica, ma' solo perche' il campaniletto a vela gia' ristrutturato e prolungato nel 1959/1960,  fu ulteriormente prolungato nell'anno 1977 di circa 5mt con una struttura in cemento armato di forma circolare.        
 Alla prima oscillazione che ci fu la sera de 23 Novembre del 1980 il corpo rigido  oscillo' schiacciando il campaniletto a vela,vi furono solo danni materiali per fortuna della sorte).                                                                                                                                                                                                                              La nostra  cappella (oggi parrocchia della Frazione Polvica di Nola)  dedicata a San Vincenzo Ferreri  credo che lo dobbiamo a padre Carlo Carafa all’inizio del 1621 ,[ confermato anche oggi nell'ultima restaurazione della statua lignea di San Vincenzo Ferreri che giace in parrocchia ,ricorrente ad un periodo  di epidemia lungo le rive del fiume Clanio (dallo Storico Ambrogio Leone)] con la congregazione dei Pii Operai, con lo scopo dell’assistenza e istruzione della gente rurale delle campagne e dei sobborghi della città, che era maggiormente abbandonata.                                        
 Carlo Carafa nacque nel 1561 a Mariglianella di Nola dai nobili don Fabrizio Carafa dei duchi di Andria e conti di Ruvo e da donna Caterina di Sangro.                                                                                     
 Ma la sua nascita negli agi nobiliari, non lo preservò dalle sofferenze, infatti rimase orfano all’età di cinque anni e pertanto messo in un collegio a Nola, tenuto dai gesuiti.                                 
  Da giovane rimase alcuni anni nella Compagnia di Gesù, da cui dovette uscirne perché ammalato di tubercolosi; dopo energiche cure, riuscì a guarire e si dedicò alla carriera militare.                                                                 Combatté valorosamente e con vittoria nelle Fiandre, nella Savoia e come luogotenente generale contro i Turchi, liberando la città di Patrasso; attraversò un breve periodo di disordine morale, ma poi abbandonò il mondo, riprendendo gli studi con i padri Gesuiti, venendo ordinato sacerdote il 1° gennaio 1600.                                  
  Si distinse per la dedizione che dava agli ammalati dell’Ospedale degli Incurabili di Napoli, impegno che continuò per tutta la vita, anche se non più a tempo pieno.

Insieme ad alcuni sacerdoti napoletani, iniziò nel 1602 la predicazione di missioni rurali, percorrendo a piedi i paesi e le contrade dei dintorni di Napoli, sollevando gli oppressi, istruendo gli ignoranti, confortando i moribondi, istituendo conservatori e orfanotrofi, fondando chiese e conventi in Napoli e provincia. Istituì così nel 1602 la Congregazione della Dottrina Cristiana, che nel 1621 cambierà il nome in Congregazione dei Pii Operai, con lo scopo dell’assistenza e istruzione della gente rurale delle campagne e dei sobborghi della città, che era maggiormente abbandonata. Nel 1606 costruì il Santuario della Madonna dei Monti ai Ponti Rossi in Napoli, che divenne la culla della nascente Congregazione e il noviziato dei Pii Operai. Lo sviluppo della Congregazione permise l’apertura di altre case e di chiese a loro affidate, come la chiesa di S. Giorgio Maggiore in via Duomo a Napoli, S. Maria a Castello sul Monte Somma, a Maddaloni nell’agro casertano e successivamente la chiesa di S. Nicola alla Carità in via Toledo nel centro di Napoli e a Roma S. Balbina, S. Maria ai Monti e la costruzione di S. Giuseppe alla Lungaraampagne e dei sobborghi della città, che era maggiormente abbandonata.

  Altro campo d’azione del suo fervore apostolico fu la conversione delle meretrici, che per accoglierle e assistere fondò il Conservatorio di S. Maria del Soccorso.                                                                                                                                Fu l’artefice della grande processione penitenziale da lui guidata per le strade di Napoli, per impetrare la cessazione della disastrosa eruzione del Vesuvio del 1631, fu tanta la partecipazione a questa penitenza, che moltissimi peccatori si convertirono e presero a confessarsi in massa dai Pii Operai nella Chiesa di S. Giorgio Maggiore, altrettanto fecero un gran numero di meretrici, per le quali fu necessario fondare un altro conservatorio detto poi dal popolo “delle Pentite”.

È incredibile l’attività del venerabile Carlo Carafa, aveva tanti di quei compiti e responsabilità, che sembrava non avesse mai un momento libero; la sua vita era spesa interamente per il prossimo; fu più volte Preposito Generale del suo Ordine, ma quando nel 1633 lo volevano rieleggere, egli rifiutò, dicendo che voleva prepararsi da suddito alla morte, che profetizzò doveva avvenire in quell’anno, infatti morì l’8 settembre 1633 a 72 anni fra il compianto generale dei napoletani. Fonda la casa di S. Maria di Monte decoro vicino Santa Maria a Vico.

Il Monsignor Marco Acierno(RIP)ha sempre detto, che per sentir dire che la fondazione della parrocchia nella nostra frazione Polvica  era dovuta ai Missionari di Santa Maria a Vico.                                      
  Con il tramonto della signoria delgi Orsini e a seguito dell'ascesa al trono di Carlo V Nola fu assoggettata al dominio spagnolo. Il secolo XVI vede la nascita a Nola di Pomponio Algiero ( 1531) e Giordano Bruno (1548). Il primo come eretico venne condannato dal Tribunale del Santo Uffizio e conseganto al "Braccio Secolare" fu giustiziato a Roma in Piazza Navona il 18 Agosto dell'anno 1556. Il secondo, monaco domenicano , insigne filosofo, subì la stessa sorte ed.

Cenni storici 17 febbraio 1600, dopo la condanna del Santo Uffizio, venne bruciato vivo in Campo D'Fiori Roma . Iniziata la dominazione spagnola la Città fu inclusa nel Demanio Imperiale con il titolo di città Regia ed il Vicerè Don Pedro di Toledo oltre ad opere di edilizia, da vero mecenate, favorì l'opera degli Artisti e tra questi quel del nolano Giovanni Merliano che compì molte opere di scultura ed architettura. Poche sono le notizie storiche sulla città tra il XVII ed il XVIII secolo.

  Le prime notizie relative alla costruzione del Santuario si leggono nella “Vita del P.D. Carlo Carafa”. All’interno del libro, al capitolo XVI che si intitola “fonda la casa di S. Maria di Monte decoro”, si descrive la costruzione della chiesa. In quel sito fu trovata una cappella sotterranea nel 1626 contenente un’immagine votiva della Madonna. In quel sito Padre Carafa comprò terreno utile a costruire la nuova Chiesa e il Convento a cui egli stesso partecipò al disegno e alla costruzione.(in fase di elaborzione)



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